Benvenuti alla Fiera dell'Est dell'italica narrazione sportiva.
L’arte dell’incipit. In ogni articolo l’inizio è fondamentale perché inquadra il tema trattato e ne anticipa il tono, e potete star certi che nove volte su dieci potrete capire da quelle prime parole cosa potrete aspettarvi. Tenuto conto di ciò, immaginate come ci si possa essere sentiti leggendo l’incipit dell’articolo firmato da Adriano Ancona e pubblicato dal Corriere dello Sport-Stadio del 3 dicembre. Si parlava della presentazione delle vetture Alfa Romeo Sauber che parteciperanno al prossimo Mondiale di Formula 1. Un evento di grande richiamo, che per la marca italiana è anche un ritorno. E sarà stato anche per via dell’enfasi che girava nell’aria se Ancona ha prodotto l’attacco di pezzo che segue:
Riflettori accesissimi, di quelli abbaglianti perché l’Alfa Romeo brilla luce propria.
Scusa Ancona, che ce la potresti ripetere? Perché è come dire: “Presto, aprite i rubinetti che qui è tutto allagato!”. Quella stessa edizione del Corriere dello Sport-Stadio ha messo in rilievo una caratteristica editoriale del quotidiano sportivo romano: raccontare la Serie B come se a giocarla non fossero le squadre, ma gli allenatori. Loro vincono, loro perdono, loro danno i titoli. Come dimostra il rapido sfoglio delle pagine dedicate alla diciassettesima giornata della serie cadetta. Si apre a pagina 21, con gli articoli su Palermo-Venezia. Titolo: Inzaghi tosto. Palermo Stop.
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Si passa alla pagina successiva, e lì c’è l’apertura sulla cronaca di Frosinone-Cesena. Titolo: Longo frena. Castori urla.
In basso c’è la cronaca di Foggia-Cittadella. Titolo: Poco Foggia allo Zaccheria, Venturato imperversa.
L’apoteosi a pagina 23. Si apre con l’articolo su Pescara-Ternana, il cui titolo recita: Solito Zeman. Niente gioia.
Nella parte bassa trovano spazio due articoli. Il primo, su Novara-Empoli, ha un catenaccio che dice: Vivarini bada al sodo e porta via il pari.
Accanto c’è l’articolo su Cremonese-Spezia. Titolo: Tesser torna a vincere.
Ricapitolando: Inzaghi tosto; Longo frena; Castori urla; Venturato imperversa; Zeman? Il solito; Vivarini bada al sodo; e Tesser finalmente vince. Pare di essere alla Fiera dell’Est. Terremo aggiornata la serie, settimana per settimana.
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Il Corriere della Sera ha deciso di arruolare un ex della Gazzetta dello Sport, Manlio Gasparotto. Che qualche anno fa divenne famoso perché volle farsi caso umano. Essendo piuttosto pingue (eufemismo), decise di sottoporsi a una feroce dieta alimentare e poi di partecipare alla Maratona di New York. E in ultima analisi tutto ciò sarebbe stato affar suo, se non fosse che egli stesso e la Gazzetta dello Sport decisero di farne un penoso reality: Gasparotto che si allena, Gasparotto che dimagrisce, Gasparotto che mentre s’allena ha un incidente e finisce in ospedale con tanto di spalla ingessata, Gasparotto che si rimette in sesto, Gasparotto che infine partecipa alla maratona newyorchese come migliaia d’altri babbioni danarosi provenienti da tutto il mondo. E a ogni passaggio della storia, il pensiero prevalente dei lettori che si vedevano infliggere questa storiella stantia era: Gasparotto, ma sai quanto me ne fotto? Nell’edizione del 3 dicembre il nostro Weight Watchers Runner ha scritto l’articolo su Torino-Atalanta. E poiché uno del suo spessore (giornalistico, s’intende) non può certo limitarsi a scrivere il pezzullo di cronaca, ma deve fare letteratura, ecco come ha iniziato l’articolo:
Succede come alla famosa mosca chiusa nel bicchiere, a volte sta serena e placida ma più spesso vola e sbatte costantemente sul vetro. E comunque vada, non ne esce.
Non so quanto famosa sia la mosca chiusa nel bicchiere. So molto più di famose mosche che planano su famose merde.
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C’è una nuova maschera in circolazione su Sky Sport. Si chiama Francesco Modugno e si esibisce da Castel Volturno, centro sportivo del Napoli. Pare uscito dall’Actors Studio de Noantri. Tutto un faccette e mossette, toni impostati e sguardi obliqui da banco dell’apericena, come se fosse un mix tra Federico Buffa e Paolo Di Canio. Godetevelo nel video. Ne riparleremo.