Come è cambiata quest'anno la Dea.
L’avevamo data per spacciata, come ogni anno, l’Atalanta di Gasperini. Non può ripetersi, pensavamo. Un anno la frattura col Papu, l’anno dopo quella con Ilicic (rientrata) e Muriel (mai esistita probabilmente): sarà pure bravo Gasperini, ma alla fine pagherà il suo carattere coi risultati negativi, credevamo. Certo, come no. Mentre noi chiacchieravamo, l’Atalanta tornava a correre, a giocare il solito meraviglioso calcio, soprattutto a vincere. Ecco, quest’anno la Dea a differenza degli scorsi campionati sembra avere reale consapevolezza della propria forza, non solo sulla singola partita ma in vista dell’intero campionato. Lo si vede dal modo in cui vince.
Dobbiamo però subito correggere quanto detto poco sopra. Non è vero che l’Atalanta gioca il solito meraviglioso calcio, perché qualcosa ha aggiunto anche sotto l’aspetto tattico. È una squadra che a) sta riproponendo a distanza di mezzo secolo il Total Voetbal dei terribili olandesi; basti guardare i tre gol contro il Napoli, dove Toloi partecipa sistematicamente all’azione offensiva – senza considerare la rete del 2-2, nata da un filtrante proprio di Toloi per l’inserimento senza palla, con destro imprendibile sotto la traversa, di Demiral. È una squadra, l’Atalanta, che oltre a giocare un calcio rivoluzionario per quello che siamo abituati a vedere dalle nostre parti, b) ha imparato ad avere pazienza. L’arma delle grandi squadre, meglio di quelle vincenti.
Sbarazzina nel finale contro il Napoli, dove però ha la scusante di aver affrontato nel suo tempio una squadra altrettanto forte e motivata, c’è una vittoria che, almeno per chi scrive, può aver rappresentato per come è arrivata la vera svolta della stagione dell’Atalanta in Serie A: quella contro la Juventus allo Stadium, dove non aveva mai vinto. La svolta di cui parliamo non va ricondotta alla cabala, non solo almeno: contro la Juventus di Allegri, l’Atalanta ha fatto la (vecchia) Juventus di Allegri. Ha segnato nell’unica vera occasione da gol capitatagli durante i 90’, con un attaccante che sembra giunto alla maturazione definitiva, per poi difendersi a tratti anche bassa, senza disdegnare la sofferenza collettiva nei minuti finali – autentica prerogativa di chi vuole vincere, oltre a giocare un bel calcio. Prendete gli ultimi due cambi: Palomino per Zappacosta (71’) e Koopmeiners per Malinovskyi (87’).
«È un’Atalanta rigida, meno fantasiosa. Non è un caso abbia vinto quando è entrato Ilicic. Gioca più per gestire, mentre il meglio lo dà quando sposta in avanti il suo calcio come fosse un convoglio di guerra».
Mario Sconcerti, Corriere della Sera, 5 dicembre 2021
Gasperini, intervistato dopo Napoli vs Atalanta, una delle più belle e intense partite della stagione, ha detto una cosa molto semplice: «vi svelo un segreto: l’Atalanta non è mai stata prima. Neanche per una giornata. Quando accadrà, parleremo di Scudetto». Curiosamente, nessun allenatore delle “quattro” sorelle ha mai vinto il campionato. La comunicazione conterà tantissimo arrivati ad un certo punto della stagione. Anche perché la rivoluzione dei calendari, idea inutile davvero, porterà quasi tutti gli scontri diretti del girone di ritorno tra gennaio e febbraio. Andate a guardare il calendario dell’Atalanta da qui alla sfida con l’Inter (16.1): Verona, Roma, Genoa, Torino, Udinese. Nessuna partita nel nostro calcio è semplice, sia chiaro, e l’equilibrio tra la quinta e la decima lo dimostra. Forse però stiamo parlando di due campionati diversi. Il treno si è staccato, e mentre noi parliamo l’Atalanta va veloce. Lo ha scritto Antonio Giordano sul Corriere dello Sport, con una frase tanto ad effetto quanto efficace:
«la Dea si accomoda nel suo splendore al tavolo per lo scudetto».