Non è l'iniziale del cognome.
Dio è morto, diceva Nietzsche, e senza dubbio con Lui i caroselli di (mis)credenti adoratori del sangue santo – 2€ al litro – di San Gennaro. Negli uomini però, soprattutto in quelli più influenti, non è morta l’illusione dissetante dell’immortalità. Ecco cosa accomuna in definitiva Supermario Balotelli, Silvio (menomale che c’è) Berlusconi e Jeff Bezos. No, non vogliamo dubitare – neanche per un istante! – del sincero sentimento d’amore che lega il patron del Monza all’adorabile (si fa per dire) Marta Fascina (deputata di Forza Italia nonché grandissima tifosa rossonera, come testimoniato dal nickname su Instagram: @mf9milan). Però parliamone, di questo nemico invisibile contro cui il Cavaliere, Supermario e il proprietario di Amazon lottano insieme, appassionatamente, da che il loro nome si è diffuso tra le genti: il TEMPO.
Crono, che ogni cosa inghiotte, ha spinto Bezos ad investire (qualcosa in più della paghetta di mamma) sull’immortalità. Il tempo, che Silvio Berlusconi ha preso per i fondelli, si è preso il volto del Cavaliere – museo delle cere vivente. «Galliani non scopa più. Io fino a poco tempo fa lo facevo sei volte al giorno, ma adesso…», diceva il Berlusca nel 2019 davanti ai suoi tifosi al Centro Sportivo Monzello quando intorno al Monza c’era un hype ormai tramontato. Eppure l’ultimissimo Berlusconi, tre anni dopo – nel mezzo una pandemia che ha accelerato tutto –, è lì a far festini con la sua bella, lanciando qualche occhiata maliziosa e rimuovendo l’inevitabile.
Balotelli, che ha giocato due volte per due squadre diverse con Berlusconi presidente (Milan e Monza), è un calciatore finito almeno dai tempi del Brescia – quando in Italia il tema Supermario era tornato, a ragione, ad invadere la curiosità dei calciofili. Eppure, tre anni dopo, Balotelli continua a parlare di sé alla stampa (italiana ed estera) come se niente fosse. Peggio, come se il niente che calcisticamente rappresenta da almeno cinque stagioni a questa parte fosse in realtà un illusione: Balotelli, he’s a striker, he’s good at darts!
Qualche giorno fa, in un’intervista a The Athletic, Supermario si è legittimamente paragonato a Lionel Messi e Cristiano Ronaldo: «Sono sicuro al 100% che la mia qualità sia sullo stesso piano di giocatori come loro, ma ho perso qualche opportunità. Sai, può succedere…». La sparata è così grande che è difficile commentarla. Limitiamoci ad osservare, da lontano, un processo patologico . . .
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