Altri Sport
08 Giugno 2017

Fervore albiceleste

Firpo, Gardel, Di Giovanni: boxe, tango ed anarchia nella Buenos Aires degli anni Venti.

E’ il 14 settembre 1923. Buenos Aires trepida per le sorti della gloria nazionale Luis Firpo, impegnato sul suolo americano in un proibitivo incontro di pugilato contro il fuoriclasse Jack Dempsey. In quegli anni la capitale platense è ammaliata dall’astro del tango Carlos Gardel, ma, assiste sgomenta anche alle imprese criminali della banda anarchica guidata da Severino Di Giovanni.

Buenos Aires è crogiolo di contraddizioni, la sua anima ibrida, meticcia – più di un terzo della popolazione è straniera – percorre le strade dei suoi innumerevoli quartieri in un continuo scontro fra modernità e passata civiltà rurale. Luis Firpo, il cui soprannome, non a caso, richiama al gaucho della pampa, il francesito Carlos Gardel, e l’anarchico italiano Severino Di Giovanni, sono personaggi che si muovono sul crinale di una modernità imperfetta.

In questo scenario contrastante, la boxe, una volta di più, cerca di uscire da una certa marginalità sociale per elevarsi a evento di costume su scala mondiale. L’attesa per quel fatidico 14 settembre stava diventando spasmodica. A Buenos Aires non si parla d’altro. La gloria nazionale Luis Firpo, conosciuto nel mondo della boxe con il soprannome di “Toro Selvaggio della Pampa”, dovrà vedersela col famoso campione mondiale dei pesi massimi Jack Dempsey, in uno dei tanti match del secolo a cui si assisterà nel corso del Novecento L’incontro è previsto al Polo Grounds di New York, nell’Upper Manhattan.

Dempsey, ex lavapiatti, minatore e portiere d’albergo, chiamato “Il Massacratore di Manassa”, piccola cittadina del Colorado, dominatore incontrastato nella categoria dei pesi massimi, ha dovuto regalare l’ennesima Rolls Royce fiammeggiante alla seconda moglie Estelle e, come al solito, si trova a corto di denaro. Firpo, figlio di un emigrante italiano e di una popolana spagnola, lavora come commesso in una drogheria della capitale platense, e ha affidato all’inseparabile amico e segretario personale Guillermo Widmer tutte le incombenze per la trasferta in terra americana.

Per entrambi i contendenti l’allettante borsa messa a disposizione dagli organizzatori rappresenta una manna piovuta dal cielo.

La possenza di Luis Firpo
La possenza di Luis Firpo

In quegli anni Buenos Aires sta vivendo un periodo di profonda trasformazione. I cambiamenti architettonici, l’avvento dell’elettricità, la crescita della popolazione, le contaminazioni e le mescolanze linguistiche conseguenti all’immigrazione, stanno mutando una città periferica e rurale in metropoli. La Buenos Aires degli arrables, intrecci di strade ortagonali, dei cortili interni e nascosti, delle case basse dei quartieri popolari, dei bar all’aperto con i giocatori impegnati in interminabili partite di truco, il poker bailense, sta pian piano scomparendo. Accanto alle nuove eleganti costruzioni del centro città rappresentato da via Florida, la via della nuova borghesia altolocata, rimangono, però, intatte le marginalità che popolano gli scenari urbani periferici, dal Boedo, alla Boca del Riachuelo, dove malavitosi, prostitute e rivoluzionari anarchici convivono con in sottofondo gli inconfondibili ritmi del tango versificato in lunfardo, il dialetto dei bassifondi.

Nato nei lupanari di periferia, con le originarie orchestre composte da pianoforte, flauto, violino e bandeneon, il tango viene inizialmente danzato per le strade da coppie di uomini, dato che le donne del popolo non vogliono compromettersi in un ballo considerato da meretrici. Ci vuole del tempo perchè il tango, al quale viene dato grande impulso dalle migliaia di immigrati genovesi insediati nelle case di legno colorato – i conventillos – nel quartiere della Boca, si imponga nelle classi popolari sul ritmo delle chitarre, diventando, da quel momento, il ballo quotidiano delle serate familiari trascorse nei cortili o nei cabaret cittadini, fra i quali spicca il famoso Armenonville.

In quegli anni un giovane cantante e attore sta riscuotendo grande successo nella capitale platense; il suo nome è Carlos Gardel. Nato a Tolosa nel 1890, frutto di una relazione adulterina fra Paul Laserre e Berthe Gardes, Carlos sbarca a Buenos Aires con la madre all’età di due anni, trascorrendovi la gioventù ad Abasto, il quartiere che prende il nome dal famoso mercato all’ingrosso. Fin da ragazzo, grazie alla notevole voce da baritono, si guadagna il soprannome di “Zorzal”, il tordo argentino, diventando assiduo frequentatore dei teatri cittadini, dove impara a suonare la chitarra e dove affina la tecnica del canto grazie agli insegnamenti di Arturo de Nava, famoso artista del tempo. Formato un trio insieme al cantante Josè Rozzano e al chitarrista Francisco Martino, Gardel, già interprete di numerose canzoni popolari argentine e di milongas, inserisce nel suo repertorio il tango, diventandone ben presto un grande cantore e, in quella estate del 1923, è al massimo della sua popolarità.

