Papelitos
19 Maggio 2021

La lezione del calcio sudamericano

E la brutta figura del nostro calcio.

È nel giusto chi afferma che in Europa lo spirito latino è morto. Dalla fede al futbol, la sacralità delle nostre manifestazioni è ormai irrimediabilmente secolarizzata. Lo dimostra, da ultimo, il desolante battibecco tra Urbano Cairo e Ciro Immobile al termine di Lazio vs Torino – partita che ha condannato il Benevento in Serie B, salvando dunque i Granata.

A quanto “riporta” Ciro Immobile dal proprio profilo Instagram – e già assistiamo al teatro dell’assurdo –, il presidente del Torino gli si sarebbe rivolto a fine gara con espressioni del tipo: «Hai sputato sangue», «All’andata hai giocato da positivo al Covid». Da cui la somma indignazione di Immobile – via social, beninteso, con tanto di difesa della moglie – e la risposta ancor più piccata di Cairo, che ha rivelato come Immobile, trattato coi guanti negli anni da granata, abbia ricambiato la fiducia e l’affetto di Cairo facendo «il diavolo a quattro» (citiamo testualmente) per andarsene.

Il tutto mentre sugli spalti Claudio Lotito e lo stesso Cairo sfioravano la rissa, divisi solo dall’intervento della sicurezza. Il teatro del grottesco.

Ora, in tutta onestà, delle accuse da terza elementare di Cairo ad Immobile, così come del risentimento ex post – tra l’altro dopo aver fallito il quarto rigore stagionale – di Ciro Immobile, ci interessa il giusto (indovinate voi quanto). Il punto semmai è un altro. Mentre in Italia i litigi bambineschi e il chiacchiericcio gossipparo si prendono la scena non tanto dei social, ma dell’informazione sportiva ufficiale – mediatica e cartacea –, dall’Argentina – Paese messo al bando del moralismo occidentale dopo la morte di Maradona – ci arriva una lezione esemplare.


Alla vigilia della sfida di Primera División tra Boca Juniors e River Plate – non proprio una partita qualunque –, in casa River scoppiava un focolaio covid destinato a decimare la rosa di Gallardo (ben 15 i giocatori positivi al 16 maggio). Non solo il River non ha chiesto il rinvio della partita, ma ha giocato con grande spirito il Superclasico, terminato ai rigori (con vittoria del Boca) dopo l’1-1 dei tempi regolamentari. In tutto ciò, c’è stato anche spazio per l’esordio di Alan Diaz, portiere 21enne del River che ha parato un rigore a Carlitos Tevez.

La vicenda, che stride con quelle di casa nostra – basti pensare proprio alla sfida giocata ieri sera, rinviata il 1° marzo quando il Torino, pur essendosi allenato e non avendo che 7 positivi (non 15) nel gruppo squadra (non tutti titolari tra l’altro), aveva scelto di non partire per Roma –, rappresenta per il nostro Paese una lezione di civiltà – anche in Italia avevamo un protocollo, chiaramente mai rispettato.

Così, mentre l’Italia si ferma sullo screzio a distanza tra Cairo e Immobile, insieme a chi parla di combine e complotto verso il Sud, in Argentina si gioca per amore dello sport, nell’osservanza ferrea e incondizionata delle regole. Questa notte (alle 2 italiane) il River giocherà in Libertadores contro il Santa Fe. Indovinate l’ultima? I 15 positivi di tre giorni fa sono adesso 25. Ancora una volta, non solo il River non ha chiesto il rinvio della partita, ma sarà costretto a schierare tra i pali un giocatore di movimento (l’infortunato Perez, centrocampista) e a non avere in panchina neanche un sostituto rispetto all’11 di partenza.

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