Cupi pensieri sull'esportazione della Liga negli USA.
Ormai una decina di giorni fa è stato concluso un accordo che probabilmente cambierà per sempre lo svolgimento dei campionati europei. Infatti è stato ufficializzato lo stadio dove si svolgerà l’incontro di Liga tra Girona e Barcellona, l’Hard Rock Stadium di Miami. Questo annuncio, frutto della collaborazione tra la Liga e la società di intrattenimento “Relevent Sports“, giunge alle nostre orecchie tristemente accompagnato dalle campane a morto, che rintoccano l’ultima ora del calcio.
Sì, questo presentimento può sembrare esagerato e prematuro, tuttavia ci sembra che una nuova strada sia stata tracciata e che tale percorso conduca la nostra concezione di pallone direttamente al camposanto. Sebbene la saggezza popolare ammonisca che “a pensare male si fa peccato“, il nostro timore è suffragato dal fatto “che spesso ci si azzecchi“.
Così, ci sembra ormai palese il tentativo di ridurre il calcio a mero spettacolo da esportare, un bene tangibile da offrire a nuovi e remunerativi segmenti di clientela (varia e multiforme). Rimossi gli ultimi vincoli di appartenenza territoriale, il mercato non ha confini ed il prodotto può raggiungere nuovi consumatori.
Già, quei simpatici “tifosi“, tutti selfie, ridicoli balletti e kiss-cam, che foraggiano il carrozzone di NBA, NFL e compagnia, potranno ora cibarsi di calcio. Il loro, sia chiaro, perché il nostro evidentemente non sollazza a sufficienza il loro appetito (per fortuna!). Che sogno sarà per i mercanti del pallone poter battere cassa oltreoceano, anche al di fuori delle tournée estive.
A chi ci ricorda che l’iniziativa riguarda esclusivamente la realtà spagnola, rispondiamo che ci sentiamo autorizzati a mettere le mani avanti, considerando la capacità dei nostri dirigenti di importare i peggiori modelli dall’estero. Le Supercoppe italiane giocate all’estero sono stati dei tentativi di elemosinare dollari e yen, tentativi che temiamo si possano ripetere. A chi sottolinea i rimborsi garantiti ai tifosi del Girona in vista della “disagevole trasferta“, ribattiamo direttamente chissenefrega. Il calcio non è un circo, né uno spettacolo teatrale. Per chi lo ama davvero, il pallone non sarà mai un semplice oggetto. Figurarsi un prodotto.
La vita di Saúl Ñíguez è un diario pieno di dolore, rivincite e finali perse. A 22 anni però sembra già pronto per aggiungere pagine nuove e decisive alla sua carriera.