Tedesco di nome e di fatto: l'allenatore italiano dello Schalke 04 che sta stupendo la Germania.
È la sera del 9 marzo 2016 e a Francoforte si conclude il 62° corso di formazione per insegnanti di calcio. La cerimonia è di duplice valore; mentre viene consegnato il premio alla vita ad Ottmar Hitzfeld per la sua splendida carriera, si conclude il corso durato 10 mesi per i 23 neo-allenatori. Tra i giovani ad aver appena terminato il percorso della DFB-TrainerAkademie, l’equivalente della nostra Coverciano, la quale consegna il patentino di Fußball-Lehrer (insegnante di calcio), ce n’è uno che è già conosciuto in ambito nazionale ed internazionale, Julian Nagelsmann. Il giovane prodigio tedesco è sulle bocche di tutti. Infatti solo un mese prima gli è stata affidata la panchina della prima squadra dell’Hoffenheim, nonostante egli non abbia ancora compiuto trentanni. Il migliore però non è stato lui, ma Domenico Tedesco, il quale è riuscito a raggiungere il miglior punteggio possibile, l’1.0. La scala di giudizio del sistema scolastico tedesco va infatti dall’1 (ottimo) al 6 (gravemente insufficiente). Tra i due inizia un parallelo che probabilmente li seguirà per il resto della carriera. Nello stesso periodo, Tedesco fa un passo importante per la scalata al successo, prendendo in mano il posto lasciato libero dal suo collega nell’under 19 dell’Hoffenheim.
La storia di questo sport ci racconta che la maggior parte degli allenatori sono ex-calciatori. Appese le scarpe al chiodo, la scelta di intraprendere la carriera da tecnico li stuzzica e non poco. Sembra un percorso naturale, dato che chi meglio può conoscere il campo se non chi lo ha calcato per una vita? E’ però possibile anche il caso contrario. Ci sono grandi allenatori che o non hanno mai giocato o hanno giocato poco e male. E’ il caso di Bill Struth, Arsène Wenger, Gerard Houllier, Carlos Alberto Parreira, Arrigo Sacchi e per ultimo Josè Mourinho, che provò la carriera da calciatore, ma i risultati carenti lo convinsero a cambiare strada. Scelta più che azzeccata. La vicenda di Domenico è ancora più inusuale. Da ragazzino si appassiona al pallone grazie al suo idolo, Roberto Baggio, che cerca di emulare facendosi crescere il codino. Alla tenera età di quattordici anni gioca a fare il giornalista, prendendo parte ad uno stage per la l’Esslinger Zeitung, un giornale della zona di Stoccarda, dove Tedesco vive e cresce. Il suo amore per il pallone non lo distrae dal costruirsi delle basi solide per il futuro. Il ragazzo studia ed ottiene una laurea in ingegneria industriale, successivamente un master in gestione dell’innovazione e di lingue ne parla ben cinque: italiano, tedesco, inglese, spagnolo e francese. Con un percorso scolastico del genere, se abiti in una delle regioni più floride della Germania, ovvero il Baden-Wurttemberg, non è difficile trovare lavoro. E infatti viene assunto dalla Mercedens-Benz come ingegnere. Chi si sognerebbe di muoversi da quella realtà? Un pazzo o un amante del pallone.
La sua carriera al di fuori del rettangolo verde era iniziata nel 2011, quando all’età di 25 anni Tedesco ricopriva il ruolo di vice-allenatore dell’Aichwald. Paese di poche anime, la cui squadra milita nella corrispettiva Promozione o Prima Categoria italiana. Dopo questa prima esperienza, l’ingegnere della Mercedes entra nel mondo professionistico occupandosi dell’Under 17 dello Stoccarda. Dopo due anni l’atteso rinnovo del contratto non arriva e allora si vede costretto a trasferirsi, raggiungendo Hoffenheim, dove nelle stagioni 2015/16 e 2016/17 si occuperà delle giovanili. Il secondo dei due anni non viene però terminato, perché a marzo arriva già la chiamata di una prima squadra. L’offerta è di certo l’ultima che un tecnico ancora in erba vorrebbe ricevere. A contattarlo è l’Aue, un club della Sassonia che milita nella seconda divisione e che in quel momento si trova in ultima posizione. La possibilità di bruciarsi è altissima, ma Tedesco mostra carattere e coraggio nell’accettare la sfida. È sicuro dei propri mezzi e ne esce da vincitore assoluto. Riesce nel miracolo di cambiare completamente identità alla squadra, e dopo le prime quattro partite ha raggiunto la metà dei punti che aveva ottenuto l’allenatore precedente. Undici sono le gare che Tedesco ha a disposizione e nelle quali i suoi uomini conquistano 20 punti fondamentali; è salvezza.
È l’estate del 2017, e mentre Nagelsmann si prepara ad affrontare i preliminari di Champions League contro il Liverpool, la carriera di Domenico Tedesco compie quello che può sembrare l’ennesimo salto nel vuoto. È lo Schalke 04 ad offrirgli la panchina. Una piazza importante, che nel suo palmares annovera ben sette titoli nazionali, cinque coppe di Germania, una Supercoppa di Germania e una Coppa Uefa. L’ultima stagione è stata disastrosa, conclusasi con un decimo posto che ha significato l’esclusione dall’Europa dopo otto anni. Nelle ultime tre stagioni sono stati ben tre gli allenatori a darsi il cambio, senza che nessuno riuscisse a lasciare traccia. Tra gli altri il nostro Di Matteo. Ora la scommessa è di quelle davvero rischiose: dare completa fiducia ad un giovanissimo alla sua prima esperienza in Bundesliga.
