Qual è la strategia del Principe saudita Bin Salman?
L’acquisto shock di Cristiano Ronaldo (all’Al-Nassr) sembrava essere, almeno sulle prime, il classico capriccio dei ricconi orientali – un tempo i soldi venivano dagli States, poi dalla Cina, oggi provengono soprattutto da Qatar e Arabia Saudita – per portare agli occhi della propria gente il fenomeno da baraccone (con tutto il rispetto per CR7, naturalmente). Poi però qualcosa si è mosso. La governance saudita, come avevamo anticipato in un articolo uscito a gennaio sulle nostre colonne, ha confermato la propria volontà di ospitare i Mondiali del 2030, in linea con la cosiddetta ‘Vision 2030’ che il governo illuminato del Principe saudita Bin Salman ha programmato da tempo per il (ri)lancio del Paese a livello internazionale.
Insomma, qualcosa di simile a quanto fatto dal Qatar (dal 2017, anno dell’arrivo di Neymar Junior al Paris Saint-Germain), che non a caso ha trionfalmente ospitato proprio i Mondiali di calcio nel 2022. Qual è la sostanziale differenza tra quel progetto e questo? Che qui il calciomercato non è sito in Europa, ma radicato in Arabia Saudita. Al-Nassr (che oltre a Ronaldo ha acquistato Zyiech), Al-Hilal (a un passo da Koulibaly, ha già acquistato Ruben Neves per 55 milioni), Al-Ittihad (che ha preso Benzema e Kanté): non semplici satelliti, né strumenti di soft-power (come è stato il PSG ad esempio) per la potenza mediorientale, ma squadre di cui sentiremo a lungo parlare da qui al 2030 (perlomeno).
C’è persino chi – come Massimo Marianella e Luca Marchetti a Sky Sport – ha dichiarato la volontà di questi club (tutti peraltro sotto lo stesso proprietario, il PIF: fondo saudita per gli investimenti pubblici che ha già acquistato Newcastle e Sheffield) e del campionato arabo in generale di emulare e persino superare la concorrenza del più ricco (e bel?) campionato al mondo: la Premier League. Non a caso, forse, molti degli acquisti sopracitati vengono dalla Terra d’Albione. Per approfondire il tema, comunque, spinti da timore e curiosità insieme, abbiamo chiesto ad Alessio Postiglione, co-autore di ‘Calcio, politica e potere‘ (2023), una lettura complessiva (ed interpretativa) sul tema.