Carlos Gardel: cult leader del tango
Carlos Gardel: cult leader del tango

Luis Firpo, intanto, è sbarcato a New York. Sostiene gli ultimi allenamenti in un cinodromo di Manhattan, ed è ormai pronto all’assalto al titolo mondiale. L’argentino è avversario che incute un certo timore al clan di Jack Dempsey. Dotato di un fisico imponente, con uno stile di boxe molto aggressivo, “Il Toro Selvaggio della Pampa” si è fatto apprezzare dalla critica in una recente tournee in terra americana, nella quale ha affrontato pugili di una certa notorietà vincendo sempre con veloci ko. La promozione pubblicitaria dell’incontro non trova riscontri con altri match del passato, e il 14 settembre una folla sterminata assisterà all’evento. A Buenos Aires l’attesa è spasmodica. Le famigle più fortunate in possesso di una radio si organizzano per ospitare amici o semplici conoscenti. L’avvenimento, oltre che dalle classi popolari, è molto atteso anche dalle avanguardie artistiche, che vedono nelle gesta del campione argentino un motivo di riscatto dal recente passato coloniale.

Agli inizi degli anni Venti, l’Ultraismo, versione argentina delle tendenze delle avanguardie europee, dal futurismo al cubismo, dal dadaismo al surrealismo, è il movimento culturale più in vista. L’intellighenzia boarense è divisa in due opposte fazioni: quella del quartiere Filadelfia, e quella del quartiere Boedo. Conservatrice, accademica ed elitaria la prima, con ritrovo al Caffè Dorrego, ha nel poeta Ruben Dario e negli scrittori Jorge Louis Borges e Leopoldo Marachal alcuni dei suoi più geniali interpreti.

Fra fine Ottocento e primi decenni del Novecento sono sbarcati a Buenos Aires migliaia di migranti provenienti soprattutto dalla Spagna e dall’Italia. Rappresentano, in buona parte, un proletariato che favorisce la penetrazione nel tessuto sociale cittadino di nuove ideologie, socialismo e anarchismo, nuove forme di organizzazione, i sindacati, e di lotta, gli scioperi.

L’anarchismo, in particolare, conosce una notevole diffusione in Argentina così come in altri stati dell’America Latina, specie Messico ed Uruguay. Collegato al sindacalismo rivoluzionario, attivo in Argentina attraverso la “Federacion Obrera Regional”, l’anarchismo, da dottrina che affonda le proprie origini nell’illuminismo e in alcune terie della rivoluzione francese, è da tempo scivolato in una deriva terroristica, accentuando il proprio distacco dal movimento operaio internazionale. Giorgio Gori e, soprattutto, Enrico Malatesta, figura storica del movimento anarchico italiano, soggiornarono a Buenos Aires durante gli ultimi anni dell’Ottocento, riuscendo a iniettare i concetti seminali che, successivamente, sarebbero germogliati con la seconda ondata immigratoria dovuta dalla fuga dalle dittature europee.

Nei mesi che precedono la grande sfida di New York, un personaggio, in particolare, sbarca nella capitale argentina; si tratta di Severino Di Giovanni. Anarchico, già tipografo a Chieti, scappato dalle prime persecuzioni fasciste, si unisce ad altri due anarchici italiani già attivi da tempo, Francesco Barbieri ed Aldo Aguzzi, formando la famosa “banda Di Giovanni”. Il clan anarchico si renderà protagonista di numerose azioni violente, fra le quali spicca un attentato al Consolato Italiano che provocherà diverse vittime.

Severino Di Giovanni: animo irrequieto
Severino Di Giovanni: animo irrequieto

Carlos Gardel, intanto, contende a Enrique Santos Discepolo il ruolo di miglior interprete del tango. Insieme ai chitarristi Josè Ricardo e Guillermo Barbieri, è da poco tornato da una tournee in Europa dove ha esportato tutto il suo repertorio. Al Teatro Apolo di Madrid ha mandato in visibilio il pubblico con una indimenticabile rassegna di tanghi.

Finalmente, per Buenos Aires e per l’Argentina tutta il giorno tanto atteso è arrivato.

Il 14 settembre il Polo Ground di New York è pronto a ospitare il grande incontro di boxe. Quel pomeriggio l’arena offre una cornice indimenticabile. Tutti i cinquantacinquemila posti a sedere sono occupati, e molte migliaia di spettatori, arrivati fin dalla notte precedente, sono assiepati sul terreno a ridosso del ring. Decine di migliaia di persone prive di biglietto sono costrette a tornare a casa per mancanza di posti disponibili. Buenos Aires si ferma, le strade sono deserte. Nelle case, nei bar, nelle pasticcerie, i bonaerensi trepidano davanti alle radio.

