Se doveste invitare dei calciatori a cena, per Natale, chi sarebbero?
“Ah Shit, Here We Go Again”: così recita uno dei meme più popolari mutuati dal videogioco d’azione-avventura del 2004 Grand Theft Auto: San Andreas e così recitiamo anche noi nel momento in cui ci apprestiamo alla più grande commedia italiana: la cena di Natale.
Cosa fare, come evitarla, come conviverci. Personalmente devo ammettere di non essere un Grinch ammazza spirito natalizio o un Ebenezer Scrooge in cerca di redenzione, però a volte la convivenza per ore attorno ad un tavolo può diventare difficile e quindi ho sviluppato questo metodo per arrivare mentalmente integro alla tombola. Ad un certo momento stacco il cervello e volo su un campo. E mi chiedo “quali giocatori inviterei alla cena di Natale?”. Da li in poi, il mio corpo rimane seduto, placido e composto a tavola mentre la mente si appresta ad andare ad aprire la porta al primo ospite.
Premessa: ognuno sceglie e, volendo distrugge, i suoi miti. Io ho una predilezione per le situazioni caotiche quindi di seguito i miei ospiti saranno per lo più turbolenti. Inizio dal fondo.
Primo ospite: Sebastiano Rossi. Forse molti di voi lo ricordano perché nella stagione 1993/1994 superò il record di imbattibilità di Dino Zoff (903 minuti), diventando con 929 minuti il primo capo degli invalicabili nella Seria A a girone unico prima che Buffon e la sua ostinazione compulsiva, davvero poco romantica, non infrangessero il record nel 2016 con 974 minuti.
Comunque non ho invitato Seba Rossi per parlare di record bensì di pugni e sigari. Memorabile il placcaggio con il quale stese Christian Bucchi che stava andando a prendere la palla depositata in rete da Nakata su rigore in un banalissimo Milan-Perugia 2-1. A Natale si vive di storie e Seba è pieno di aneddoti perciò gli chiederei di raccontarmi i seguenti titoli di giornale: “Pugno ad un carabiniere: Seba Rossi patteggia una pena di 14mila euro“; “Schiaffo in discoteca. Seba Rossi ancora davanti al giudice“; “Sequestro di persona, assolto l’ex portiere del Milan Sebastiano Rossi“; “Nuovi guai giudiziari per “Seba” Rossi: indagato per un giro di cocaina“.
Mi sembra un bell’inizio, così dispongo i centro tavola e metto la playlist di Michael Bublé, unico e solo spirito del Natale. Suonano di nuovo e vado ad aprire.
Secondo ospite. A dire la verità sono due. Entrano insieme spingendosi come adolescenti che fuggono fuori dall’aula perché è suonata la ricreazione. Sono Lorenzo Pirola e Matteo Lovato. La classe operaia in paradiso ma più che altro – visto che l’operaio è un mito superato – gli antidivi che sanno solo giocare a pallone. Per loro due non esiste il mondo-fuori. È tutto un allenamento e una dedizione lontana dai riflettori, anche a vent’anni. Proprio vent’anni fa sarebbero arrivati Moreno Torricelli e Sergio Porrini, Enrico Annoni e Marco Lanna. Qualche tempo fa sarebbe stato tutto normale ora mi sembrano l’eccezione.
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Terzo ospite: una figura guida serve sempre. Entra Eugenio Fascetti con il suo immancabile giubbotto di renna per una volta in linea con la situazione climatica (non come nel caldo di Bari). Il mister entra ed è subito polemico. Mi dice che la tavola è troppo ordinata, che le posate sono troppo luccicanti e che i piatti sono troppo bianchi. Mi chiede di rifare tutto, di fare confusione perché la vita è camaleontica come il suo Varese dell’82. Obbedisco e sostituisco i flutes da champagne con tazzine da caffè.
Quarto ospite: per qualcuno imprevisto, per altri indispensabile. Adam Masina. Il regaz di Bolo nato in Marocco è come quel fratello professore che non passa tante volte a casa perché insegna all’estero e che quando parla lo ascolti in silenzio. Non ti fa sentire stupido o manchevole, semplicemente ti ricorda che la nostra bestialità è un costrutto e può essere modificata. Come quella volta che lesse Novecento di Baricco alla sua prima intervista alla Domenica Sportiva. Le cene di Natale, come la vita, sono fatte di momenti e ad un certo punto avremmo tutti bisogno di ritornare da Adam per sentire una storia migliore.
Quinto ospite: Daniele De Rossi. Capitan Futuro in questa cena non rappresenta solo una buona forchetta e un’indiscutibile fonte aneddotica con annessa possibilità di far partire un trenino alcolico. A questa cena DDR è lo zio delle due Americhe, colui che ha attraversato l’oceano ed è arrivato in Argentina, il migrante tardivo, il sognatore continuo. Racconta zio, che si dice a Buenos Aires, come era la Bombonera? Ma poi, zio, che ne pensi di Milei?? “Per una volta” – mi risponde zio DDR – “possiamo non parlare di politica?”.
