De Siervo vuole introdurre il sistema di riconoscimento facciale negli stadi.
Novello Batman, ma senza maschera e fisico statuario, Luigi De Siervo non si arrende, e dopo due anni è tornato alla carica con uno dei suoi progetti più controversi – dopo quello, più recente, chiamato The Italian Dream. Talent (e soldi) a parte, il sogno nel cassetto dell’attuale amministratore delegato della Serie A è di combattere i tifosi sporchi e cattivi attraverso un sistema di riconoscimento facciale.
La proposta, tornata alla ribalta nelle ultime settimane, risale al lontano 2020 quando fu proprio De Siervo a parlarne, in merito a una campagna per la lotta al razzismo negli stadi. L’operazione però non andò a buon fine: più o meno nello stesso periodo, in Inghilterra il Guardian lanciò un’indiscrezione simile relativa alle misure di sicurezza nello stadio del Manchester City. La reazione dei tifosi inglesi fu durissima, e De Siervo, in maniera un po’ furbesca, fece passare la sua proposta sotto traccia.
L’occasione giusta è arrivata con la prima edizione del “Calcio social responsability-2030”. L’amministratore delegato ha annunciato che la Lega di Serie A è al lavoro su un sistema di riconoscimento facciale per “individuare e interdire chiunque si macchierà di condotte deprecabili”. Se nel 2020 avevamo ipotizzato che ottenere il via libera da parte del garante per la privacy sarebbe stato impossibile anche per la Lega di Serie A, ecco che in tre anni il volpone è arrivato a una soluzione.
Costringere – perché si tratta di un ricatto per assistere alla partita – i tifosi ad accettare una liberatoria nella fase di acquisto del biglietto. Un po’ come avviene con le applicazioni che usiamo tutti i giorni sui nostri smartphone, che accedono però a un tipo ben diverso di dati.
I dubbi in merito però rimangono comunque tanti e sono stati espressi anche dalle forze dell’ordine. In caso un’utopia del genere dovesse davvero diventare realtà, quelle sarebbero chiamate a svolgere – ad ogni partita – un lavoro enorme. Servirebbe infatti altro personale addetto ai controlli, per non parlare di chi dovrà aiutare i più anziani a ”usare correttamente” uno scanner biometrico. Gli stessi che fanno già difficoltà a passare un biglietto sotto il lettore di un codice a barre. Sono sciocchezze, magari. Ma una sciocchezza dopo l’altra, andare allo stadio sta diventando sempre più complicato.
Infine, e in aggiunta: stiamo parlando di una tecnologia molto costosa, che andrà installata in ogni stadio d’Italia. Chi metterà i soldi? La Lega o lo Stato?
Tutto ciò, senza considerare le eventuali reazioni del mondo Ultras, che potrebbero farci rivivere i primi tempi successivi all’introduzione della tessera del tifoso. Il tifoso normale invece, quello che all’85° esce dallo stadio per non beccare il traffico nella via del ritorno, forse vedrà questa rivoluzione come un passo in avanti per la sicurezza negli stadi. Ecco, a lor signori vogliamo ricordare che il posto più sicuro e adatto per seguire il campionato, è – e speriamo rimarrà – il divano di casa. Per i veri tifosi invece: siate pronti a combattere per ciò che è sacrosanto: la vostra libertà.
Copertina: Rivista Contrasti