Probabilmente la poetica di Nicola Roggero – che a un certo punto ha citato Stevenson definendolo suo collega – ha fatto la sua parte, ma Aston Villa vs Arsenal è stata comunque la partita dell’anno. Se aprite la classifica della Premier League e la mettete a paragone con quella della Serie A, i Villains hanno quattro punti in meno del nostro piccolo rosso non tanto grasso Bologna. Ma di cosa stiamo parlando? Una squadra allenata da uno come Unai Emery e con in campo gente del calibro di Coutinho, Emiliano Martinez, Buendia, Douglas Luiz, in grado di inserire a partita in corso quel fenomeno di Leon Bailey – che ha spaccato la traversa sul 2-2 a 5’ dalla fine – nel nostro campionato arriverebbe tra le prime quattro in pantofole.
L’Arsenal di Arteta, dal canto suo, è una squadra giovanissima e per certi versi inesperta – come si è visto nelle ultime tre uscite di campionato, due pareggi e una dolorosissima sconfitta casalinga contro il City di Guardiola che ha riaperto il discorso primo posto (come da noi praticamente) – ma è anche una delizia: i Gunners giocano un calcio identitario, bellissimo da vedere e che sulla bellezza – termine quasi straniero al rude spirito british – sta costruendo una stagione da sogno. Ieri però l’Arsenal ha aggiunto qualcosa in più al suo repertorio balistico: la fame (quasi esistenziale) di andarsi a prendere la riva nello sconvolgimento della tempesta. Perché l’Aston Villa è stata tempesta.
Fin dal 5’, quando Johnny Cash col suo nome hollywoodiano e la sua andatura cavalleresca ha lanciato Watkins – “grande tifoso dell’Arsenal da bambino”, ci dice Nicola Roggero – nell’uno contro uno mortifero con Saliba, prima di concludere con un diagonale incrociato imparabile per Ramsdale. Iniziava così la difficilissima trasferta a Birmingham per l’Arsenal. E mentre sugli spalti dell’inimitabile Villa Park già si alzava la nube dello sconvolgimento per i Gunners, Bukayo Saka con una sberla mancina ignota ai mancini bucava Emiliano Martinez per l’1-1. Eravamo appena al 16’ e già ci sembrava di aver visto troppo.
Bloody Football!
Ma l’Aston Villa nel frattempo riprendeva a giocare, a spingere sudare pressare volere. Premier non è nient’altro che questo, ed è tutto: volontà di potenza. Andate a vedervi il 2-1 dei Villains firmato Coutinho: tre passaggi, quattro uomini coinvolti – con velo di Buendia visionario – e conclusione magistrale del brasiliano, che ha mandato al bar pure i nostri poveri occhi con un destro incrociato. Sembrava di nuovo la fine per l’Arsenal. Sentivamo di essere ritornati nel grigiore post-Invincibili.
Ma nella ripresa i Gunners hanno tirato fuori uno spirito antico – il quale, per essenza Gunners, non può mai fare a meno di passare da un’estetica brillante. E così la squadra di Arteta ha preso una traversa, ha tambureggiato spinto sudato pressato voluto il pareggio, infine ottenuto grazie ad uno splendido schema da calcio d’angolo rifinito e concluso in rete da un piazzato di rara precisione di Zinchenko, che ha tradito Emiliano Martinez a fil di palo.
L’ucraino ha poi iniziato a urlare fuck off! Fuck off! un po’ a caso, come se in quel momento il mondo intero e i suoi destini fossero rinchiusi dentro il Villa Park. Per chi vi sta raccontando questa partita e ha avuto la fortuna di assistervi, è stato proprio così.
Per i restanti 30’ di gioco è stato un continuo darsele, come se l’opzione del pareggio non fosse contemplata da entrambe le squadre – escludiamo quel pazzo furbacchione di Martinez, che ha iniziato a perdere tempo dal 65’ in avanti. L’Arsenal si è divorata un paio di gol – di cui uno clamoroso con Odegaard –, l’Aston Villa o meglio Leon Bailey con una giocata fuori dalla nostra logica calcistica è andato a due centimetri dal 3-2 (decisivo Ramsdale che ha toccato la fucilata del giamaicano sulla traversa), infine i Gunners al minuto 93 hanno trovato la rete del sorpasso: un destro da fuori area di Jorginho al termine di un’azione pazzesca per la pazienza qualitativa della sua trama.
Il tiro del centrocampista italiano, dopo tutti quei passaggi e dopo tutto quello che avevamo visto, è stato come il canto del gallo dopo una notte di combattimenti: liberatorio. Ha preso la traversa, ma poi la palla è carambolata sul cranio cocciuto di Martinez che per una volta è stato fottuto dal karman. La partita sarebbe finita qui. Ma non questa partita: perché sull’ultimo angolo dei Villains, con il Dibu in attacco, l’Arsenal ha trovato anche il modo con Martinelli di segnare il definitivo 2-4 (al 98’). “Gioco, partita e incontro”, ha detto Roggero degno cantore di una partita leggendaria. Come solo la Premier sa offrire.