Sesto ospite: Michael Olabode Kayode. Il classico ospite a sorpresa. Il Luca Ravenna nella prima stagione di LOL. Ricordandovi che questo articolo non ha pretese di scientificità e non è costruito con il “rendimento dettagliato” di Transfermarkt, questa rimane pur sempre la mia cena immaginaria di Natale quindi invito chi voglio. Micky, scartato dalla Juventus e cresciuto tra i dilettanti del Gozzano, è il fratellino dell’alternanza scuola-lavoro che ce l’ha fatta e ci racconta come va il mondo. È quello che ha lasciato casa presto, non come noi che siamo rimasti qui, e ha visto cose che solo i suoi racconti ci possono far immaginare. Micky vede il futuro e visto che alcuni di noi sono ormai vecchi si mettono lì ad ascoltare speranzosi.
Settimo ospite: Jack Grealish. In linea con i viaggi transatlantici, con il colonialismo mai sopito, entra il ragazzo di Albione re della compagnia del Luppolo. Jack ha portato regali per tutti: un buono sconto per una lampada solare trifacciale, una serie di parastinchi misura bimbo da sfoggiare con calzettoni rigorosamente abbassati, un set di elastici per capelli e cerchietti e due casse di JB. Jack è il cugino folle che tutti abbiamo, o che vorremo avere. È come un petardo in chiesa. Fantastico. Appena entra dice che porta i saluti di Paul Gascoigne e poi si lancia sul tappeto imitando la famosa esultanza di Gazza ad Euro ’96 dopo il goal contro la Scozia. Delirio.
Ottavo ospite: forse in questo momento sta per varcare la soglia il nostro personaggio più drammatico, la figura riflessiva di questa commedia. Entra Paul Pogba. Visto che l’alcol scorre già a fiumi e le risate sovrastano anche i pensieri più reconditi, l’ingresso del “polpo” Paul stride come una puntina stracciata su un vinile. Tutti si girano, alcuni di loro non sapevano che lo avessi invitato. Un secondo di silenzio e poi tutti ad abbracciarlo. Non dobbiamo dire nulla di particolare, è come nella canzone degli 883 “Cumuli”, una perla nascosta nel masterpiece Nord Sud Ovest Est, in cui Max Pezzali racconta del ritorno di un amico da una comunità di recupero. E quindi ci stringiamo tutti intorno a Paul e iniziamo a cantare:
Eccoti qui / Contento che ti abbiamo aspettato
Racconta un po’, che cos’è / Che ti facevan fare in comunità
Siam fieri di te (seeeeeee) / Sì che lo so
Che c’è ogni tanto la tentazione / Ti passerà, si però
Il vuoto credo che non si riempia mai / Per tutti è così (seeeeeee)
Si perché è un po’ il vuoto di tutti noi / Ci sbattiamo tanto per chiuderlo
Ci proviamo e non ci riusciamo mai / Allora tanto vale conviverci
Nono ospite: sento bussare alla porta. L’unico che bussa, L’unico che ancora usa il pugno chiuso. Entra Cristiano Lucarelli. E così, pensando all’undicesimo ospite, la politica è entrata ufficialmente a questa cena con buona pace dello zio DDR. Cristiano porta come regalo il libro dell’ex chitarrista dei CCCP, Massimo Zamboni dal titolo “La Trionferà”. Ha portato anche una grande pentola di cacciucco fatto in casa. L’appoggia sul tavolo e chiede se qualcuno fuma sigari. Seba Rossi inizia a ridere.
Decimo ospite: la nazionale di calcio femminile spagnola che ha vinto il Mondiale del 2023 con Jennifer Hermoso che fa il suo ingresso trionfale con un Pandoro Bauli. Sono diversi i motivi di questo invito che lasciano i miei ospiti nuovamente spiazzati. Primo motivo (tutto interno): un vero contrastiano deve entrare a gamba tesa, anche in allenamento, sui suoi compagni di squadra. Sempre e comunque. Non de-costruiremo il maschilismo tossico sostituendo e opponendo ma facendo incontrare pensieri diversi su di uno stesso terreno di gioco.
Immagino la vostra reazione ma lo dico con amore e poi comunque ricordate che siete nella mia testa. Secondo motivo: immaginate il caos che le campionesse del mondo potrebbero causare in una situazione testosteronica come questa. Il loro arrivo è come, per usare la precedente metafora natalizia, Lady Gaga che canta alla messa del Papa. Una situazione che neanche due studiose di genere come Bell Hooks o Judith Butler potrebbero teorizzare. E comunque non dobbiamo risolvere tuto durante questa questa cena.
Undicesimo ospite: Questa cosa l’ho fatta apposta. Entra Paolo Di Canio, e da quel momento in poi la casa esplode.
Dodicesimo: è un ospite ancor più immaginario perché non c’è più. Collegato su Zoom dal paradiso dei minatori grossetani, Luciano Bianciardi. L’unico vero intellettuale che potrebbe stare a questa tavola, quello che quando scriveva sul Guerin Sportivo ammetteva di non capire il fuorigioco nel senso che non amava i tecnicismi e i sofismi che ci fanno parlare di intenzionalità del fallo di mano quando non sappiamo neanche cosa sia il libero arbitrio. Luciano, che ha sabotato la sua carriera, sarebbe l’unica persona in grado di raccontare la cena di Natale che sta avvenendo nella mia testa.
Tanti auguri contrastiani!