Tolta la concurrency.
La svolta di DAZN assomiglia tanto a un film già visto. Per Il Sole 24 ore, l’azienda detentrice dei diritti della Serie A sembrerebbe in procinto di eliminare la doppia utenza sugli abbonamenti. Al momento, infatti, è possibile vedere gli eventi sportivi in streaming su due piattaforme diverse, entrando dallo stesso account. Una formula chiamata concurrency, che si raccomanda di utilizzare solo tra familiari per evitare un passamano tra amici nocivo per le casse aziendali. Dai dati in possesso di DAZN, infatti, gli utilizzi illeciti da parte degli utenti ammonterebbero a circa il 20%. Una percentuale troppo alta a detta dei vertici dell’azienda, che si preparano a cambiare gli accordi degli abbonamenti sottoscritti a campionato in corso.
Così, nel breve termine dovrebbero partire le comunicazioni per i milioni di abbonati, ai quali verrà chiesto se accettare o meno il cambio delle condizioni di utilizzo. Più nello specifico, il punto 8.3, quello che prevede l’utilizzo della doppia utenza. Gli utenti avranno il diritto di recedere il contratto entro trenta giorni e, calendario alla mano, la (non) novità di DAZN dovrebbe entrare a pieno regime a partire dalla metà di dicembre. La rabbia degli utenti non è tardata ad arrivare. A sostegno di chi si lamenta per l’ennesima revisione su un contratto firmato neanche quattro mesi fa è arrivato il Codacons, pronto a presentare un esposto all’Agcom e all’Antitrust “affinché si accerti la correttezza dell’operato della società”.
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Tuttavia, la decisione di DAZN è perfettamente in linea con le scelte che il mondo del calcio sta prendendo da diversi anni a questa parte. Qualsiasi affermazione rischia di essere contraddetta subito dopo in nome di una causa di forza maggiore. In questo caso, ad esempio, sarebbe la lotta alla pirateria che DAZN vorrebbe combattere togliendo l’opzione della doppia utenza. Sul tema abbiamo già scritto in passato e il fatto che, a due anni di distanza, siamo ancora costretti a sindacare su una questione molto simile la dice lunga sui passi in avanti compiuti. Il problema è sempre lo stesso: non si vuole guardare in faccia la realtà. Il tutto invece di interrogarsi sul perché un tifoso preferisca commettere un illecito piuttosto che abbonarsi regolarmente, fattore che dovrebbe quantomeno far riflettere.
Probabilmente, l’utente sarà anche spinto dal continuo cambiamento dei termini del contratto, su cui gli è stato chiesto di firmare senza avere un’alternativa se non quella di non vedere più lo sport dal proprio dispositivo. Termini che, per inciso, l’abbonato non ha concordato. Il prezzo mensile per essere abbonati a DAZN è di 30€ (20 solo per quelli che hanno detto sì alla promozione di agosto). Alto, forse troppo a giudicare dalla qualità del servizio. Ergo, c’è da aspettarsi che il reato di pirateria sarà ancor di più diffuso di prima.
Eppure, la campagna abbonamenti di DAZN si basava proprio sulla concurrency per aumentare il numero di utenti. “Con un’unica sottoscrizione”, si leggeva a luglio, “DAZN praticamente si sdoppia: potrai guardare due contenuti – uguali o differenti – allo stesso momento e su due dispositivi diversi”. Giusto qualche mese dopo, è arrivata la ritrattazione dell’azienda che, interpellata, risponde con un “no comment”, togliendoci francamente le parole di bocca (e i soldi dal conto).