Italia
31 Maggio 2023

I diritti TV della Serie A tra farsa e realtà

La Lega sta letteralmente dando i numeri.

Pensate se ci avessero detto, ai tempi degli albori di Stream e Tele+, che avremmo potuto vedere e ascoltare in televisione i dialoghi di arbitri e guardalinee in occasione di un fuorigioco. Pensate come avremmo reagito se, addirittura, ci avessero dato la possibilità di ascoltare i discorsi dei giocatori sul pullman prima di arrivare allo stadio, e mentre ”testano” il terreno di gioco. Giustamente avremmo stentato a crederci, ed anche a prenderla sul serio. Eppure tutto questo, dal 2024, diventerà realtà.


Più soldi alla Lega, meno per i tifosi


Il bando appena pubblicato si potrebbe riassumere con un motto: “più soldi per noi, meno per voi”. Un motto dove per noi si intende la Lega di Serie A, mentre per voi ovviamente gli appassionati di calcio e sostenitori dei venti (almeno per ora) club della massima divisione italiana. Già perché la grande novità, annunciata in pompa magna dall’amministratore delegato Luigi De Siervo, è che alla Serie A entreranno più soldi: grazie alla modifica della Legge Melandri infatti, voluta e ottenuta dal senatore Lotito, i diritti televisivi del campionato si potranno assegnare per la durata massima di 5 anni, e non più 3.

Ma non è tutto: l’intenzione della Lega è infatti quella di vendere il pacchetto principale – attualmente nelle mani di DAZN, con 9 partite in esclusiva – a entrambi gli operatori.

Intervistato da Repubblica in tempi non sospetti, quando il bando di cui parliamo era ancora in cantiere, Luigi De Siervo lo definì “il più difficile di sempre”. Questo perché i presidenti di Serie A erano ben consapevoli del flop di DAZN – che tra l’altro non ha più il supporto di Tim, fondamentale nell’assegnazione dell’ultimo bando di diritti televisivi – e inevitabilmente la partita a scacchi, considerate anche le alte pretese dei presidenti (con l’acqua alla gola), era complessa da giocare. La necessità di “sdoppiare” il pacchetto principale, che finora è sempre stato assegnato a un solo operatore, nasce proprio da qui.


Dazn, che due anni fa è andato all-in grazie al sostegno di Tim, ha da tempo fatto capire a Via Rosellini che non investirà nuovamente una simile cifre; con sky, invece, i rapporti sono ai minimi storici. Tra la Lega di Serie A e la società di Rupert Murdoch i rapporti erano sempre stati ottimi, forgiati da quasi vent’anni di accordi a suon di milioni, anzi di miliardi. Tutto però si è rotto con l’avvento della pandemia, quando il campionato si fermò per poi riprendere in estate senza pubblico e Sky rifiutò di pagare la seconda tranche degli 870 milioni di euro (chiedeva uno sconto per le cause di forza maggiore) mentre la Serie A decise di andare in tribunale.

La sentenza, arrivata solo lo scorso anno, ha costretto Sky a saldare la rata in questione (131 milioni di euro) e alcuni ipotizzano che dietro alla decisione dei presidenti di affidarsi a Dazn ci sia anche questo.

Fatto sta che, vendendo le 9 gare in esclusiva a entrambi gli operatori, si punta ad ottenere almeno 1 miliardo di euro, lasciando però in vendita un terzo pacchetto: quello che offre l’esclusività del match di sabato sera. Quanto vale questo nuovo pacchetto? Secondo le stime almeno 100 milioni di euro, l’indispensabile per raggiungere la cifra record. Ad aggiudicarselo potrebbe essere Amazon, forte del fruttuoso esperimento con la partita in esclusiva della Champions League; ma non è da escludere la concorrenza di Mediaset, che potrebbe portare una partita di Serie A in chiaro su Canale 5 o Italia 1.


Diritti TV Serie A

I pacchetti della follia


Il bando è stato disseminato di opzioni, mai come stavolta: tra i tanti pacchetti ”folli” (8) abbiamo la formula del “6+3+1”, che prevede 6 gare in esclusiva da una parte, 3 da un’altra e la restante a un terzo operatore, per un totale – per il tifoso/spettatore ovviamente – di ben tre abbonamenti. Per non parlare poi del pacchetto ”black friday”: partite divise a metà tra due emittenti (per esempio, 5 a Sky e 5 a Dazn) per tutta la stagione; tranne che nel periodo natalizio, quando solo una delle due avrà tutte le partite in esclusiva per tre settimane. Una roba da stimolare le più trans-umane distopie accelerazioniste americane.

