Mourinho prima di Mourinho. Il maledetto United, pellicola inglese del 2009 diretta da Tom Hooper – Oscar alla regia per il film Il discorso del re – racconta l’inizio dell’epopea da allenatore di un certo Brian Clough. Ma prima di essere messa su cellulosa questa storia ha trovato la sua collocazione tra le pagine dell’autore David Peace. Siamo in Inghilterra, l’Inghilterra degli anni ’60 e ’70, quelli della definitiva evoluzione globale del calcio, degli hooligans, del football popolare, quelli che guardarono alla rivoluzione dei costumi cambiando le mode giovanili, e guidarono al riscatto sociale la working class.
E chi meglio di un uomo venuto dal nord-est, da Middlesbrough per la precisione, poteva incarnare quell’epoca? Clough è l’omega, la fine, consapevole dei propri mezzi, anche troppo: guida il Derby County dal 1967 al 1973, portandolo ovunque fino sul tetto della First Division, l’attuale Premier League. Ogni eroe che si rispetti, oltre al proprio lato oscuro – in questo caso una personalità ingombrante mista ad alcool e sigarette – ha bisogno di una spalla, di un consigliere capace di traghettarlo fuori dal proprio oblio personale. Questa persona si chiama Peter Taylor. L’alfa, l’inizio, l’ordine in mezzo al caos. I due iniziano a lavorare, macinano gioco, sono esteti del pallone; uno forma i suoi uomini, l’altro li scova in ogni vicolo buio della perfida Albione. Un solo ostacolo, il presidente del Derby, Sam Longson, l’unico capace di giocare alla pari con Clough. Ma l’ossessione che il lungometraggio racconta, perfettamente, è quella che il tecnico prova verso il suo pari-ruolo Don Revie. Revie è l’allenatore dell’odiato Leeds United, un scontro tra titani nato da una mancata stretta di mano.
Ai tempi della Second Division il Derby County ebbe l’occasione di sfidare la titolata compagine dello Yorkshire in una gara valida per la FA Cup. Un’occasione imperdibile per il giovane tecnico di Middlesbrough che avrebbe sfidato il suo idolo. Eppure la tracotanza dell’avversario lo travolse. Nessun saluto, nessun bicchiere di vino bevuto insieme, come la cerimonia di fine gara prevede, nessuna battuta scambiata. La rivalsa divenne il motore della carriera, della rivincita, del rispetto. L’ora delle decisioni irrevocabili era giunta, e la guerra aprì le sue danze. L’abbiamo scritto, Clough guiderà la formazione del Derbyshire alla vittoria del campionato, proprio davanti al Leeds, e fino alla semifinale di Coppa dei Campioni contro la Juventus. Qui si potrebbe aprire un altro capitolo, con le sue dichiarazioni riferite alla Vecchia Signora, ma per adesso meglio soprassedere.
“Non parlo con dei maledetti bastardi truffatori!”
Don Revie, dopo la mancata qualificazione della nazionale inglese ai mondiali del 1974, accetta la panchina dei Tre Leoni e il Leeds rimane senza guida.
Qui iniziano i 44 giorni di Clough, il tempo di un amen per il mondo del calcio, di un amplesso nella vita comune. Per quelle sei settimane il tecnico rompe con Taylor, gli rinfaccia di essere un parassita, ma per superare il limite imposto dal cielo serve cadere. L’allenatore cerca di dare una nuova veste al maledetto United, togliendo loro la fama di macellai, di scorretti, di impostori: tuttavia non ci riesce. Viene calpestato e se ne deve andare.
Il trailer italiano del film
Il finale del film, prima della pacificazione tra lui e il suo vice, vede Clough e Revie in un faccia a faccia sulla Yorkshire Television. Da una parte lo sconfitto, l’esonerato, dall’altra la guida che aveva scelto la nazione. Il risentimento è senza pari, un’operazione a cuore aperto priva di anestesia. In conclusione il vinto lancia una profezia: “Vediamo dove saremo tra cinque anni”. Sembrava una follia. Eppure dalla disfatta nacque un nuovo ciclo, questa volta con il Nottingham Forest – scudetto e la doppietta nelle edizioni 1978-79, 1979-80 in Coppa dei Campioni, le vittorie più importanti – mentre Don naufragò con l’Inghilterra. Di lui Bill Shankly, pilastro del Liverpool, disse
“E’ peggio della pioggia a Manchester. Almeno il Padreterno ogni tanto fa smettere di piovere, a Manchester”.