Estero
06 Luglio 2022

Garibaldi e il Nottingham Forest

Una storia (di calcio) nella storia (dei popoli).

Dopo aver passato ventitré anni nel limbo della Championship e della League One, un club leggendario del calcio inglese come il Nottingham Forest è finalmente tornato in Premier League. Il grande merito della tanto agognata promozione in massima serie non può che andare al tecnico gallese Steve Cooper, che aveva ereditato la panchina dei “Reds” a settembre (in seguito all’esonero del manager irlandese Chris Hughton) con la squadra invischiata nella zona retrocessione.

Cooper ha guidato il Nottingham dai bassifondi della classifica ad un’incredibile quarto posto, permettendo così ai rossi di giocarsi gli spareggi per entrare in massima serie: battuto nella doppia semifinale lo Sheffield United ai calci di rigore, nella finale playoff giocata a Wembley contro l’Huddersfield Town il Nottingham è riuscito ad avere la meglio su questi ultimi per uno a zero, festeggiando così una promozione a lungo inseguita e desiderata.


DA CLOUGH A GARIBALDI


Uno dei più grandi allenatori della storia del gioco, Brian Clough, a Nottingham viene ancora oggi venerato come una “divinità pagana”, allo stesso modo in cui Maradona viene venerato a Napoli. Parliamo di due uomini eccezionali (uno in campo, l’altro in panchina) capaci di trasformare quella che era sempre stata una piccola squadra in una grande squadra, in patria e in Europa.

Nel caso di Clough l’impresa realizzata fu forse anche maggiore rispetto a quella del “Pibe de Oro” in terra partenopea: vincere un campionato da neopromossa e poi arrivare a trionfare due volte consecutive in Coppa Campioni è qualcosa che, con ogni probabilità, non si ripeterà più nella storia del football. Oltre al mitico Brian, a Nottingham c’è però un altro uomo che viene ancora oggi ricordato affettuosamente dai tifosi del club. Non un giocatore, né un ex-presidente o un ex-allenatore. A dirla tutta, non era neanche un uomo di sport, e non era neppure di nazionalità inglese: il suo nome è Giuseppe Garibaldi.

GARIBALDI NOTTINGHAM FOREST

Sì, proprio lui, l’Eroe dei due mondi, il “Comandante dei mille”, la figura simbolo del Risorgimento italiano, che più di tutte contribuì alla nascita della nostra nazione. Ma come è possibile che uno come Garibaldi abbia un “legame” con una squadra di calcio inglese, lui che probabilmente neppure sapeva cosa fosse il calcio?

E com’è possibile che gli allora fondatori del Forest conoscessero Garibaldi e ne fossero degli ardenti ammiratori? La questione in effetti restò per molto tempo un mistero, finché uno studioso di Nottingham, Roger Bromley, professore emerito presso l’omonima università in “cultural studies”, non si mise a compiere delle indagini sul campo, i cui risultati sono stati pubblicati poi in un articolo del 2014. Bromley, tifoso “Reds” sin da giovanissimo, iniziò la sua ricerca dopo che, curiosamente, sentì in prima persona varie espressioni utilizzate dagli stessi tifosi del club quando i risultati e le prestazioni di gioco erano di basso livello: una tra queste recitava esplicitamente

they’re not fit to wear the Garibaldi, letteralmente “non sono degni di indossare la Garibaldi”, riferendosi alla maglia della squadra.

Indagando a fondo sulle origini di questo affascinante “legame”, Bromley scoprì che i 15 membri fondatori del club, nato nel 1865 (quattro anni dopo l’Unità d’Italia), dichiararono nello statuto fondativo che il colore della divisa ufficiale del neonato Forest dovesse essere proprio il “rosso Garibaldi”, come esplicito omaggio al generale e al suo esercito volontario che vestiva con delle camicie rosse.

