La benzoilecgonina è il metabolita principale della cocaina, e quando le analisi ne hanno rivelato le tracce nelle urine di Paolo Guerrero, improvvisamente la palla si è sgonfiata tra i piedi del Depredador. Il capitano della Blanquirroja era stato trovato positivo al controllo antidoping in seguito alla celebre partita della Bombonera contro l’Argentina, terminata con un soddisfacente risultato di parità che costringeva ad un’altra giornata di passione la squadra di Leo Messi e assicurava un match ball al Perù per strappare il meritato pass a Russia 2018. Tuttavia, la stangata imposta dalla WADA, comminata in una squalifica di un anno per l’attaccante, rappresentava una vera tragedia per Los Incas che pure riuscirono, nonostante l’assenza del loro capitano, a qualificarsi per la campagna di Russia.
Ne è seguita un’aspra battaglia legale nella quale il Depredador ha cercato di sottolineare il valore delle tradizioni di un popolo millenario, che mastica foglie di coca dalla notte dei tempi per combattere la rarefatta atmosfera delle alture andine: sosteneva di aver assunto un infuso di foglie di coca, anch’essa tradizione secolare, a sua insaputa. La circostanza avrebbe alterato l’esito degli esami, data anche la peculiare caratteristica della sostanza di rimanere a lungo in circolo nel sangue. Per avvalorare la tesi gli avvocati di Guerrero hanno addirittura prodotto come prova il capello di una mummia Inca che avrebbe rivelato la presenza dello stesso metabolita nel DNA, nonostante la morte occorsa centinaia di anni prima.
Tra profanazioni e leggende folkloristiche, le ragioni del Barbaro hanno consentito una sospensione della pena in occasione dei mondiali di Russia. È stato decisivo uno dei gesti più solidali della storia del calcio: non se la sono sentita i capitani di Francia, Danimarca e Australia di affrontare il Perù senza il suo capitano, il trascinatore che dopo 36 anni aveva riportato la Blanquirroja a disputare la massima competizione internazionale. Lloris, Kjaer e Jedinak hanno sottoscritto un invito alla FIFA di non precludere la partecipazione al campione peruviano, congelandone la pena e costringendo la FIFA a un’esposizione mediatica tale da trovarsi di fronte all’unica possibilità di assecondare la richiesta.
Dopo aver guidato la propria nazionale, e aver segnato nella partita conclusiva, Guerrero ha dovuto accantonare l’idillio russo per ripiombare nel pieno di una squalifica definita in 14 lunghi mesi da scontare lontano dai campi di gioco. Scaricato dal suo club, il Flamengo, il peruviano si è accordato con un’altra formazione brasiliana, fertile territorio di conquista del Depredador, l’Internacional per il quale ha potuto solo allenarsi per lunghi mesi e affinare l’intesa con D’Alessandro. Fino a domenica scorsa, quando finalmente il Depredador ha riassaporato il sapore dell’erba facendo quello che meglio di ogni altra cosa sa fare, gonfiare la rete dopo 500 giorni di calvario.
Certo, il gol con il Caixa nel campionato gaucho è stato una bellissima favola, che non poteva essere però una prova finale del ritrovato estro del bomber peruviano. Gli occhi di molti critici erano perciò puntati ieri notte sul Gigante da Beira-Rio di Porto Alegre, in occasione della sfida al vertice del girone di Copa Libertadores contro il Palestino, per vedere se il numero 9 dell’Inter fosse davvero riproduzione fedele dello spietato cannoniere degli anni passati. È bastato pochissimo, al Depredador, per graffiare il tabellino del match. Un bellissimo gol al minuto 22, connubio perfetto di tecnica e velocità di esecuzione, tipici del gioco del peruviano.
Il gol decisivo invece, giunto a metà del secondo tempo, è stato un esempio di opportunismo che il Barbaro ha convertito con un imperioso stacco di testa regalando i tre punti all’Inter contro il Palestino, sancendo la supremazia nel girone. Non ci sono dubbi: la cattiveria è quella di sempre, il senso del gol fine e preciso come gli ingranaggi di un orologio svizzero. La voglia di vincere e dimostrare, che sia talento o
innocenza, al Barbaro non è mai mancata, in attesa di cingere ancora al braccio la fascia della Blanquirroja. Anche perché a giugno in Brasile ci sarà da giocare una Copa America e con lui in campo, dopo i due terzi posti nelle edizioni precedenti, davvero nulla è scontato. El Depredador è tornato, ed è pronto a conquistarvi. Siete tutti avvisati.