Antonio Conte è sempre lo stesso, non i risultati della sua squadra.
Sul Foglio sportivo di oggi, Alessandro Bonan si chiede “a quale dei seguenti valori deve riferirsi la voce ingaggio di certi allenatori? Al tanto, al poco, al giusto, o all’esagerato?”. La domanda non è peregrina, soprattutto se la si pensa in riferimento alle recenti dichiarazioni (insieme nuove e antiche) di Antonio Conte – che dopo la sconfitta 1-0 con il modesto Burnley si era sfogato in conferenza stampa minacciando di lasciare il Tottenham.
Rispetto a quello sfogo, cosa dire delle più fresche dichiarazioni di Conte a stampa, club e tifosi rilasciate ieri? “Se vi aspettate da me che quando perdo io sia felice e venga ai microfoni a ridere, beh, io non sono questo tipo di persona. Mi scuso per aver mostrato la mia delusione, forse avrei fatto meglio a mantenere le mie riflessioni all’interno del gruppo” ha aggiunto Conte, che poi ha concluso: “Ripeto che intendo aiutare il club sotto ogni aspetto. Loro mi mostrano grande considerazione ogni giorno e per questo sono grato al club perché mi rendo conto che la stima e la fiducia verso di me sono alte”.
Intanto, mentre l’ex allenatore dell’Inter si confessa in pubblica piazza retrocedendo dalle iniziali e radicali posizioni di pochi giorni fa, in Inghilterra i tabloid si sono scagliati contro di lui. Jason Burt sul Telegraph scrive che la petulanza di Conte «non giova né al Tottenham, né alla reputazione del tecnico». Di fatto perché si sente «un allenatore d’élite, ma nessuno capisce quale tipo di lavoro pensava di fare prendendo in mano gli Spurs in un campionato molto competitivo come la Premier League. Dipenderà ora dai proprietari della squadra quanto sia tollerabile questa pesantezza caratteriale, perché sembra portare più problemi di quel che vale».
Così Matt Dickinson, sul Times, rincara la dose scrivendo che Conte è difficile da gestire «perché troppo irrazionale, estremo ed emotivo, a tratti perfino incoerente».
Alle 13.30 Conte affronterà Marcelo Bielsa, 15esimo col suo Leeds (peggior difesa del campionato). Se le difficoltà di quest’ultimo possono sorprendere (non noi), quelle del primo – soprattutto a livello dialettico – non ci sorprendono affatto. Ne parlavamo già qui, quando Conte allenava l’Inter.