Viva la F1 a Las Vegas! Nella “capitale mondiale del divertimento” è andata in scena un’altra puntata della Formula 1 entertainment by Liberty Media. La domanda che ritorna è sempre la stessa: siamo sicuri che quello a cui ci stiamo abituando ad assistere sia in qualche modo interessante, non solo dal punto di vista sportivo? Abbiamo provato a mettere da parte giudizi, opinioni e critiche e goderci lo spettacolo. Ma nonostante il commentatore internazionale della F1 ci provi durante il GP a dire (testualmente) “la gara sta offrendo dell’ottimo intrattenimento”, il risultato è sempre lo stesso: questa F1 non trasmette emozioni.
Per quanto i piloti siano degli sportivi straordinari, e Max Verstappen e Charles Leclerc siano riusciti con il loro talento a colorare con un po’ di intensità la gara, non basta. Questo format e la filosofia che c’è dietro castra lo sport e i piloti. Se il futuro è l’intrattenimento, tantovale rinchiudersi direttamente in The Sphere. Il GP a stelle e strisce puntava tutto sull’immagine, ovviamente, ma è proprio da questa prospettiva che il flop è stato clamoroso. Visto dalla TV il circuito era semplicemente orribile sia da un punto di vista tecnico sia da un punto di vista estetico.
Sembrava un grosso tracciato per la Formula E (sigh!): le recinzioni di sicurezza altissime, la poca visibilità, le troppe luci, l’inaccessibilità per il pubblico, i problemi per i residenti. Tutto ciò ha cancellato il motivo stesso per cui la F1 si trovasse lì. Monoposto capolavori di ingegneria, tecnologia e potenza, gareggiare in una pista di Formula E XXL è stato desolante e si è capito da subito, dalle prove libere, che non sarebbe stato uno grande spettacolo. È arrivata però una inaspettata ma veemente difesa d’ufficio da parte di Toto Wolff, team manager di Mercedes e una delle figure più influenti e potenti del paddock, dopo le polemiche sul tombino “esploso” al passaggio di Carlos Sainz.
«È del tutto ridicolo, come puoi osare parlar male di un evento che ha fissato nuovi standard in tutto? Liberty ha svolto un lavoro fantastico e, solo perché una griglia si è staccata nelle libere 1, non dovremmo lamentarci».
Una tesi difensiva ben argomentata a cui il manager ha aggiunto “in ogni caso non c’è nessuno che guarda agli orari europei, andiamo!” Abituati come siamo a questa piega (o piaga) dell’intrattenimento e monetizzazione intrapresa dalla proprietà americana per rinvigorire e attrarre nuovo pubblico alla specialità, nonchè all’arroganza con cui questi nuovi format vengono proposti dall’alto in basso, non ci stupisce che Wolff sia allineato al nuovo corso e si sia reso leader di chi questa nuova F1 la vuole difendere ideologicamente.
Una gara – come sottolinea Paolo Ciccarone su RMC motori – «fortemente voluta da Liberty Media, che si è accollata i costidi organizzazione dell’evento, stimati in 800 milioni di dollari, di cui 400 solo per la parte paddock e intrattenimento, con un ritorno annuale di 1,7 miliardi di dollari secondo quanto detto dal presidente Greg Maffei ma di cui non si è visto un solo documento valido per certificare questi dati».
Un aspetto interessante del weekend appena trascorso, però, sono state le critiche quasi unanimi da parte di chi poi in pista ci va con tuta e casco. Tralasciando il triste fatto che i piloti Ferrari non si espongano mai in modo forte e chiaro, in questo assomigliano al loro Presidente, sono stati molti i campioni a dire la propria. A Lewis Hamilton, Lando Norris e Max Verstappen solo per citare i più carismatici, non è piaciuto il circuito e il concetto stesso della gara vista più come uno show che un Gran Premio di Formula 1.
Senza dubbio il commento più forte è stato quello del campione del mondo in carica: «guai a parlare di Vegas come se fosse Monaco, a Montecarlo c’è storia e cultura della disciplina». Per poi rincarare: «così è 1% sport e 99% show, mi sento un pagliaccio. Capisco che i fan, forse, hanno bisogno anche di qualcosa da fare in pista. Ma penso che sia più importante far loro capire cosa facciamo, come sport. La maggior parte di loro viene solo per fare una festa, bere, vedere un DJ o uno spettacolo. Posso farlo in tutto il mondo. Posso andare a Ibiza e ubriacarmi completamente, divertirmi».
Parole nette, a cui si è sentito in dovere di rispondere Steve Hill, Chief Executive Officer of the Las Vegas Convention and Visitors Authority: «Max è stato un po’ avventato nei commenti. Forse è solo un po’ nervoso…». Sempre allegri bisogna stare, cantava Jannacci. Anche noi, appassionati e spettatori per lo più europei, invecchiati e anacronisticamente legati a un motorsport più puro, dovremmo stare allegri, non piangere e sorbirci questi Gran Premi a orari improponibili in location ancor meno accettabili senza possibilità di critica perchè è così che va, e basta. E allora, come cantava Elvis, viva Las Vegas!