Altri Sport
17 Luglio 2019

Il mondo di Kazunori Yamauchi

L'ontologia digitale dell’automobile.

Quella che Kazunori Yamauchi ha dato con Gran Turismo è la forma più filosofico-pop-culturale che la passione per l’automobile abbia assunto nella storia, un videogioco sì ma che prima di tutto è esperienza di una comunità, che si fa movimento e che diventa rivoluzione culturale. La dottrina del filosofo fondatore della scuola di Kyoto, Nishida Kitaro, racchiude in sé tutta l’ispirazione di Yamauchi San:

“quando si sperimenta il proprio stato conscio, non c’è soggetto né oggetto; il conoscere e l’oggetto della conoscenza sono la stessa identica cosa. Questa è la più pura forma di esperienza” – Zen no Kenkyu (Studio sul bene).

Ma com’è possibile questa esperienza quando l’oggetto è molto spesso intangibile, un sogno? Come può un appassionato di auto sperimentare a fondo il proprio stato di coscienza se a conti con la realtà non si può permettere una Ferrari o una Corvette? Sono queste le domande che il piccolo visionario Kaz scriveva sui fogli bianchi con cui il padre, cacciatore e collezionista di insetti, tappezzava le pareti della casa natale a Kashiwa. Da qui nasce il sogno post-futurista nei confronti dello status simbol del mondo moderno. E così, tra un disegno di Lamborghini Countach e una farfalla origami, l’assunzione alla Sony Music Japan e la creazione di un videogame concorrente dell’archetipo MarioKart, nel tempo Yamauchi è cresciuto e diventato mentore per un popolo che prima di essere videogiocatore è uomo con la passione per l’automobile e per il motorsport e anima che ha ben poco di digitale. Come lui ricorda sempre.

I disegni sono diventati realtà virtuale composta da poligoni e gli origami sono equazioni matematiche e algoritmi che creano comportamenti e reazioni vicine alla realtà. Linee di codice come fosse poesia, in termini informatici. Il popolo della PlayStation, nelle linee di codice che formano i “replay” del proprio giro perfetto nel circuito preferito con la propria auto dei sogni, vede solamente una forma pura e concreta della propria arte.

“I videogiochi sono uno strumento che ci permette di entrare in contatto con altri universi. Grazie ai supporti tecnologici è quindi possibile sperimentare qualcosa che va ben oltre il mondo reale. È come quando si legge un libro appassionante, ma lo stesso effetto si può provare quando si ascolta della musica oppure si guarda un film. Allo stesso modo, attraverso i videogiochi si può entrare in contatto con degli universi paralleli, ma soprattutto si può vivere questa esperienza in modo più coinvolgente e personale. I videogiochi hanno questa forza.”

Sia esperienza che estetica, dunque, nell’ideale virtuale di Yamauchi quantomai anticipativo. Se si prende un’auto e la si estrapola dal contesto utilitaristico, ad esempio la strada o un parcheggio, e la si mette su un piedistallo, la si fa diventare parte di una scena, ecco che l’utilità svanisce e rimane il bello. E non si può non iniziare a considerarla opera d’arte, emozione senza un’utilità. E’ il piacere della modalità “viaggio fotografico” presente da tempo nel titolo della Polyphony Digital. Le aste milionarie delle classiche Ferrari sono la conseguenza di questa cultura che ora come mai prima si può quantificare economicamente.

“I nostri corpi entrano nei divani su cui ci sediamo, e i divani entrano in noi” esclamavano i manifesti del Futurismo che sembrano anticipare ciò che il visionario Kaz ha concretizzato: crescere piloti reali attraverso il simulatore di guida virtuale. Il progetto GT Academy prima e poi il campionato riconosciuto nel 2018 dalla Federation Internationale de l’Automobile (la stessa della Formula 1). Non a caso il trofeo del campionato è la scultura “Forme uniche della continuità dello spazio” di Umberto Boccioni.

La nuova cultura di Yamauchi è post-futurista perchè reale e virtuale sono sempre più vicini, il ponte tra digitale e analogico si accorcia sempre di più ma non è la tecnica a dettarne le leggi bensì i valori umanistici.

C’è un’espressione creativa, una capacità di diventare magistrali in un processo e di saper riconoscere alla base le dinamiche di qualcosa, in cui l’artista e il filosofo che è in ognuno di noi può manifestarsi. Che sia una tela, una scultura, nella musica, in una relazione, in una conversazione, nell’uso di un’automobile. E’ il processo creativo che sta in ciò che si fa che permette di essere nel mondo, l’immersione nel momento. E se quel momento non è un fatto estemporaneo ma si mantiene nel tempo, è lì che avviene l’avvicinamento al proprio potenziale. E’ quello che il lavoro di Kazunori Yamauchi ha portato a tutti gli appassionati.

Prima del videogioco, oltre il videogioco, quando l’automobile esce dalla strada per farsi oggetto, fonte di conoscenza e di emozione per dirla con Tolstoj, Yamauchi ha inseguito l’idea di automobile per trasformarla da sogno a realtà per chiunque voglia goderne.

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