“Lo Schalke ha fatto la scelta migliore, il ragazzo farà strada”. (Joachim Löw)
Che il neo allenatore sia sicuro delle sue idee e non abbia paura di metterle in pratica, dalle parti di Gelsenkirchen lo capiscono già alla prima giornata. I padroni di casa ospitano la sorpresa dell’ultima Bundesliga, il Lipsia (o se preferite la squadra della Red Bull). La decisione che scombussola l’ambiente è la scelta di togliere la fascia di capitano a Benedikt Höwedes, il quale veste la maglia dello Schalke sin da quando aveva tredici anni, e relegarlo in panchina. All’entrata in campo il centrale tedesco è atteso dal suo allenatore, l’abbraccio tra i due è tutto un programma. I tifosi non la prendono bene, ma al fischio finale il tabellino recita due reti a zero per lo Schalke 04. Dieci giorni dopo la notizia è che la Juventus ha acquistato l’ormai ex-capitano dei biancoblu. Nonostante l’inizio burrascoso con i tifosi, il tecnico si è conquistato la fiducia dell’ambiente a suon di vittorie, riportando il club nelle posizioni di classifica che merita. Se c’è una partita o un momento simbolo che può, fino ad oggi, descrivere Tedesco, è il derby contro il Borussia Dortmund. Dopo venticinque minuti lo Schalke è sotto di quattro gol. Partita finita, penserebbero tutti. Vista soprattutto la situazione di crisi che stavano passando i gialloneri; quello sprint incredibile nella prima mezzora di gioco sembrava far pensare alla classica vittoria scaccia-fantasmi da derby. A rinascere sono invece gli uomini di Tedesco, che nella ripresa riescono a trasformare in realtà l’imponderabile. La rimonta inizia al 61’ e si conclude al 95’ con il gol del difensore brasiliano Naldo. Un 4-4 al cardiopalma, che entra di diritto nella storia della Bundesliga.
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L’incredibile rimonta dello Schalke 04 nel derby contro il Dortmund.
Lo Schalke è una squadra corta che predilige il gioco verticale. Lo schema utilizzato è il 3-5-2, che in fase di non possesso si trasforma in un 5-4-1 o in un 5-3-2, con una supremazia di uomini nella zona centrale, per evitare le incursioni nella parte di campo più pericolosa. Se c’è una cosa che salta all’occhio è l’ottimo posizionamento dei giocatori in fase di mancato possesso. Risultato che, come ha dichiarato lo stesso tecnico per Spielverlagerung, è possibile raggiungere solo dopo ore e ore di pratica. Importantissimo inoltre avere in campo 3 o 4 uomini che si occupino di fare da comunicatori, dando indicazioni o segnali ai propri compagni circa i movimenti da compiere. Pressing coordinato e ripartenze fulminee, come quella della seconda rete contro il Lipsia alla prima giornata, sono la migliore descrizione dell’identità di questa squadra. C’è poi da sottolineare il carattere e la visione di questo trentaduenne, nel cui sangue scorre la passione di una terra come la Calabria e nella cui mente spicca la metodicità e il pragmatismo tipici della Germania meridionale. Un perfezionista sul campo lavorativo, un ottimo conoscitore e lettore della tattica, incapace di riposarsi prima del fischio finale. Il richiamo della terra madre è ancora molto forte in lui; continua infatti a preferire Dante a Goethe, il vino alla birra e la pasta alle salsicce. Come dargli torto.
Dalla sua, il giovane tecnico ha anche un’altra capacità, che molti addetti ai lavori hanno definito un vero e proprio dono, e cioè quello di saper comunicare. Riuscire a convincere i propri uomini nel seguire il suo progetto, farli sentire parte integrante della squadra e mantenere in tutto questo un clima ideale durante la sessione degli allenamenti. Come quando dopo il pareggio contro il Wolfsburg, il giorno seguente organizzò una sorta di hamburger-party, quando magari la maggior parte dei tecnici avrebbe optato per una faticosa seduta di allenamento.
“L’allenamento tattico significa che guardiamo le riprese video e poi le esercitiamo sul campo. In seguito, chiedo sempre: ‘Ti senti a tuo agio con quello che abbiamo preparato? Sei in grado di eseguirlo?’ Se dicono di sì, poi li prenderò in parola. Quindi deve funzionare durante la partita”. (Domenico Tedesco)
Alla fine dell’anno solare è arrivata anche la promozione da parte della Bild, che nelle pagelle a tutti gli allenatori della Bundesliga gli ha conferito il massimo dei voti, bocciando invece Carlo Ancelotti. Lo Schalke al momento si trova in terza posizione, con gli stessi punti di Lipsia, Bayer Leverkusen e Borussia M’Gladbach. Ora Tedesco è atteso dall’ancor più difficile compito di confermare l’ottimo lavoro effettuato durante il girone d’andata. La Germania dimostra ancora una volta la propria mentalità improntata sul futuro, dando la possibilità a quelli che sono stati definiti i “laptop coaches” di sedersi su una panchina della massima serie e dimostrarne le capacità. Cinque gli allenatori under 40 nel massimo campionato tedesco. La rivoluzione è già iniziata, il futuro del calcio prevede sempre più tecnologia a disposizione di tecnici e addetti ai lavori. Tecnologia che venne introdotta nei campi da calcio da Jurgen Klinsmann. Allenatori giovani, ma già grandi. Per ora solo la Germania è pronta a dar loro fiducia.