Qui le otto opzioni che possono essere modulate su tre, quattro o cinque anni, per un totale di 21 combinazioni. Le ricapitola bene (e con chiarezza) Calcio e Finanza:


Pacchetto 1: 10 partite a giornata per un operatore; 3 partite a giornata per un secondo operatore su satellite e digitale terrestre (co-esclusiva); 3 partite a giornata per un terzo operatore via internet (co-esclusiva);

Pacchetto 2: 6 partite a giornata per un operatore (esclusiva); 3 partite a giornata per un secondo operatore (esclusiva); una partita a giornata per un terzo operatore (esclusiva del sabato ore 20.45, anche in chiaro);

Pacchetto 3: 9 partite a giornata per un operatore (esclusiva); 1 partita a giornata per un secondo operatore (esclusiva del sabato ore 20.45, anche in chiaro);

Pacchetto 4: 8 partite a giornata per un operatore (esclusiva); 2 partite a giornata per un secondo operatore (esclusiva del sabato ore 20.45 e della domenica ore 18.00, anche in chiaro);

Pacchetto 5: 7 partite a giornata per un operatore (esclusiva); 3 partite a giornata per un secondo operatore (esclusiva del sabato ore 20.45, della domenica ore 12.30 e della domenica ore 18.00);

Pacchetto 6: 5 partite a giornata per un operatore (esclusiva su 35 giornate); 5 partite a giornata per un secondo operatore (esclusiva su 35 giornate); 10 partite a giornata per un terzo operatore (esclusiva sulle restanti 3 giornate);

Pacchetto 7: 10 partite a giornata per due operatori (co-esclusiva totale);

Pacchetto 8: 9 partite a giornata per due operatori (co-esclusiva); 1 partita a giornata per un terzo operatore (esclusiva del sabato ore 20.45, anche in chiaro).


Diritti TV Serie A

A rimetterci saranno sempre i soliti


A quanto pare, capire come vedremo la Serie A nel 2024 è come parlare di fisica nucleare. Anche perché entrambi i competitor non sembrano disposti a investire grosse cifre, e si parla di un’ampia forbice tra le richieste della Lega e le possibili offerte dei principali operatori. Appare dunque difficile, se non impossibile, che uno dei due possa accaparrarsi tutta la torta, come ha fatto Dazn nel bando precedente. La certezza è però una: gli unici a perdere in partenza sono gli appassionati, i tifosi, coloro che vogliono poter vedere tutte le partite (per piacere) o che devono farlo (per lavoro).

Senza contare i problemi dello streaming, verso cui la strada è a dir poco spianata. Se è vero che Sky nell’ultimo anno ha lanciato un progetto molto importante come la “Sky Glass” – una televisione marcata Sky che va a sostituire il decoder – e vorrà tornare a fare del “pacchetto calcio” la sua punta di diamante, comunque non sembra disposto a investire cifre astronomiche. Mentre per quanto riguarda Dazn, che ci ha in questi due anni abituati a un servizio scadente, meno entrate non garantiranno certo un servizio migliore, anzi.

Qualcuno, di base, potrebbe infine obiettare che negare il monopolio sui diritti della Serie A, consegnandoli a più operatori (in questo caso due/tre), aprirebbe le porte a una concorrenza sui prezzi a potenziale vantaggio dei tifosi, magari con abbonamenti a costo scontato a patto di non “passare” alla concorrenza. Ci spiace dover fare la parte dei guastafeste, ma si tratta di una vera e propria chimera considerando che la cifra da sborsare per ottenere i diritti sarà comunque alta, e i ricavi minori di quelli attuali.

L’unica cosa che non cambierà, anzi, potrà soltanto peggiorare, è la qualità del prodotto.

A partire da un calcio spezzatino per cui siamo all’avanguardia in Europa (gran bel primato), con partite spalmate su ogni fascia oraria dal lunedì al venerdì. Se guardiamo altrove, in Germania quattro anni fa si è scelto di cancellare il Monday night per venire incontro ai tifosi; scelta seguita poi anche dalla Liga in Spagna. Ma pure l’opulenta e spettacolarizzata Premier è meno spezzettata di noi. Qui, figuriamoci cosa ci può riservare la lotta di due o tre operatori con fisiologiche esigenze commerciali.

Il tutto in un’elemosina da parte della Lega Serie A anche un po’ spiacevole, con i presidenti costretti a vendere pacchetti come se fossero set di pentole, per 3 ma anche 4 o 5 anni, con sconti per i primi 1000 clienti magari ma senza la formula soddisfatti o rimborsati (che lì sarebbe un problema). Si parla tanto di rilancio del calcio italiano, come se bastassero i risultati europei di un anno per giudicare la salute di un movimento. Ma guardando cosa siamo costretti a fare per tirare avanti, e per dare ossigeno a club e presidenti, più di qualche preoccupazione dovrebbe sorgerci.

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