Altri Sport
29 Ottobre 2022

Budget cap, tra FIA e Red Bull finisce a tarallucci e vino

E forse è anche giusto così.

Alla fine è stata di 1,86 milioni di dollari la violazione del budget nel 2021 da parte di Oracle Red Bull Racing, per la quale il team ottiene una multa di 7 milioni di dollari e una riduzione del 10% sul monte ore dello sviluppo aerodinamico della monoposto, da dividere tra ore di galleria del vento o ore di simulazione CFD. Naturalmente una “multina”, pari a un divieto di sosta per un comune mortale, quella che si vede comminata il colosso austriaco.

Possibile che quell’ultimo giro di Abu Dhabi, quel trionfo di Max Verstappen firmato Red Bull, così esaltante dal un punto di vista della sceneggiatura da sembrare una finzione cinematografica, potesse essere cancellato dal tavolino della FIA? No (fortunatamente). E nemmeno il risultato di quest’anno, costruttori e piloti, subirà variazioni dopo questa vicenda della revisione dei bilanci da parte della Federazione Internazionale.

Financial regulations e budget cap sono temi che annoiano più del Gran Premio d’Azerbaigian ma, ahinoi, anche qui è dove si giocano i campionati e dove si accende la tensione dei #tifosi nerdizzati, altrochè sorpassi o guida al limite. Non colpa dei tifosi, naturalmente, ma di chi le regole le fa, ne fa troppe, le fa male. In questo senso Liberty Media e FIA stanno dando negli ultimi tempi il peggio, e la credibilità dello sport più tecnologico e adrenalinico del mondo ne sta facendo le spese. Basti pensare alla paranoica penalizzazione al GP delle Americhe, poi per fortuna annullata ma per i motivi sbagliati, dell’eroico Fernando Alonso.

Dunque, la regola che definisce il budget cap per i team di F1 è entrata in vigore nel 2021 e già al primo anno poteva innescare una serie di conseguenze gravi, oltre a condizionare dei risultati sportivi non indifferenti, come la vittoria del campionato di Max Verstappen.

La domanda giusta, come sottolinea giustamente Giorgio Terruzzi al Corriere della Sera, l’ha fatta Chris Horner minacciando querele per diffamazione: «come fanno Ferrari e Mercedes a conoscere i nostri conti se il file è segreto?». Qualcuno della FIA deve aver parlato, spifferato qualche dato o qualche indiscrezione sulla certificazione dei conti. Cui prodest, verrebbe da chiedersi. Continua Terruzzi «per giorni i protagonisti del caso, i mezzi di comunicazione, gli appassionati, hanno trattato il sospetto come fatto assodato […]. Ha ragione Horner. Talmente certi delle informazioni ottenute da rischiare di essere sbugiardati da un verdetto assolutorio, per poi mettere in dubbio la trasparenza della procedura».



Mattia Binotto a inizio stagione, in Australia, si era permesso una battuta sul team austriaco e sulla sua capacità di mantenersi all’interno del budget – visti gli sviluppi sulla vettura che già godeva di un telaio alleggerito. Il budget cap dovrebbe godere di un livello di serietà molto maggiore, regole chiare e verifiche facili/immediate. Qui invece abbiamo avuto regole confuse e controlli a buoi già in fuga dalla stalla. C’è un problema generale di credibilità.

“In Formula 1, il più pulito c’ha la rogna” dice il leggendario Arturo Merzario, sentenziando la sua interpretazione della vicenda Red Bull-budget cap. Nel frattempo, Max Verstappen ha vinto il suo secondo titolo iridato. Certo, sforare il budget significa *statisticamente* mezzo secondo al giro, ma altrettanto realisticamente i campionati si vincono in pista, o sul campo per dirla in termini calcistici. E su questo, su Max soprattutto, non abbiamo dubbi.

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