L'Inter, però, poteva fare molto meglio.
Non è mai troppo tardi per ricordare le risate isteriche e le ironie da due soldi del giornalismo nostrano sugli antichi – e desueti – costumi del Cholismo. L’errore però, che ci porta a scusarli tutti, sta nel credere che quella di Simeone sia “un’idea”, peggio ancora una “utopia”. Il Cholismo, al contrario, è dannatamente pratico. Per comprenderlo, bisogna viverlo. E per viverlo, bisogna crederlo. Eventualmente anche subirlo, come è capitato all’Inter di Inzaghi ieri sera. Che sarebbe stata una partita complicata, infatti, lo sapevano tutti, persino i più arcigni oppositori del Cholo – il Metropolitano vive e ribolle di vita propria. Che sarebbe stata così complicata (non solo da un punto di vista temperamentale), se lo aspettavano in pochi – di questi in fondo è la fede nelle cose grandi.
“Macché: l’Atletico se l’è giocata anche con la qualità. E ha cancellato dalla Champions l’Inter, il gioiello del calcio italiano”.
Stefano Agresti, Gazzetta dello Sport 14.03.2024
L’Inter nel primo tempo ha giocato la classica partita da Inter: aggressiva, tecnica, tenace e quasi sempre in controllo. Il gol di Dimarco al 33’ stabiliva un punto e a capo sulla sceneggiatura dell’incontro, che avrebbe preso senz’altro la strada dell’happy ending nerazzurro se appena due minuti dopo lo 0-1, a causa di un pasticciaccio della difesa di Inzaghi – sulla quale andrebbe aperto un capitolo a parte –, l’Atletico non avesse pareggiato i conti con l’immortale Antoine Griezmann, lesto nel raccogliere il regalo di Pavard con involontaria collaborazione di Bastoni. Qui è girata la partita, indubbiamente.
L’Inter poi le sue occasioni le ha avute eccome per riportare la qualificazione sui binari giusti. Una su tutte, con Thuram nella ripresa. Ma la sensazione è che l’uscita dalla Champions, e quindi le scorie di questa partita, derivino da più lontano: non soltanto dall’andata di San Siro ma dallo sciagurato pareggio in casa con la Real Sociedad nell’ultima partita del girone. Un pari che ha costretto l’Inter ad un incrocio pericoloso agli ottavi in virtù del secondo posto nel gruppo. Poteva andare peggio, ad essere onesti.
Dopo la vittoria di San Siro – con un Atletico sì aggressivo ma decisamente inferiore alla qualità a tratti dominante dell’Inter di Inzaghi –, avevamo scritto in vista del ritorno: «l’Inter dovrà fare una partita da grande squadra, ma su questo mettiamo la mano sul fuoco. Sul fatto che potrebbe pentirsi di aver chiuso solo su l’1-0 il match d’andata, anche».
Come ha detto Capello, l’Inter la sua partita l’ha fatta, ma è «è mancato lo spirito della battaglia», necessario in situazioni e contesti ambientali di questo tipo. Zazzaroni sul CorSport nota come dopo tante belle parole «alla prima occasione utile la Champions ha suonato la sveglia: la perfezione non è ancora contemplata e la superiorità definitiva è sempre più spesso un’illusione».
Qualcuno ha anche puntato il dito contro alcune scelte di Inzaghi – incomprensibile il cambio di Bisseck e la scelta dei rigoristi, ad esempio – ma noi preferiamo elogiare, in chiusura e come da principio, quelle di Simeone: i cambi del Cholo sono stati insieme coraggiosi (Depay per Morata), arditi (Barrios per Molina, Correa per De Paul) e intelligenti (Azpilicueta per Llorente). Di un allenatore che sa maneggiare la propria squadra, soprattutto nei momenti più difficili. E che in porta può continuare a contare su un portiere formidabile, ancora una volta decisivo – perché in campo ci vanno pure i calciatori.
Per qualità individuale e concorrenza, non vediamo l’Atletico più lontano delle semifinali. Quelle che avrebbe dovuto giocare l’Inter, salita lo scorso anno in una dimensione che le appartiene, ma solo potenzialmente a questo punto.