Il presidente FIGC e il potere come ricatto.
“Non sei d’accordo con me? Allora io ti revoco l’incarico”. Potremmo immaginare così il dialogo avvenuto tra Gravina e Balata dopo l’annuncio di Giancarlo Antognoni come nuovo capo delegazione della Nazionale U21. Il presidente della Lega di Serie B infatti, che aveva ricevuto l’incarico come riconoscimento del lavoro svolto dal campionato cadetto nella formazione e nella tutela dei giovani italiani (la maggior parte degli azzurrini proviene dal secondo campionato di calcio italiano), è stato infatti rimosso improvvisamente dal suo ruolo, malgrado avesse assunto la carica nel 2021 in vista dell’Europeo e del quadriennio olimpico.
Il tutto dopo il duro confronto della settimana scorsa in sede di Consiglio Federale, laddove la Figc ha approvato il proprio piano strategico con le relative norme per l’iscrizione ai campionati, introducendo parametri diversi tra la Serie A e il resto del calcio professionistico: il massimo campionato si rifarà alle norme Uefa, meno restrittive, mentre Serie B e Lega Pro avranno parametri molto più stringenti. La Lega di Serie B è stata l’unica a dissentire pubblicamente sulla riforma, astenendosi dalla votazione e ponendo una serie di questioni legittime.
La prima fra tutte: cosa accade quando un club di Serie A retrocede e non è in linea con i parametri della Serie B? Quesito al quale non è seguita risposta da parte della federazione.
In effetti, il numero uno della Serie B aveva subito espresso la propria idea sulla decisione assunta dal Consiglio Federale: «Abbiamo sollevato criticità sui parametri diversi tra noi e la A in relazione alle società che vengono promosse e retrocedono. È stato riconosciuto come queste problematiche possano impattare rispetto alle iscrizioni in B, vogliamo capire come opereranno in concreto i criteri e faremo le valutazioni con le nostre associate. Anche la A sa che esiste questo problema. Abbiamo manifestato disagio circa questo cambio di rotta quando i precedenti documenti avevano affermato un principio diverso rendendo tutto omogeneo tra le diverse leghe».
Il cambio di rotta d’altronde è stato improvviso e solo Balata, in rappresentanza della Serie B, ha espresso la propria perplessità. Una sottolineatura non gradita a Gabriele Gravina, che circa 24 ore dopo ha tuonato: «Insinuare dubbi e opacità sul sistema federale dei controlli mina la credibilità del sistema calcio». Alla luce di ciò, l’epurazione di Balata fa pensare a una sorta di vendetta da parte di Gravina, e ad una volontà di gestire il calcio italiano senza alcuna interferenza e forma di dissenso. Per un sistema calcio con la credibilità (e i fallimenti) del nostro, di certo non l’immagine migliore.