Motori
02 Febbraio 2018

È la Formula 1 a non essere più appropriata

Ci hanno tolto pure le gioie alla griglia di partenza. Ora se lo guardano loro quello scempio di gare.

Nel 1920 d’Annunzio scriveva una lettera a Giovanni Agnelli, per ringraziarlo della macchina donatagli, e dirimeva una questione molto importante

«Mio caro Senatore, in questo momento ritorno dal mio campo di Desenzano, con la Sua macchina che mi sembra risolvere la questione del sesso già dibattuta. L’Automobile è femminile. Questa ha la grazia, la snellezza, la vivacità d’una seduttrice; ha, inoltre, una virtù ignota alle donne: la perfetta obbedienza. Ma, per contro, delle donne ha la disinvolta levità nel superare ogni scabrezza […]»

mandando a fare in culo Marinetti che da dieci anni andava sostenendo che un automobile ruggente è più bello della Nike di Samotracia. 

L’automobile è femmina e donna, punto. E il binomio donne&motori altro non viene che da quella proiezione psicologica che il maschio compie sull’auto, che diventa metonimia dell’amore, della passione, del sesso.

E invece leggo che quei bigotti della Liberty Media, il nuovo circus della Formula 1, hanno eliminato dalle griglie di parte dei GP le ombrelline, a partire dalla prossima stagione, evidentemente asfissiati dalla paranoia delle molestie sessuali. “We feel this custom does not resonate with our brand values and clearly is at odds with modern day societal norms” hanno annunciato mercoledì. Niente di più vero signori, infatti fate sbadigliare tutti come i valori della società cui andate incontro. Puritani si è sbrigato a bollarli quel vecchio marpione di Bernie Ecclestone, ex padrino del circuito, che ha ancora sale in zucca per comprendere quanto importanti fossero le bellezze in griglia prima della luce verde. Donne libere, consapevoli del ruolo. Non reificate come ci vogliono far credere dal Ministero della Verità.

Schermata 2018-02-02 alle 03.01.30

Schermata 2018-02-02 alle 03.01.43

Ecco cosa pensano le grid girls delle poliziotte del pensiero
Ecco cosa pensano le grid girls delle poliziotte del pensiero

Un tempo il pilota accendeva i motori consapevole del fatto che in gara sarebbe potuto morire. E si moriva, infatti, correndo. E le ombrelline con le gote rosse salutavano i loro piloti che andavano al fronte, in pista, rischiando di rimanerci, come succede in guerra. I piloti lasciavano l’amante del momento per amare e possedere l’auto, e vincerla, per poi tornare ad amare di nuovo le donne. Un bacio da soldato, un bacio da eroe nel ciclo inesauribile di amore e passione che ha alimentato per decenni il culto della velocità. 

James 'The Shunt' Hunt, una vita a 300 all'ora
James ‘The Shunt’ Hunt, una vita a 300 all’ora

Ora i piloti toccano tasti di computer che conducono macchine a motore ibrido amministrate da ingegneri algidi chiusi dentro quei box dove non si esulta nemmeno se si vince il gran premio di Marte. Con tutti quei regolamenti e bizantinismi per cui una gara è decisa sempre e soltanto dai giudici. E il risultato è questo sport meraviglioso diventato molle, fiacco, imbelle. L’avete voluto voi, una volta gli sponsor erano le case del tabacco, i piloti erano semidei e le ombrelline loro ninfe. Si sfidava l’impossibile e si entrava nel mito.

Ayrton
Gioia

In quest’epoca l’audience della F1 si avvicina a quella del tamburello, vincono le macchine e non chi le guida, i gran premi sono surrogati dei sonniferi. Ma il problema sono le ombrelline, in contrasto con i nuovi costumi. Difatti la nuova F1 piegata allo zeitgeist è proprio appropriata per questa società. Le ombrelline sono morte, viva le ombrelline, Donne libere. 

 

PS, non ditelo a James Hunt!

SUPPORTA !

Ormai da anni rappresentiamo un’alternativa nella narrazione sportiva italiana: qualcosa che prima non c’era, e dopo di noi forse non ci sarà. In questo periodo abbiamo offerto contenuti accessibili a tutti non chiedendo nulla a nessuno, tantomeno ai lettori. Adesso però il nostro è diventato un lavoro quotidiano, dalla prima rassegna stampa della mattina all’ultima notizia della sera. Tutto ciò ha un costo. Perché la libertà, prima di tutto, ha un costo.

Se ritenete che Contrasti sia un modello virtuoso, un punto di riferimento o semplicemente un coro necessario nell'arena sportiva (anche quando non siete d’accordo), sosteneteci: una piccola donazione per noi significa molto, innanzitutto il riconoscimento del lavoro di una redazione che di compromessi, nella vita, ne vuole fare il meno possibile. Ora e sempre, il cuore resterà il nostro tamburo.

Sostieni

Gruppo MAGOG

Super Santos, il pallone degli Italiani
Calcio
Niccolò Maria de Vincenti
23 Giugno 2022

Super Santos, il pallone degli Italiani

Lode al simbolo dell'estate italiana.
L’Inno della Champions
Cultura
Niccolò Maria de Vincenti
09 Dicembre 2021

L’Inno della Champions

Storia della melica più celebre del Calcio.
Francia, perdere e morire
Papelitos
Niccolò Maria de Vincenti
29 Giugno 2021

Francia, perdere e morire

Fuori dagli Europei e sull'orlo del collasso, il paese fa i conti con se stesso.

Promozioni

Con almeno due libri acquistati, un manifesto in omaggio

Spedizione gratuita per ordini superiori a 50€

Ti potrebbe interessare

Il sogno dell’ingegner Dallara
Altri Sport
Giacomo Cunial
27 Dicembre 2017

Il sogno dell’ingegner Dallara

E venne “la Stradale”.
Il D’Annunzio sportivo
Cultura
Alberto Fabbri
12 Marzo 2020

Il D’Annunzio sportivo

Un ritratto del Vate attraverso lo sport.
Ayrton Senna, l’immortale
Altri Sport
Luigi Fattore
01 Maggio 2021

Ayrton Senna, l’immortale

Da ben prima di quel dannato 1 maggio 1994.
Nikita Mazepin, licenziato perché russo
Motori
La Redazione
06 Marzo 2022

Nikita Mazepin, licenziato perché russo

Il neo-maccartismo continua spedito.
La retorica Ferrari produce solo tifosi
Motori
Giacomo Cunial
04 Agosto 2022

La retorica Ferrari produce solo tifosi

La pista, la piazza e la narrazione.