Papelitos
08 Dicembre 2022

Salvate Del Piero dalla retorica

Il suo ritorno non può risolvere i problemi juventini.

Sapevano bene i Latini, per virtù di saggezza, che il silenzio è d’oro. Di contro, un’epoca come la nostra si presta allo sproloquio, alla retorica stentorea e indiscreta. Rischia di esserne vittima Alessandro Del Piero, il cui nome, in virtù di un possibile incarico nella prossima dirigenza juventina, è stato gettato nell’occhio del turbinio mediatico: invocato a gran voce da tanti tifosi disorientati, evocato da ex compagni, importanti giocatori (come Immobile, prontamente imbeccati dai giornalisti sulla questione) e addirittura da Walter Veltroni sulle colonne della Gazzetta dello Sport. Lui, con la mitezza che sempre l’ha distinto, ha scelto di “non commentare notizie e indiscrezioni, che magari possono poi tramutarsi in speculazioni”.

La macchina mediatica genera infatti discussioni retoriche in serie, spesso alimenta la demagogia: lo sapeva bene il Maestro CB, “l’abuso d’informazione dilata l’ignoranza con l’illusione di azzerarla”, e su un’eventuale nomina dirigenziale di Alessandro Del Piero stiamo subendo una bulimica iperinformazione: sul nulla poi, perché si parla di un’ipotesi (futura e futuribile) che al momento non sta neppure in piedi. Un modo per semplificare una questione complessa, per dare in pasto ai tifosi da social network un’illusione di speranza e un richiamo all’identità, nel momento più incerto possibile.

Perché se è naturale che i tifosi della Vecchia Signora attendano al varco il ritorno all’ovile del Capitano, è evidente che la figura di Del Piero non necessariamente collima con le attuali esigenze di via Druento.

Per una società, nomine di questo tipo sono soluzioni buone per tutte le stagioni, specialmente dal punto di vista mediatico e commerciale: perché il tifoso, si sa, ha bisogni elementari, e un’icona come Del Piero basterebbe a dare immediato il segnale di una indolore e repentina restaurazione, de facto irrealizzabile. Chi è pronto a sperticarsi per un ritorno di Del Piero in società, però, imbocca deliberatamente la via dell’ingenuità, scegliendo di farsi allodola e lasciandosi ammaliare dal più banale degli specchietti: commenti per cui “solo del Piero può salvare la Juve” sono eccellenti esercizi di faciloneria da bar sport, ma al momento nulla di più.



È quasi grottesco credere che il ritorno del Capitano possa davvero essere la panacea degli odierni mali juventini. Perché il calcio non è, perlomeno non ancora, una questione di click, hashtag e hype: specialmente nei suoi aspetti economico-finanziari, è una questione inequivocabile di concretezza, di realpolitik. A maggior ragione nel mezzo di una slavina societaria di tale portata, con i dirigenti in attesa di giudizio e i conti pesantemente viziati, non c’è bisogno dell’attesa clamorosa di un redentore, ma della pronta assunzione di un amministratore, di una dirigenza razionale e competente.

Inoltre, una leggenda come Alessandro Del Piero non merita di essere impiegata come uomo-immagine a fin di marketing; l’esperimento, oltre ad essere ingeneroso nei confronti dello stesso ex capitano bianconero, rischierebbe di essere doppiamente fallimentare. Si pensi ad esempio al caso Totti: assunto nel 2017 nel visibilio della tifoseria giallorossa, effettivamente mai davvero coinvolto nelle dinamiche societarie e dirigenziali, dunque dimissionario soltanto due anni dopo con tanto di polemiche e dissapori. L’epilogo è tristemente segnato quando, per i motivi commerciali di cui prima, un’icona dev’essere forzatamente ridotta a immagine.

Certo, il ritorno di un simbolo come Alessandro Del Piero segnerebbe una (ri)connessione sentimentale per una Juve che, ora più che mai, ha bisogno di ritrovare se stessa e gli assi costitutivi della propria identità.

Ma ogni evento necessita di condizioni esatte, precise, che siano propizie: è il caso di chiedersi, dunque, al di là della retorica, se il momento sia davvero congeniale ad un ritorno del Capitano. Se non rischi invece di essere “bruciato”, e offerto in sacrificio a una piazza (comprensibilmente) assetata di segnali. Noi, nel rispetto quasi devozionale per la sua figura, ci limitiamo a sperare che un suo nostos abbia da compiersi nelle modalità e nei tempi idonei: perché questo possa rivelarsi un autentico ricongiungimento all’origine, allo stile Juve, magari secondo gli esempi virtuosi di Rummenigge, Maldini e molti altri nelle rispettive società.

Nel frattempo al “tripudio social”, e alle certezze pronto-uso forniteci dai media, preferiamo l’onere del sospetto, la responsabilità intellettuale del dubbio, optando come Del Piero per una virtuosa mitezza; rifiutiamo dunque la tentazione dell’indiscrezione, il facile incasso garantito dal solo accostamento del suo nome alla dirigenza bianconera. Tentando di onorarne la figura, evitando di degradare l’icona a immagine, il mito ad impiegato d’ufficio, aspettiamo Alessandro Del Piero, rigorosamente in silenzio. Con i suoi modi e i suoi tempi, se dovrà essere.

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Matteo Zega

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