L'illusione della Lega si è scontrata con la realtà.
Tramite un comunicato pubblicato sul proprio sito, la Lega di Serie A ha fatto sapere che la prima fase di vendita dei diritti televisivi del campionato per i cinque anni 2024-2029 non ha ottenuto, per usare un eufemismo, i risultati sperati (chi l’avrebbe mai detto!). Seguirà dunque “una fase di trattative private (…). Qualora tali trattative non andranno a buon fine, la Lega procederà all’apertura delle offerte da parte di sei soggetti per la commercializzazione e distribuzione del canale Serie A”, citando il documento caricato sul sito.
Un flop annunciato
Che la prima fase avrebbe avuto come esito una fumata nera, su queste colonne lo si era scritto tempo addietro. D’altronde non è una novità che negli ultimi bandi assegnati, l’ultimo del dominio Sky e il primo “dell’era Dazn-Tim”, si è sempre dovuto ricorrere alle trattative private; questo perché la richiesta della Lega di Serie A e le offerte dei broadcaster non sono mai coincise. Soprattutto in occasione dell’attuale bando, in cui i dirigenti dei 20 club di Serie A hanno alzato la richiesta a 1,15 miliardi di euro a stagione per cedere i diritti del campionato.
Questa volta però il flop è stato fragoroso, e la distanza tra domanda e offerta – rimasta però segreta – avrebbe fatto segnare un divario di oltre 500 milioni di euro.
Si è rivelato un fallimento anche il pacchetto fortemente pubblicizzato dall’AD Luigi De Siervo, quello che prevede la partita del sabato sera trasmessa in esclusiva da un solo operatore. Sul pacchetto si era fatto forte l’interesse di Mediaset, e subito si è iniziato a parlare del ritorno “al calcio in chiaro”; ciò che De Siervo ha evitato di specificare, però, è che il minimo richiesto dai presidenti era di 180 milioni di euro, cifra proibitiva per Mediaset. Ecco perché anche qui c’è stato un nulla di fatto nella prima fase, con Amazon che rimane alla porta, pronta a entrare in gioco nella fase di trattative private.
Così ad esempio la riassume Il Fatto Quotidiano: «La Serie A, sempre più alla canna del gas, ha provato ad anticipare i tempi dell’asta del triennio 2024-27 (…) dopo una serie di studi che l’hanno portata ad aprire a una cessione non solo per un triennio, ma per un quadriennio o un quinquennio e dopo aver messo in vetrina, per stimolare i compratori, qualcosa come 24 differenti pacchetti di partite; e sapete che cosa è successo dopo tutto ciò?», si domanda l’articolo.
«É successo che metà dei compratori potenzialmente interessati, e cioè Rai, Amazon e Paramount, se ne sia andata senza nemmeno partecipare; e che l’altra metà, e cioè Dazn, Sky e Mediaset, abbia scritto in busta chiusa cifre talmente basse da tramortire i presidenti che avevano fissato la base d’asta al miliardo e 150 milioni. L’offerta ha superato di poco, complessivamente parlando, i 600 milioni: cioè poco più della metà del minimo stabilito, lo stesso livello in cui si arrabatta il campionato francese di Ligue 1, fanalino di coda dei top 5 campionati europei».
La commissione della Lega, la stessa dello scorso bando con l’aggiunta dell’AD dell’Atalanta Luca Percassi – e quindi composta da De Laurentiis, Claudio Lotito, il vicepresidente dell’Udinese Campoccia e l’avvocato dell’Inter, Capellini – conta quindi di chiudere l’operazione nella seconda fase del bando ma, mai come quest’anno, le sensazioni sono negative.
Dazn ha confermato la ferma volontà di continuare a svolgere un ruolo da protagonista, ma da parte sua non può più contare sul sostegno economico (340 milioni) e infrastrutturale di Tim, che nel triennio 2021-2024 ha svolto il ruolo di garante per convincere i presidenti scettici sul “progetto streaming” e far votare all’unanimità l’appoggio a Dazn. Per non parlare di Sky, che alle cifre richieste dalla Lega non può e non vuole avvicinarsi neanche lontanamente (e come dargli torto).
Il canale Serie A
Da qui l’idea di cambiare le carte in tavola ed istituire il canale della Serie A. Questa situazione sarebbe sicuramente piaciuta a Paolo Dal Pino, ex Presidente della Lega di Serie A, che due anni fà cercò un accordo con dei fondi di “private equity” per creare il canale privato: 1,7 miliardi subito per il 10% della media company, più 1,2 miliardi garantiti in tre anni. Cifre da capogiro guardando le ultime offerte, eppure diversi presidenti ostacolarono la trattativa minacciando il pericolo di “voler svendere la Serie A agli stranieri”.
Adesso che Sky e Dazn hanno abbassato le proprie offerte però, per De Laurentiis – che ha parlato di offerte basse, “anche meno” dei 600 milioni spifferati – sembra essere proprio questa la strada per accrescere il valore economico della Serie A. Il problema è che c’è poca chiarezza sul “chi” e il “come” dovrebbe trasmettere il canale dedicato.
Forse in molti non sanno che durante il bando risalente al triennio 2018-2021, la Lega di Serie A aveva deciso di chiudere l’accordo con la società spagnola Mediapro, che per la modica cifra di quasi un miliardo di euro – più o meno quella versata da Dazn alcuni anni dopo – si era assicurata i diritti della Serie A in esclusiva, con la realizzazione del famoso canale privato.
Appena un mese dopo però, i presidenti tornarono sui propri passi per via del mancato pagamento di Mediapro necessario a coprire le garanzie previste dall’accordo. Il tutto finì con un contenzioso che ha poi portato nelle casse della Serie A 52 milioni di euro come risarcimento. Ecco perché la maggior parte dei presidenti non è ancora convinta dell’idea, così come non lo sono tanti tifosi. D’altronde su questo fantomatico progetto c’è tutt’ora poca chiarezza:
se si arriverà alla terza fase delle trattative, ovvero quella che riguarda proprio il canale privato, chi sarà l’investitore?
Nel comunicato diffuso dalla Lega si parla di sei soggetti, di cui però non si sa nulla. Eppure, nonostante lo scettiscismo attorno a questa soluzione, si tratta di una strada che non appare più così improbabile. Gli scenari sono infatti due: o Sky e Dazn troveranno un accordo con la Lega di Serie A, e si tratterà di una negoziazione assai complessa, oppure si entrerà nella terza fase, nella quale i presidenti andranno avanti con il progetto del canale privato. E qui, in caso di creazione del canale di Lega, i diritti avranno la durata di 10 anni.
Di certo coloro che quest’anno ritenevano la Serie A in ripresa ‘solo’ per i risultati europei delle italiane, dovranno ricredersi e capire quanto il nostro campionato sia in una difficoltà strutturale. Lo ha confessato anche il presidente della FIGC Gabriele Gravina: «È chiaro che l’offerta debba essere direttamente proporzionale anche alla qualità del prodotto che viene messo sul mercato. Tutti pensavamo, forse ci eravamo un po’ illusi, che i risultati delle squadre italiane avrebbero dato un appeal».
«Ma la domanda che ci dobbiamo porre sul made in Italy, che l’Italia ha perché ha una forza scolpita nella storia – ha continuato Gravina – è se sia giusta la qualità del prodotto che noi offriamo. Su questo probabilmente dobbiamo fare una riflessione su un progetto molto più ampio e complesso». Non ci è capitato molto spesso ultimamente, ma siamo d’accordo con il presidente. Il problema è che si tratta di ‘domande’ e di ‘riflessioni’ mica di poco conto.