Cosa abbia più dell’assurdo, tra l’annuncio dell’Azerbaijan (“possiamo garantire la sicurezza di Mkhitaryan“) e le perplessità dell’Arsenal espresse in un comunicato stampa da teatro dell’assurdo, con tanto di Emery che, in quanto basco, ha sottolineato la propria simpatia (nel senso etimologico del termine) nei confronti del proprio giocatore, cosa in tutto questo abbia più dell’assurdo, dunque, è l’inquietante silenzio dellaUnion of European Football Associations. Se digitate “UEFA” su Google, salvo smentite spoglie, troverete al più qualche notizia generica sulla “Superchampions” (scil. l’ultima masturbazione acchiappa soldi), il mercato del Milan e i suoi problemi, il faccione sorridente di qualche potente a caso. Del caso Mkhitaryan, non una parola.
E sul sito ufficiale? Spicca Time for Action – paradossale, nevvero? -, “first women’s football strategy”, qualche articolo su Champions ed Europa League. Poco altro. Del caso Mkhitaryan, non una sola riga. Tuttavia, o proprio per ciò, la notizia sta facendo rapidamente il giro del mondo. Mkhitaryan non potrà partecipare alla finale di Baku per i “delicati” rapporti tra Azerbaijan e Armenia. Il ragazzo, armeno, non se la sente di partire coi compagni. La sua vita è in pericolo.
la decisione di premiare non solo Baku come città della finale di Europa League ma anche di permettere all’Azerbaijan di ospitare quattro incontri durante Euro 2020 è vista da alcuni come tutt’altro che irrelata ai potenziali ricavi provenienti dal petrolio di cui è ricco il paese.
La tesi di MacInnes, giornalista del Guardian, suona chiara fin dal titolo del suo articolo: “Baku farce is a reminder football should use its influence for the better“. E’ chiaro che di fronte all’ennesima farsa (farce) targata UEFA hanno gioco facile coloro che dietro alle solite e nauseanti frasi di facciata (#RESPECT, #NOTORACISM e robe simili), anche volendo concedere il buon senso di certe battaglie, non vedono che l’orizzonte di una politica che, nel suo dirsi corretta, è sempre più corrotta.
Inutile dire che i giornali nostrani, anziché schierarsi apertamente, come nel nostro piccolo desideriamo fare, contro l’UEFA e la sua ipocrisia, si sono limitati al resoconto della faccenda e, al più (Gazzetta), al riepilogo meramente storico (ergo sterile) dei simili e passati “casi” sportivi in cui l’origine sociale, etnica e/o politica, ha prevalso su tutto il resto, in negativo. Inutile sottolineare, infine, come anche quest’ultima pernacchia della UEFA passerà se non inosservata quantomeno sottotraccia. In attesa che il palcoscenico (29 maggio) nasconda rapidamente il “dietro le quinte”.