Tifo
11 Marzo 2024

Che fine ha fatto l'Organo consultivo dei tifosi nelle società?

Una notizia di cui non sta parlando nessuno.

La scorsa settimana è apparsa sui giornali, ma quasi di sfuggita, una notizia estremamente importante per i tifosi e il calcio italiano in generale: «la norma che prevede l’ingresso dei tifosi tramite un consultivo ad hoc all’interno dei CdA e delle dirigenze delle società sportive, approvata nel 2019 ma con slittamento continuo dell’entrata in vigore, potrebbe non vedere mai la luce». Cerchiamo di mettere ordine.

Punto primo: di cosa stiamo parlando? Il consultivo di cui sopra è un Organo a beneficio dei tifosi i quali, secondo le regole vigenti nella normativa del 2019 (comma 7 dell’art. 13 del decreto legislativo 28 febbraio 2021, n. 36) [1], hanno diritto di parola – non di voto nelle assemblee dei soci del club. Come ha giustamente sottolineato da Daniele Belotti (Ex Membro della Camera dei deputati della Repubblica Italiana) in un video diffuso all’indomani della notizia, l’Organo consultivo è stato ideato «per dare voce alle tifoserie, perché negli ultimi 20 anni si contano 200 fallimenti di società sportive, 200 ferite nelle città e nelle comunità di tutta Italia». Il tifoso, infatti, nonostante la retorica generalista dica altrimenti, «non è un cliente, e le società sportive non sono ditte normali».

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Sempre nel video di cui sopra si sottolinea come ai continui fallimenti di diverse società sportive italiane sia seguito non tanto un cambio di marcia legislativo quanto una rivoluzione (in senso sportivo-economico) a livello di proprietà, con l’aumento progressivo – e ormai irreversibile – di investitori stranieri (soprattutto americani) nei club di Serie A, B e persino Serie C.

Realtà, queste, «che non hanno a cuore né conoscono la storia e la tradizione delle piazze italiane». In questo senso l’Organo consultivo, unica voce dei tifosi all’interno delle società, più che un’opportunità di crescita per i club e la realtà del nostro calcio, è stato visto come una seria minaccia allo sviluppo indipendente delle società di calcio. Lo dimostra il fatto, sottolineato nel video di Daniele Belotti, che il provvedimento legislativo doveva entrare in vigore nel 2019. Il covid ne ha spostato l’attuazione al 2020, poi – sempre su pressione delle società – è stato rimandato al 2021 e al 2022. Anno in cui Claudio Lotito è diventato senatore. È stato proprio il patron biancoceleste, insieme all’amico e anch’egli senatore Adriano Galliani, a chiedere prima il rinvio della votazione al 2023, poi addirittura al luglio del 2024.

Infine pochi giorni fa (28 febbraio) Lotito e Galliani hanno presentato un emendamento per cancellare definitivamente la legge sull’entrata in vigore dell’Organo consultivo.

Tutto questo accade, sotto i nostri occhi e senza troppo rumore, all’indomani di una splendida notizia, felice contraltare del calcio pensato nelle stanze del potere: l’Aquila 1927 ha infatti presentato a Roma il progetto dell’Equity Crowdfunding, un progetto di azionariato popolare che strizza l’occhio a modelli europei anche di grandi club come il Bayern Monaco.

Alla presentazione c’erano il presidente onorario del club, Francesco Ghirelli, Goffredo Juchich, da poco Amministratore delegato dei rossoblù, Giancarlo Abete, presidente della Lega Nazionale Dilettanti (LND), il Ministro dello Sport Andrea Abodi, il Sindaco Pierluigi Biondi ed il senatore Guido Liris, l’onorevole Gianni Letta, l’economista Carlo Cottarelli, il giornalista Xavier Jacobelli, tra i più entusiasti sostenitori del progetto aquilano, e i rappresentanti di Global Advisor Phoenix Capital, «la società che ha curato la stesura dell’ambizioso piano industriale presentato e la gestione tecnico di supporto alla campagna di crowdfunding ormai ai nastri di partenza».

Juchich ha dichiarato che l’Aquila è «una società interamente composta da tifosi. Una società sana. Abbiamo rilevato il 100% delle quote de L’Aquila Calcio nel 2018. Abbiamo scalato il calcio dilettantistico, e stiamo cercando di andare nel mondo del professionismo. Tutto ciò è stato possibile grazie a una forte connessione con il nostro territorio. L’Equity Crowdfunding è il passo successivo, dobbiamo aprirci al territorio nazionale». Tradotto: o i tifosi (si) prendono il club dalle macerie, proponendosi fin da subito come sostenitori unici dei destini economici del club, o la loro voce all’interno delle società non rimarrà che un brusìo inascolato. Come abbiamo affermato pochi giorni fa, rimane ferma la nostra tesi sul calcio italiano: il suo futuro è unicamente quello delle serie minori.


[1] Citiamo dal testo: «Negli atti costitutivi delle società sportive professionistiche è prevista la costituzione di un organo consultivo che provvede, con pareri obbligatori ma non vincolanti, alla tutela degli interessi specifici dei tifosi. L’organo è formato da non meno di tre e non più di cinque membri, eletti ogni tre anni dagli abbonati alla società sportiva, con sistema elettronico, secondo le disposizioni di un apposito regolamento approvato dal consiglio di amministrazione della stessa società, che deve stabilire regole in materia di riservatezza e indicare le cause di ineleggibilità e di decadenza, tra le quali, in ogni caso, l’emissione nei confronti del tifoso di uno dei provvedimenti previsti dall’articolo 6 della legge 13 dicembre 1989, n. 401 (Daspo, ndr), o dal codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, ovvero di un provvedimento di condanna, anche con sentenza non definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive»

«Sono fatti salvi gli effetti dell’eventuale riabilitazione o della dichiarazione di cessazione degli effetti pregiudizievoli ai sensi dell’articolo 6, comma 8-bis, della citata legge n. 401 del 1989. L’organo consultivo elegge tra i propri membri il presidente, che può assistere alle assemblee dei soci. Le società sportive professionistiche adeguano il proprio assetto societario alle disposizioni del presente comma entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto».

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