Tre giocate che ci hanno rimesso al mondo.
Il nostro gusto per il giuoco del pallone non può ridursi alle esultanze scatenate per un insperato +3 al fantacalcio né all’onanismo di chi sta ore ed ore a discutere sulle heatmap, sugli xGoal puntualmente sbugiardati dalla realtà – dura come la pietra. Deve esserci, per quelli come noi, uno spazio di esaltazione – anche illusorio, ben venga in un’epoca ridotta all’immagine – in cui coccolarsi come d’inverno con una cioccolata calda: lo spazio dell’inventiva, dell’arte creatrice del Fútbol che stupisce proprio perché i sensi non riescono a concepirla. Una tattica si può prevedere, la scelta di un allenatore pure: ma la giocata che viene dal nulla, quel gol che fa crollare una curva, l’assist che fa borbottare la voce dello stadio («ohhhh»), tutto questo non è prevedibile, al contrario è inconcepibile. E proprio per questo è emozionante, è l’essenza più pura del gioco.
Tutto questo noioso ma necessario preambolo per dire che oggi ci fermiamo un momento a contemplare tre giocate che ci hanno fatto tornare bambini – innamorati del pallone. In ordine di tempo: Barella, Dybala, Sergej Milinkovic-Savic. Barella questo gol ce lo ha nelle corde, ma all’Inter ha imparato l’arte zen della disciplina, il controllo che viene dalla crescita, dalla maturità di chi diventa uomo. Guardate la sua esultanza e capirete che il caffè stamattina era quello di sempre, mica stiamo sbarellando. Il gol di Barella ha un coefficiente di difficoltà elevatissimo e la sua coordinazione è roba da far vedere nelle scuole calcio. Il pallone che Cahlanoglu gli piazza sul destro è morbido, ma arriva dall’alto. Barella piega il corpo rimanendo fermo col piede sinistro, ben piantato al terreno. Poi, quando colpisce il pallone alza la gamba ferma al suolo come chi ha visto passare una serpe sotto di sé, di scatto. È un gol meraviglioso, il più bello della giornata.
Il gol di Dybala in Roma-Monza è non a caso il primo gol della Joya con la maglia della Roma. Non a caso, diciamo, perché i giocatori forti come Paulino non si limitano mai a segnare tanto per, vogliono l’applauso al termine della giocata. Giocano, in un certo senso, non per loro stessi ma per i tifosi, per gli appassionati del gioco. Sono i calciatori che fanno innamorare dello sport, che sorridono dopo una rete. E in effetti l’esultanza di Dybala, prima della celebre mask, è ingenua come quella di un bimbo al pratone: sorride come un ragazzino, Dybala, dopo aver segnato, vorrebbe sfogare la sua gioia scavalcando i cartelloni pubblicitari e correre tra le braccia della gente. Poi però si ricorda che quella gente è lì anche per vedere la mask con il lupetto sul cuore.
Il primo gol di Dybala in Roma-Monza è un gol difficilissimo, più di quanto si possa pensare in un primo momento: Dybala prima capisce che Abraham può fare quella sponda (e scappa alle spalle dei difensori), poi stoppa il pallone alla grande e tocca ripetutamente la sfera, quasi accarezzandola col mancino, senza mai perderne il controllo. Il campo dell’Olimpico, da due mesi a questa parte, fa rimpiangere le erbacce del Flaminio: il coefficiente di difficoltà di quella corsa palla al piede è aumentata da questo fattore. Il tiro a rete, poi, è dominio tecnico puro: un mancino potente e precisissimo che non tocca neanche terra, ma gonfia la rete con una traiettoria terra-aria. In questo gol c’è tutto: cattiveria, grinta, tecnica, classe, in una parola Dybala.
Chiudiamo con il gesto tecnico di giornata: il colpo di tacco di Sergej Milinkovic-Savic contro la Sampdoria. Quello che colpisce di questa giocata non è tanto la bellezza – luminosa come l’ultimo sole primaverile – ma l’armonia della sua efficacia. Milinkovic fa quel tacco volante perché, banalmente, in quel momento è l’unica cosa che può fare per mandare in porta il compagno di squadra – con cui c’è un’affinità elettiva particolare. Immobile parte poco prima, sa che Sergej può inventarsi la giocata della settimana – contro la Salernitana a Salerno, lo scorso anno, avevamo visto un assist molto simile. Certo, rivedendo l’azione si rimane stupiti quasi più di chi l’ha vista in diretta: è l’azione perfetta, dal difensore (Romagnoli) all’attaccante (Immobile) in due passaggi, l’ultimo dei quali è un colpo di tacco volante, senza neanche guardare, di quello che è senza dubbio il miglior centrocampista in Serie A, probabilmente uno tra i migliori in Europa in questo momento. Grazie di averci fatto emozionare.