Garibaldi inoltre nell’aprile del 1864, non a caso un anno prima della nascita del club, si era recato a Londra, ricevendo un’accoglienza più che trionfale da numerose folle che lo acclamavano, venendo ricevuto anche dall’allora Primo Ministro Henry John Temple Palmerston. Nella capitale venne ben accolto anche da varie associazioni di stampo massonico (Garibaldi stesso era massone, membro influente del “Grande Oriente d’Italia”), di cui facevano parte esponenti della classe medio-borghese, generalmente commercianti e artigiani, i quali erano molto vicini alle idee politiche repubblicane del nostro: come aggiunto da Bromley

è probabile che anche i membri fondatori del Forest appartenessero a quella specifica classe sociale”.

robin hood garibaldi nottingham forest
Oltre a Garibaldi, un altro simbolo (eroico) della borghesia utilizzato dai tifosi Reds è quello di Robin Hood

Malgrado non si fosse mai recato a Nottingham (nel suo viaggio inglese Garibaldi soggiornò soltanto a Londra), il generale italiano era comunque divenuto popolarissimo nella città, tanto che negli anni immediatamente successivi alla sua visita londinese gli furono intitolati diversi pub e alcune strade. Alcuni deputati di Nottingham, inoltre, poco prima che Garibaldi se ne andasse, gli fecero visita nella capitale, strappandogli la promessa di visitare un giorno la loro città (promessa mai mantenuta ndr).

Ovviamente anche la “camicia rossa” garibaldina iniziò a spopolare, e per l’epoca, secondo Bromley, “doveva essere percepita come lo sarebbe stata la maglia di Che Guevara cento anni dopo, comunque accettata senza particolari problemi, considerato poi che molti ammiratori del generale non erano necessariamente radicali e rivoluzionari”. Tornando al calcio, c’è da segnalare che uno dei padri-fondatori del Milan, ovvero Herbert Kilpin, era proprio di Nottingham, ed iniziò ad approcciarsi al calcio giocando negli anni scolastici in una squadra amatoriale chiamata “Nottingham Garibaldi”.

Non è chiaro se per la scelta dei colori rossoneri milanisti Kiplin abbia avuto una minima ispirazione dal “rosso Garibaldi”, ma è invece provato che il colore rosso dell’Arsenal sia stato ispirato direttamente da quello del Forest: quando, vent’anni dopo la fondazione del club, due ex-giocatori del Nottingham si trasferirono a Londra, nel quartiere di Woolwich, si fecero dare dal loro vecchio club proprio delle divise “rosso Garibaldi”, per aiutarli a formare un nuovo club costituito da operai di una fabbrica di armamenti, la “Royal Arsenal”. E da lì la storia fece il suo corso.

Oggi, dopo più di 150 anni dalla nascita della società, è più che sorprendente scoprire come i tifosi del Forest non si siano affatto dimenticati del generale italiano, e dunque delle loro origini. Tutt’ora i fans della squadra si autodefiniscono “Garibaldi Reds, probabilmente per distinguersi da tutti gli altri club del calcio inglese che posseggono questo colore, ricordandogli che il loro è quello “originale”. A Garibaldi è dedicata la sala conferenze della società, denominata “Garibaldi Room”, e persino un gioco a premi chiamato “Garibaldi Golden Goal Gamble”, giocato dai tifosi alla fine del primo tempo di ogni match casalingo.

L’omaggio più sentito al rivoluzionario italiano è stato però ideato nel 2016 su iniziativa dei tifosi, creatori di una community online indipendente e auto-finanziata, chiamata “Forza Garibaldi”, nata in risposta alle esigenze dei tifosi di celebrare degnamente il 150esimo anniversario della nascita del club. I tifosi del Nottingham volevano recuperare le vecchie radici della loro squadra e tradurle nel “calcio moderno”, senza però modificarne l’essenza profonda. Un’operazione che ha avuto un grandissimo successo, dato che gli iscritti alla “community garibaldina” sfiorano le 20.000 unità. I Fan Token? Il Metaverso? I tifosi del Forest hanno detto no, loro hanno scelto (da sempre) Giuseppe Garibaldi.


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