Abbiamo deciso anni fa di sposare l’Allegri pensiero. Una filosofia italianissima quella di Max, che – come sottolineato ieri ai microfoni di Sky – affronta le delusioni e le mancanze «non [con il] pensare, ma [con il] fare e [il] lavorare». Il suo è un modo di interpretare il calcio che scava nelle radici dei Galeone e dei Rocco, ma che lo accomuna ad alcuni grandi vincenti del calcio contemporaneo come Capello e Ancelotti, o José Mourinho. Il quale ha detto, dopo la vittoria con l’Empoli, una cosa a nostro avviso interessante, e molto attinente con la crisi della Juventus:
«quando allenavo l’Inter, le squadre medio-piccole si rintanavano dietro. Oggi provano a giocare, tutte. Si allenano come noi, pensano come noi: è difficile. Nessuna partita oggi in Serie A è scontata».
Ecco, non siamo sicuri che Allegri si sia reso conto di questo. Ieri in campo c’era il Benfica, non la Salernitana. Ma le due partite, in fondo, non sono andate così diversamente. Certo, i valori alla lunga vengono fuori, ma tanto domenica come ieri sera il copione dell’incontro è stato lo stesso: da una parte c’era una squadra propositiva, corta, aggressiva, con delle idee riconoscibili; dall’altra una squadra confusa, schizofrenica, slegata, «senza un’idea di gioco» (cit. Julio Cesar).
Calmi tutti: Allegri un’idea di gioco ce l’ha e come. Non possiamo credere il contrario, abbiamo troppa stima di lui. Nel momento del buio più totale, rimaniamo con Max. Eppure, qui c’è eppure grosso come i buchi lasciati ieri in campo dai bianconeri dopo i primi (entusiasmanti) 25’ di gioco. La Juventus ha iniziato la partita come già aveva fatto altre volte in questa stagione, pressando in avanti, non concedendo nulla dietro, soprattutto segnando (Milik al 3’, come a Firenze, e come Vlahovic contro la Roma) e creando tantissimo nei primi 10’ di gioco. Poi, come già accaduto in passato, il nulla cosmico, accentuato nello specifico da un avversario – il Benfica – che sa come mettere in imbarazzo chiunque, figuriamoci la Juventus di ieri sera. Lo ha detto Giovanni Guardalà, lo ribadiamo parola per parola noi: i giocatori della Juventus nella ripresa sembravano terrorizzati, immobilizzati. Come chi ha appena visto un fantasma, o – più precisamente – il proprio fantasma passargli davanti.
Semplice come la filosofia che Allegri va profetizzando, il giudizio attuale sulla Juventus (tutt’altro che definitivo) non deve essere abbellito da strani voli pindarici: disastro. Disastro che prima di essere tattico ci sembra psicologico. La squadra parte in un certo modo e poi, per i restanti 70’, fa l’opposto (ma come sottolineato da Milik non può essere un problema fisico). Perde le distanze con una facilità preoccupante, non gioca più di squadra ma si affida alle residue forze dei singoli, spesso – se non sempre – annebbiati sul da farsi. D’accordo, Vlahovic deve migliorare tecnicamente (anche ieri quanti errori), ma quanti palloni gli arrivano a partita? Quanto campo percorre, quanto deve lottare prima di costruirsi una mezza (e sporca) occasione da rete? È vero, Paredes deve entrare in condizione, ma perché se lui cala la Juventus cessa di avere un centrocampo? Per non parlare della (ormai antica e dimenticata) solidità difensiva: se la Juventus di Allegri faceva della compattezza dietro il suo marchio di fabbrica, ora si sfalda come il burro, e Bremer – gigante sulle spalle dei nani – non può coprire da solo un intero reparto.
È arrivato il momento, insomma, che Allegri faccia un passo indietro per meglio calcolare l’incedere. La sensazione – e questo è ciò che più dovrebbe preoccupare Max, mascheratamente sereno davanti alle telecamere – è che la squadra non giochi più come una squadra. Al diavolo chi dice che le squadre di Allegri non hanno un’identità. Ce l’hanno e come, ma noi in questa Juventus non riusciamo neanche a intravederla. È certamente un problema di gioco, ma è a nostro avviso anche e soprattutto un problema di spogliatoio, di uomini forti che sappiano meritarsi un destino forte. Come si spiega altrimenti l’affermazione di Bonucci (non uno qualunque nelle gerarchie) che si è detto «preoccupato» con quella di Allegri, che ha parlato di «accettare il momento» e «guardare alla sfida di domenica»? Certamente, non siamo così sciocchi, Max ha voluto spegnere il fuoco. Ma intanto il fuoco – almeno da parte dei tifosi – è stato acceso da tempo. Fischi come ieri sera allo Stadium non si sentivano da tempo. La Signora s’è fatta Vecchia, letteralmente. E anche se siamo solo a settembre, la stagione corre sempre più veloce.