Alle 19,00 di un caldo pomeriggio il match ha inizio. Al segnale dell’arbitro Firpo attacca con inaudita violenza Dempsey che, dopo appena dieci secondi finisce al tappeto; il “Massacratore di Manassa” si rialza e si avventa a sua volta sull’argentino atterrandolo con un gancio sinistro. Sono momenti di estrema tensione. Il pubblico, colto di sorpresa dall’inizio pirotecnico, assiste in silenzio. Firpo si riprende ma, guadagnato il centro del ring, viene rispedito al tappeto da un terribile uppercut dell’americano. “Il Toro Selvaggio della Pampa” riesce ancora a rialzarsi ma dopo qualche secondo è ancora giù, per la terza volta, questa volta colpito da un gran sinistro. E poi ancora, per altre quattro volte. Firpo si rialza e Dempsey lo atterra, negandogli il tempo di connettere.

I centomila del Polo Ground stanno assistendo a uno degli incontri più selvaggi della storia della boxe. In Argentina la gente ascolta la radiocronaca passando in pochi secondi dalla gioia alla disperazione. Nessuno può però immaginare che il bello debba ancora arrivare. Firpo, infatti, ancora stordito ma con l’orgoglio di chi fin dall’infanzia ha dovuto difendersi con la forza dei propri pugni dalle violenze e dai soprusi nelle periferie malfamate di Buenos Aires, riesce alla fine del primo round a chiudere alle corde Dempsey e, con un preciso destro, fa letteralmente volare l’americano fuori dal ring, costringendolo a un atterraggio poco ortodosso sulle macchine da scrivere dei giornalisti.

Jack Dempsey abbattuto da un destro di Luis Ángel Firpo alla prima ripresa.
Jack Dempsey letteralmente abbattuto da Luis Firpo alla prima ripresa.

Gli spettatori di New York non credono ai propri occhi, quelli di Buenos Aires alle proprie orecchie. Inizia un interminabile conteggio che dura molti secondi di più dei dieci previsti dal regolamento, e questo permette a Demsey, aiutato dai giornalisti, di risalire sul ring e di terminare indenne il primo round. Si parlerà a lungo di quel conteggio falsato che diventerà uno degli episodi più controversi della storia della boxe.

Fra gli spettatori del Polo Ground regna un’eccitazione indescrivibile. Non si contano le scommesse a suon di dollari. Buenos Aires è incollata alle radio, silente, in una irreale temporanea sospensione di ogni attività.

Nella seconda ripresa il campione americano, dall’alto della sua immensa classe, appare subito determinato a porre fine alla contesa e, in pochi secondi, riappropriandosi del centro del ring, sorprende l’argentino mandandolo al tappeto altre due volte. Firpo, dopo l’ennesimo atterramento, il nono, non trova più la forza di reagire cedendo questa volta definitivamente, ma con onore, le armi al rivale.

Nel 1926, Louis Firpo si ritirerà dalla boxe. Con una decisione sorprendente, riprenderà i guantoni dieci anni dopo, all’età di quarantuno anni, per poi defilarsi definitivamente dopo altri tre incontri nel 1937. Dedicherà il resto dei suoi anni all’allevamento del bestiame nella sua amata pampa. Morirà per le conseguenze di un attacco di cuore a Buenos Aires, il 7 agosto 1960.

la brutalità della boxe racchiusa in un fotogramma
La brutalità della boxe racchiusa in un fotogramma

Jack Dempsey, dopo i successivi storici incontro con Gene Tunney, rimarrà personaggio celebre e figura iconica nell’immaginario collettivo americano. Nonostante le notevoli perdite subite durante il tracollo della borsa del 1929, Dempsey rappresenterà per molti anni l’americano tipico, partecipando anche a numerosi film e trovando nell’attore James Cagney il suo perfetto sosia sul grande schermo. Morirà a New York, il 31 maggio 1983, all’età di ottantotto anni.

Carlos Gardel continuerà per diversi anni ad esportare il tango argentino. Rimarrà celebre una sua esibizione parigina al Teatro Femina, a fianco di Josephine Baker. “Melodia de Arrabal”, “Silencio”, e “Me da pena confesarlo”, saranno fra i tanghi più acclamati, esibiti nei più famosi teatri europei ed americani. Il 24 giugno 1935, all’areoporto colombiano di Medellin, l’aereo in cui viaggia si scontra con un velivolo fermo sulla pista. Carlos Gardel, qurantaquattro anni, morirà carbonizzato insieme ai due chitarristi Guillermo Barbieri e Angel Domingo Riverol. Nel 2003, l’Unesco dichiarerà la sua voce patrimonio culturale dell’umanità.

La banda “Di Giovanni” terrorizzerà per alcuni anni Buenos Aires instaurando un periodo di guerriglia urbana senza precedenti. Le violenze anarchiche saranno fra le cause del golpe militare con il quale, il 6 settembre 1930, il generale Josè Felix Uriburu prenderà il potere instaurando una decisa azione di repressione del movimento. Catturato dalla polizia, Severino Di Giovanni verrà fucilato nel carcere di Las Heras il 1 febbraio 1931.

Gruppo MAGOG

Maurizio Fierro

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