La sala stampa deserta per le parole di Andreazzoli denota mancanza di professionaità, maleducazione, superficialità: scegliete voi cosa mettere prima.
Che poi non si capisce nemmeno perché meravigliarsene più di tanto, di tale indifferenza verso il non attraente. Una persona che non attrae non può piacere, viene snobbata. Può risultare simpatica, così come lo è stata la provocatoria battuta di Andreazzoli, rivolta più a se stesso che al pubblico che lo attendeva in sala stampa.
“È già passato Allegri? Ah ecco perché non c’è più nessuno… Pochi ma buoni, eh!”.
Piuttosto si dovrebbe dire pochi e professionali. Il giornalismo ha trasformato la maggior parte dei suoi caratteri negli ultimi decenni, salvo uno (in teoria): quello di informare, che poi è la sua funzione primaria. Ebbene quei tanti giornalisti che si sono alzati da tavola ancor prima che la cena fosse terminata, oltre ad essere maleducati, sono anche lavoratori svogliati. Perché raccontare la cronaca risulta noioso, meglio lo scoop. Meglio celebrare l’ennesima promessa del calcio italiano, più interessante sapere se la squadra, quella blasonata (qualunque essa sia), sia pronta o meno per la grande sfida che l’attende da qui a due settimane, o interrogare il mister su come stia quel giocatore che da più di un mese non si vede e non si sente rispetto ad un’analisi seria della partita.
Posti vuoti ne abbiamo?
Insomma, meglio la cornice che il quadro. L’essenza è diventata fuffa mentre il contorno, che pure è importante nella vita, è ciò che manda avanti la carretta. Il giornalismo sportivo si sta rovesciando: la narrazione della realtà, costruita con il sudore delle parole, con la gavetta, con il rispetto, sta piano piano per essere gerarchicamente superata dall’inutile e becera notizia che fa audience. Quello che dice l’Andreazzoli di turno, alla fine, non interessa a nessuno. O a pochi.
E pace per quei tifosi che avrebbero avuto piacere nell’ascoltare il mister in conferenza stampa, loro pur essendo in A fanno un campionato di Serie B – in una la lotta per la salvezza che viene puntualmente snobbata ma che da qualche anno, nel nostro campionato, è diventata più avvincente di quella per il vertice. “Ci vuole rispetto”, li ha rimproverati Allegri due giorni dopo e questo verrà scritto, ci possiamo giurare, perché l’ha detto l’allenatore della squadra importante.
Ci è voluto Allegri per bacchettarli
Qualcuno dei presenti è rimasto e si è giustificato sostenendo che questa fosse una polemica sterile, perché lo vuole la prassi e non soltanto nei confronti di una squadra di bassa classifica. E qui la situazione peggiora ancora: il ridicolo si tocca nel momento in cui non si vuole vedere in faccia la realtà, e la si prova a giustificare con una abitudine alla maleducazione sempre più “accettata”.
Le prime file vuote ricordano l’ora dell’interrogazione a scuola, ma in sala stampa si doveva trattare di un incontro tra professionisti. E giustamente di questo si è trattato: di professionisti seri che si sono scambiati quattro chiacchiere. “Pochi, ma buoni”. Ed allora siamo noi a chiedere scusa ad Andreazzoli, con la promessa che la prossima volta noi, giornalisti, non faremo sega.
Intervista alla redazione di ciclismo con poche news e nessuna classifica, senza ricerca del virale né richiamo dell’hype. "Un posto per storie e visioni, per raccontare di biciclette senza scadenze fisse, ma soltanto quando vien voglia di un sorso fresco. Per la sete, o anche solo per il gusto".