Ridate (a noi, Germania e Spagna) gli attaccanti veri.
Non sta ancora tramontando l’epoca del falso nove, altrimenti ieri Spagna e Germania non sarebbero scese in campo senza una punta di ruolo – la prima con Asensio a svolgere quei compiti, la seconda con Thomas Müller. Però, per fortuna, sta tramontando l’ideologia del falso nove: tanto nei salotti buoni calcistici, in cui i commentatori si fanno scappare frecciatine a lungo trattenute sull’indispensabilità di un attaccante vero, quanto tra gli appassionati di calcio in generale. Basta con quell’insopportabile feticismo per lo spazio al posto dell’attaccante, con quell’inspiegabile piacere nerdistico procurato a molti dal “superamento” del numero 9 e della punta in generale, vecchi residui novecenteschi e reazionari.
Ieri in Spagna-Germania (1-1) prima è entrato Morata, che dopo neanche 10 minuti ha portato i suoi in vantaggio con un grande gol, per chi è in grado di comprenderlo, da attaccante vero – i suoi gol «rivendicano qualcosa di antico, il 9 che anticipa tutti come un panzer e buca la porta senza dire una parola di più, senza soliloqui, senza conversazioni, una parolaccia e via», ha scritto stamattina Manuel Jabois su El Pais; poi è stato il turno di Nicklas Füllkrug, più teutonico che mai, che dopo essere entrato al 70′ ha spaccato la partita e la porta avversaria con una rete da autentico ‘bomber’. E pensare che, alla vigilia dei trent’anni, Fullkrug non lo conosceva nessuno: attaccante del Werder Brema, fino all’anno scorso giocava addirittura in 2. Bundesliga (la serie B tedesca).
E la sua migliore stagione in Bundes, condita da 6 gol, era arrivata a 27-28 anni, sempre con la maglia del Werder.
Da lì ha iniziato a segnare e non si è più fermato – quest’anno nel campionato tedesco sono già 10 i centri (più due assist) in 14 partite, il 40% delle reti totali del Werder Brema. Come se avesse imparato il mestiere tutto di colpo: un po’ come Luca Toni, che ha cominciato a segnare caterve di gol dai 26 anni in poi. Poi certo, Füllkrug è un attaccante “moderno”, versatile, capace di venire a prendersi palla, di svariare, di allargarsi e così via. Ma ciò non toglie che, viva Dio, sia un numero 9. Uno che fa valere il proprio fisico in area, che salta di testa, che protegge palla e tira in porta. Non un Thomas Müller, con tutto il rispetto per uno dei nostri giocatori preferiti, costretto ad agire da falso attaccante.
“Il calcio senza centravanti è bello, ma chissà perché poi, quando stai con l’acqua alla gola, al centravanti vai. E il centravanti ti salva. Lo spettro di un’eliminazione fa scattare nel tecnico tedesco quella che si direbbe una resipiscenza conservativa, cioè un ritorno all’ortodossia del centravanti di ruolo”.
Così ha scritto Alessandro Barbano nel suo editoriale odierno per il Corriere dello Sport, ma il dibattito è sorto anche in Spagna, laddove la Roja ha mostrato gioco e risultati ben più convincenti di quelli tedeschi. Qui si si chiede oggi se quello del ‘falso nueve’ non sia un limite anche per la squadra di Luis Enrique, con un Morata che ha cambiato le carte in tavola: «Grazie al suo contributo la squadra ha idee più chiare, un riferimento da cercare quando si accosta all’area o vuole far danni in velocità. La nazionale ha giocato solo due partite, ma torna sul tavolo il dibattito», ha scritto Ivan Orio su Abc.
Nel frattempo per noi è un piacere fanciullesco, quasi ancestrale, vedere attaccanti che fanno quello che gli riesce meglio: segnare. Un mestiere antico, come quello del centrale di difesa, per cui a volte non serve essere grandi giocatori: un mestiere che anzi si può apprendere con il passare degli anni e con la maturazione, come successo a Füllkrug, a Toni e a miriadi di bomber di provincia. È meraviglioso allora vedere il taglio sul primo palo di Morata, movimento da attaccante puro, e il tocco di esterno a bruciare Neuer; come è rinfrancante, magari dopo oltre 80 minuti di attacchi sterili e inconsistenti, vedere la punta tedesca (subentrata un quarto d’ora prima) far partire un missile di collo che si insacca all’incrocio avversario. Piaceri semplici, per uomini semplici.