L'avventura parigina di Marco Cecchinato è un sogno costruito sul lavoro, è una redenzione sportiva che, se interpretata bene, può essere l'inizio di una nuova carriera.
La luce si era accesa al termine del secondo set contro il rumeno Marius Copil, sotto 0-2, partita praticamente finita. Perché un tie-break viene vissuto con una tensione difficilmente quantificabile e tale da svuotarti. Lì invece si è accesa la luce di Marco Cecchinato, in grado di ribaltare il fattore partita e iniziare una scalata difficilmente pronosticabile alla viglia. Era scattato il classico clic di chi sa di essere forte ma non crede abbastanza nelle proprie potenzialità. Nel momento in cui questo ragazzone siciliano ha iniziato a martellare con convinzione gli avversari, le vittorie si sono susseguite con estrema naturalezza.
Si è sciolto dopo l’ abbraccio di Nole Djokovic, ha mollato dopo il secondo set contro Dominic Thiem. Ancora un secondo set, ancora un tie-break. Questa volta più tirato, più sofferto, più esaltante del precedente: sotto 6-3, ha letteralmente imbrigliato il campione austriaco in una rete fitta di scambi snervanti fino all’errore. Cecchinato si è ritrovato nel giro di pochi minuti sul 7-6, pronto a chiudere. Sorpasso, contropasso, palla corta, palla lunga, set point cancellati in serie fino a due banalissime smorzate. 11-9, 2-0 Thiem, tutti a casa. La luce non ha più brillato, si è spenta perché l’energia raccolta al primo turno contro Copil si è esaurita. Non si trattava di un semplice primo turno, ma di una semifinale alla quale l’avversario era fortemente abituato – la terza volta consecutiva per il tennista di Wiener Neustadt. Quell’esperienza fa tutta la differenza del mondo, soprattutto se il ragazzo che vedi dall’altra parte della rete non concede quasi nulla alla tua fantasia, al tuo estro. Ci sarà altro tempo e modo per rivedersi, riflettere le giocate, alzare il pugno con l’obiettivo di cancellare una chance persa.
Il ranking ATP reciterà il numero 27, ovvero la nuova posizione in classifica. È già iniziato tra i tifosi l’appartenenza all’una o all’altra schiera, laddove dall’altra parte c’è il più istintivo e cliccato Fabio Fognini. Eppure quest’anno il buon Cecchinato non pensava nemmeno di potersi giocare queste partite. Oggi visto come erede naturale dello svizzero Stanislas Wawrinka, ha vissuto una delle pagine più nere per la carriera di uno sportivo. Infatti nel luglio 2016 è stato squalificato dal Tribunale Federale della Fit per 18 mesi e sanzionato con 40.000 euro di multa per presunte scommesse.
L’indagine era partita qualche mese prima quando la Procura federale lo aveva accusato di aver alterato il match contro il polacco Majchrzak al challenger marocchino di Mohammedia. I capi di accusa erano 5: aver alterato l’esito del match contro Majchrzak per ottenere guadagni illeciti (per sé e per un amico, Riccardo Accardi); aver scommesso tramite gli account riconducibili ad Accardi; aver alterato l’esito del doppio giocato a Prostejov il 2 giugno 2015, tra lui e Luca Vanni contro Betov e Elgin: aver fornito ad Accardi informazioni riservate sulle condizioni di Seppi prima del match contro Isner al Roland Garros 2015; aver beneficiato di informazioni privilegiate sul match tra Frigerio e Cox al Future di Antalya il 23 maggio 2015. In tutti i casi, il tennista siciliano e il suo amico avrebbero vinto grosse somme di denaro. Sentiti i giocatori coinvolti (compreso AndreasSeppi e il suo coach Sartori), la Procura stabilisce l’assoluta estraneità di tutti, ad eccezione di Cecchinato, Accardi, Campo, Vanni e Frigerio, ma gli ultimi due chiedono l’applicazione di sanzioni su richiesta ed escono dall’indagine.
Al termine delle udienze Cecchinato ha prodotto una lettera di pentimento, certificando un certo infantilismo e una certa superficialità nel voler raggiungere delle vincite facili. La sentenza d’appello, nell’ottobre 2016, riduce la squalifica a 12 mesi e la sanzione pecuniaria a 20.000 euro. A dicembre l’udienza del Collegio di Garanzia Coni, ultimo grado della giustizia sportiva, decreta l’estinzione del procedimento disciplinare a suo carico accogliendo il ricorso dei suoi legali riguardo a un difetto procedurale: Coni e Fit avrebbero presentato in ritardo la richiesta di squalifica. Cecchinato è libero di tornare al tennis giocato, di divertirsi e ripartire verso una nuova stagione della sua carriera. Nei mesi successivi gioca solo ed esclusivamente tornei challenger, in alcuni casi tenta qualche sfida di qualificazione dei Grand Slam senza metterci troppa convinzione. Sembra quasi volersi infliggere una punizione per esser stato così sciocco, per non aver utilizzato a dover il cervello. Si tratta di gavetta, e fa più che bene all’animo.
Oggi sorride, Cecchinato. Non ha remore nella sconfitta in semifinale, ha fatto quanto poteva contro Thiem. Ha migliorato il servizio, cancellato buona parte delle lacune nel rovescio. Ha imparato a dosare la smorzata, a correre quanto necessario, ad essere tatticamente ineccepibile. Per ora l’austriaco è ancora lontano, ma non è detto che col tempo questa distanza non possa essere colmata. Il cervello, prima di tutto. Poi arriveranno altre soddisfazioni internazionali.
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