Un viaggio nel pallone tra i dannati della terra.
I ricchi hanno Dio e la polizia.
poveri hanno i poeti e le stelle.
Poesia palestinese tratta da “Dafatir filastiniyya”, Quaderni Palestinesi, di Mu’in Bsisu
L’ultima notizia relativa al calcio in Palestina, dopo l’avvio dell’operazione militare “Alluvione al-Aqsa”, da parte di Hamas a Gaza dello scorso 7 ottobre, riguarda l’italiano e monzese Alberto Giacomini. È un allenatore di calcio che da anni si occupa, per conto della FIFA, di formare tecnici nei Paesi più poveri al mondo, tenendo corsi e lezioni ad aspiranti allenatori locali; Palestina e Libano tra le sue mete, ma anche un’altra cinquantina di Stati, in cui a molti bambini viene consegnato prima un fucile per sparare che un pallone da calciare.
In un’intervista rilasciata a ‘Il Giorno’, Giacomini racconta di essere arrivato a Ramallah – capitale de facto dello Stato palestinese – il giorno prima dell’inizio dell’operazione militare organizzata da Hamas ed annunciata dal capo della sua ala militare, Mohammed Deif. Il centro sportivo “Joseph Blatter academy” questa volta Giacomini lo ha appena intravisto e, dopo poche ore dal suo arrivo, è stato vivamente esortato dai vertici FIFA a fuggire in Giordania e prendere il primo volo per l’Italia, abbandonando a malincuore 100 bambini e 50 allenatori palestinesi. Piccoli e grandi che sognano di poter continuare a praticare ed insegnare sport in pace, come i loro vicini israeliani.
Ma in Palestina fare calcio, fare sport, non è una passeggiata…
Nell’immagine di copertina un giovane palestinese con la bandiera nazionale tra le macerie del ‘Palestine Stadium’ (lo Stadio di Gaza), appena bombardato dall’aviazione israeliana. Come riporta questo articolo, la FIFA si è impegnata per la ricostruzione dell’impianto (già lo aveva fatto dopo i bombardamenti del 2006).