La tecnologia arriva anche in panchina sotto forma di tablet, rischiando di consegnare gli allenatori a calcolo ed algoritmi.
La chiesa è gremita, due giovani sposi davanti all’altare stanno per scambiarsi le promesse nuziali, quando, ad un tratto, un signore seduto tra la panche riceve una chiamata sul proprio cellulare. Si tratta del padre della ragazza, un rinomato chirurgo del quale sono appena state richieste le preziosissime capacità.
È costretto, così, a lasciare la cerimonia e, una volta all’esterno, con l’ausilio di una tecnologia all’avanguardia, si mette in contatto con i suoi collaboratori, in una sorta di video chiamata, per dirigere manualmente su uno schermo apparso dal nulla le prime operazioni dell’intervento, così che possa delegarne la restante parte. Terminato il tutto, in un batter d’occhio si reimmerge tra gli invitati, riuscendosi a godere il giorno più importante della vita di sua figlia.
No, non si tratta di un film a tinte suggestive e futuristiche alla Blade Runner, è, invece, l’ultimo spot di una nota compagnia telefonica. Un primo tentativo di tessere le lodi della prossima considerevole innovazione che investirà l’occidente, la connessione 5G. Una piattaforma rivoluzionaria, ora anche al centro delle polemiche per le potenti emissioni ritenute assai dannose per l’essere umano ma che, in un futuro prossimo, si immaginano capaci di rendere tutte le attività interconnesse fra di loro ed alla massima velocità.
Lo spot della TIM per il 5G: presentato così un modo per tenere insieme competenze indispensabili e umanità
Dalla prima giornata del girone di ritorno della Serie A, anche il mondo del calcio avrà la possibilità di sperimentare una rivoluzione tecnologica. Il prossimo 19 gennaio sancirà infatti l’inizio di una nuova era per questo sport: dopo aver recentemente equipaggiato gli arbitri con il VAR, verrà introdotto un software che agevolerà le decisioni degli allenatori. Parliamo del “Football Virtual Coach”, un supporto che sotto forma di un comune tablet analizzerà la partita in tempo reale, andando a consigliare lo staff tecnico su dove sia meglio intervenire. Come afferma il CEO di Mathandsport, startup che ha partorito l’idea:
“tutte le panchine del nostro campionato avranno la possibilità di trovare immediatamente le relazioni causa-effetto tra le performance di un atleta, un reparto, una squadra, e gli eventi che le hanno generate”.
Verranno messi in evidenza i punti di forza e di debolezza propri e dell’avversario, il tutto tramite modelli matematici che riconoscono gesti tecnici o schemi di gioco, ed algoritmi che sono in grado leggere la pericolosità dell’azione.
Un vero e proprio punto di non ritorno per il sistema calcistico. In tutto questo tempo, infatti, i cambiamenti e le riforme apportati alle regole ed ai mezzi di dotazione non erano ancora approdati sul terreno delle decisioni tecniche. Ambito che, per antonomasia, rappresenta la massima espressione delle capacità umane, le quali riescono ancora a fare la differenza.
Si corre il forte rischio che la fiducia cieca che in generale si sta riponendo verso l’intelligenza artificiale porti gli allenatori a fidarsi più delle decisioni del software rispetto alle proprie intuizioni. Una deriva pericolosissima che paradossalmente avvicinerebbe questa disciplina ad un gioco come il Fantacalcio, dove prima di ogni asta si va a cercare il profilo del calciatore con le statistiche migliori, ponendo in secondo piano le sue abilità e peculiarità.
Senza dare giudizi a priori, l’auspicio è quello che la tecnologia si limiti ad incarnare un ausilio, un mezzo ancora più potente, in grado di sfruttare le competenze distintive che caratterizzano l’essere umano. Anche perché, chi è cresciuto potendo apprezzare gesti come le manette di Mourinho o le espulsioni di Mazzarri per caricare la squadra, non riuscirebbe a sopportare che la verve dei più grandi allenatori venga contenuta dalle direttive di una fredda – per quanto efficiente – macchina.