Il difensore spagnolo ha parlato ancora una volta senza filtri.
Mullet pronunciato, baffo da pornodivo anni ’80 e orecchino cerchiato e laccato in oro. Lombrosianamente parlando, Hector Bellerin è già un uomo d’altri tempi. Considerato all’unisono il calciatore più esteticamente iconico del XXI secolo – secondo forse solo a David Beckham –, infortuni e attese disattese ne hanno frenato il potenziale intravisto ai tempi dell’Arsenal. Oggi che Bellerin gravita nella Liga spagnola, tra Betis e Barcellona, di lui si sono quasi perse le tracce a livello calcistico. Ma Bellerin continua a far parlare di sé per quella sfrontatezza nelle dichiarazioni che ne fa un contrastiano della prima ora.
Già nel 2022, ricorderete, all’indomani dello scoppio della guerra russo-ucraina, Bellerin aveva detto: «È un po’ difficile da accettare che siamo più interessati a questa guerra che ad altre. Non so se è perché (gli ucraini) sono più simili a noi o se a causa di un conflitto che può riguardarci più direttamente, dal punto di vista economico o da quello dei rifugiati. Ma non si parla più della guerra in Palestina, né di quella in Yemen, in Iraq… Anche il fatto che la Russia non sia stata ammessa ai Mondiali è qualcosa che non capisco».
Due giorni fa, parlando proprio dei prossimi mondiali, Bellerin si è pronunciato a favore dei tifosi utilizzando parole coraggiose e profonde, cosa che pochissimi altri colleghi fanno – nonostante tra professionisti e tifosi si dia quel legame ontologico di cui vi avevamo parlato qualche giorno fa.
Lo ha fatto pronunciandosi sul concetto di mondiale itinerante, un’idea che Infantino ha evidentemente scopiazzato agli europei di tal fatta, in un’ottica geo-globale che prevede il coinvolgimento di tutto e tutti, a discapito della salute del pianeta calcistico (ogni metafora è puramente casuale): «il calcio sta diventando sempre più elitario, giorno dopo giorno. Disputare il mondiale in tre diversi paesi rende difficile, se non impossibile, per i tifosi seguire la propria nazione». È interessante che Bellerin utilizzi nation nell’intervista originale anziché national team. Un dettaglio non da poco a nostro avviso, che rivela la sensibilità profonda del ragazzo su certe tematiche.
Bellerin ha poi continuato il suo intervento (intervistato dalla BBC) spiegando come tutto questo porti a «perdere l’essenza del calcio per ciò che esso davvero rappresenta: vale a dire, le persone che ci seguono e ci vengono a guardare e sostenere ogni weekend». Mentre queste parole volano libere e inascoltate nell’etere, siamo sicuri che Infantino e compagnia stanno studiando l’introduzione di robot generati dall’IA all’interno degli impianti: anche perché se va come nell’ultima edizione in Qatar, dove c’è stato bisogno di pagare degli attori per dare una parvenza di partecipazione dei tifosi all’evento, c’è il rischio che molti altri oltre a Bellerin si sveglino. Un rischio che la FIFA, propensa a snaturare l’essenza del gioco, non può correre.