La Fiorentina ha giochicchiato, l'Olympiakos, meno forte di lei, ha vinto con merito.
Non l’ha persa neanche giochicchiando e specchiandosi troppo, come spesso le capita, la Fiorentina di Vincenzo Italiano. La finale di Conference League 2024 contro l’Olympiakos è stata semmai un manifesto di timorosa bruttezza. Se lo scorso anno contro il West Ham era stata la difesa non alta, ma altissima, della Viola a causare la rete decisiva di Bowen – ce la ricordiamo tutti –, nella partita di ieri sera Italiano ha optato per la strategia opposta: difesa a tre, grande attenzione difensiva, ma anche poco coraggio nell’offendere.
Un atteggiamento che la Fiorentina ha pagato a caro prezzo. A cinque minuti dal termine, El Kaabi ha messo la zucca su un pallone vacante e Terracciano, fin lì il migliore dei suoi insieme a Milenkovic, non ha potuto far nulla per evitare il vantaggio dei greci.
E pensare che – con buona pace di chi ha visto una Fiorentina sprecona, tipo la coppia Pardo-Parolo su DAZN – pochi minuti prima era stato sempre l’Olympiakos del demone Mendilibar (due coppe europee in due anni, entrambe vinte da subentrante, a marzo col Sevilla e a febbraio con l’Olympiakos) a sfiorare la rete del vantaggio, ma sul destro affilato di Jovetic Terracciano era stato miracoloso. E così a inizio partita, sul destro rasoiato di Podence. Quest’ultimo, insieme forse al subentrante Horta e Iborra nel mezzo (anni 36), ha spiccato per qualità tecniche in un mare di mediocrità calcistica.
È stata una finale davvero brutta, e giustificarne l’estetica con la posta in palio non è evidentemente lecito. La Fiorentina, che fa del palleggio la propria forza, non è riuscita a mettere insieme due passaggi, se non in un caso, quando poi Ikone è andato alla conclusione mancina (eravamo nel secondo tempo supplementare) fallendola malamente come siamo abituati a vedergli fare. Per il resto, davvero poco.
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Troppo poco per una squadra che avrebbe dovuto mangiarsi il campo, alla terza finale in due anni, la seconda consecutiva in Conference League. E che invece si è fatta surclassare dalla classe operaia – è letteralmente il caso dell’ex carpentiere El Kaabi, 11 gol in questa edizione – dei greci. Così l’Ellade entra finalmente nell’alveo delle Nazioni vincenti a livello europeo per club.
Ci voleva la Fiorentina di Italiano per stabilire un miracolo simile. Senza essere troppo cattivi, cerchiamo però di ridimensionare questo allenatore, non a caso ribattezzato Iraniano da qualche geniale utente del Twitter Calcio. C’è poco da fare: quando si tratta di quagliare, si direbbe con un termine insieme tecnico ed aulico, la sua Fiorentina si scioglie. Dopo tre anni non rimarrà che questo: l’ipotesi di una bellezza mai davvero compiuta, di un trionfo strozzato in gola. Se è vero che quando Italiano ha preso la Fiorentina, la Fiorentina era a misura d’Italiano, Commisso farebbe bene a chiedersi se sia ancora così all’indomani di un’altra finale persa. Probabilmente già l’ha fatto.