Una presa di posizione che sta facendo discutere.
Stanno facendo discutere le dichiarazioni di Hector Bellerin, terzino dell’Arsenal in prestito al Betis, rilasciate al canale YouTube “La Media Inglesa”. Questi ha infatti condannato il doppiopesismo dell’Occidente sulla questione russo-ucraina, esprimendosi in maniera chiara: «È un po’ difficile da accettare che siamo più interessati a questa guerra che ad altre. Non so se è perché (gli ucraini) sono più simili a noi o se a causa di un conflitto che può riguardarci più direttamente, dal punto di vista economico o da quello dei rifugiati. Ma non si parla più della guerra in Palestina, né di quella in Yemen, in Iraq… Anche il fatto che la Russia non sia stata ammessa ai Mondiali è qualcosa che succede da anni in altre parti del mondo». E ancora:
«È razzista aver chiuso un occhio su altri conflitti e ora avere questa posizione. Riflette anche una mancanza di empatia per le tante vite perse in molte altre guerre, mentre noi diamo la priorità a quelle che ci sono vicine».
Hector Bellerin
Parole dicevamo che stanno facendo discutere, soprattutto in Inghilterra, “vera” patria calcistica del difensore spagnolo. Un’Inghilterra che in Europa ha assunto la posizione più dura nei confronti della Russia (oltre ovviamente ai Paesi ex sovietici), e in cui la linea Johnson prevede un atlantismo radicale e una nettissima opposizione a Cina prima e Russia ora. In tal senso la presa di posizione di Bellerin non è stata certo l’unica a far notare certe incongruenze – per le stesse motivazioni Aykut Demir, calciatore turco, si era rifiutato di indossare la maglietta “no war”, e altre critiche al doppiopesismo occidentale erano arrivate dai Balcani o dal Medio Oriente.
Eppure è la prima che arriva da un giocatore rappresentativo del grande calcio europeo, nato in Spagna ma cresciuto calcisticamente nello scintillante mondo della Premier League inglese (fin dal 2012). Per questo è soprattutto in Inghilterra, ben più che nella sua patria natale, che il suo intervento sta sollevando polemiche ed aspre critiche. Un’Inghilterra che colora lo stemma della Premier di giallo e blu, e che nello sport si vanta di essere civile, impegnata, inclusiva; di sostenere la consapevolezza politica e sociale degli atleti, basta che poi sia la stessa promossa dai vertici sportivi, dagli sponsor e dalle televisioni. Come a dire: pensa come vuoi, ma pensa come noi.
In questo clima in cui gli sportivi sono usati come marionette – utili burattini di una propaganda più che di una politica, da sfruttare fino a quando ripetono il copione già scritto da altri o in caso contrario da ridicolizzare (come capitato agli sportivi critici sul vaccino, sulle “guerre giuste” o su qualsiasi altra cosa) – che ci siano degli Hector Bellerin è solo un bene. Con cui non essere d’accordo magari, criticabili nelle argomentazioni per mille motivi. Ma lo sport e l’Occidente, almeno in teoria, sono anche questo.