Questo Natale gli appassionati bolognesi di mercante in fiera dovranno fare un esercizio di pazienza. Se ne facciano una ragione se verranno abbandonati a loro stessi, non appena sarà stata sparecchiata la tavola e bevuto il salvifico caffè dopo i bagordi del pranzo. Non la prendano sul personale se rimarranno in compagnia soltanto della vecchia zia logorroica e del gatto, mentre il resto della famiglia è assalito da una strana eccitazione. Nel giorno più santo dell’anno torna una delle stracittadine più sentite del basket europeo e non c’è tombola che tenga. A Natale c’è Fortitudo contro Virtus, così sia.
Così è stato deciso e così sarà, tra i tardivi mugugni dei sindacati di polizia ed il velato ammonimento dell’ Arcivescovo Zuppi. Troppo ghiotta la possibilità di rilanciare la visibilità della pallacanestro tricolore, cogliendo una delle sfide più accese e televisivamente spendibili della stagione. La Lega Basket ha capitalizzato il ritorno del derby bolognese in massima serie, mentre le due società sono ben felici di dare vita allo spettacolo natalizio più atteso. In questi tempi di lotte intestine, quando manca una strategia di lungo termine per rilanciare il movimento cestistico, bisogna saper intersecare il calendario del campionato con quello dell’anno liturgico.
Come vuole la tradizione, i biancoblu saranno chiamati all’impresa di resistere alla potenza di fuoco dell’attacco bianconero, trovando poi nel cuore la forza di rovinare le feste ai cugini.
Dopo l’inedito confronto in cadetteria, oggi la sfida riporta i rapporti di forza tra le due compagini ad una dimensione storica. Dopo quasi trent’anni la Vu nera in testa alla classifica affronta la Effe neopromossa, un eterno ritorno che conferisce nettamente i favori del pronostico alla squadra guidata dalla stella Teodosic. Tuttavia, come ha ricordato l’ex capitano dell’Aquila Basile, è proprio la previsione di un confronto impari sul campo a rendere lo scontro ancora più autentico.
Come vuole la tradizione, i biancoblu saranno chiamati all’impresa di resistere alla potenza di fuoco dell’attacco bianconero, trovando poi nel cuore la forza di rovinare le feste ai cugini. Anche a livello societario, ovvero di conto corrente, si presenta una condizione antecedente gli anni Novanta, poichè la Virtus può attingere al faraonico portafoglio di Massimo Zanetti, Mister Segafredo, mentre i soci della Fortitudo sanno che l’obolo di ciascuno può diventare la fortuna di molti.
Visti i pochi tagliandi riservati agli ospiti a venti euro, settanta euro è il prezzo da pagare per assistere in gradinata alla stracittadina.
Le mire espansionistiche virtussine sono ben rappresentate dalla scelta di abbandonare temporaneamente il PalaDozza per sfruttare la capienza più ampia dell’inedito impianto costruito in un capannone del quartiere fieristico. Per un mese circa, i biancoblu sono tornati ad essere custodi delle chiavi del palazzetto di Piazza Azzarita, ma la maggior parte di loro ha dovuto dare fondo alla bustina ricevuta dalla nonna preventivamente. Infatti, visti i pochi tagliandi riservati agli ospiti a venti euro, settanta euro è il prezzo da pagare per assistere in gradinata alla stracittadina. Chissà come avrebbe reagito l’avaro Scrooge del “Canto di Natale”, sapendo poi che tutti i fortitudini sarebbero stati raccolti nello stesso settore per ragioni di ordine pubblico.
La mattina seguente si presenteranno ai parenti con il volto segnato da una notte insonne, funestata dal desiderio di sovvertire l’ordine costituito oppure di brindare all’ennesimo successo.
Considerando il periodo e le caratteristiche dei personaggi, il lettore ci consenta di equiparare almeno idealmente la pellicola “Una poltrona per due” all’imminente stracittadina, novello tormentone natalizio. Tuttavia la sera della Vigilia ci saranno ben pochi tifosi davanti alla televisione, impegnati tra ronde notturne, bevute propiziatorie e scaramanzie apotropaiche. La mattina seguente si presenteranno ai parenti con il volto segnato da una notte insonne, funestata dal desiderio di sovvertire l’ordine costituito oppure di brindare all’ennesimo successo.
Purtroppo questa celebrazione di amore per la pallacanestro sarà orfana di Alberto Bucci, emerito protagonista della palla a spicchi nostrana, e Gianfranco Civolani, decano del giornalismo sportivo bolognese. Il primo, esordiente in Effe e vincitore con la Vu, fino allo scorso marzo ha dedicato la sua vita ad insegnare basket sulla panchine di tutta la penisola. Il secondo era diventato un’autentica istituzione cittadina in quasi settant’anni di carriera. Da figure di tale passione e competenza deve ripartire il movimento italiano, affinché Basket City non rimanga un puntino isolato nella geografia continentale, o peggio ancora un banale programma televisivo, davanti a cui incollarsi la sera di Natale.