Appuntamento lunedì 24 ottobre, ore 19. Teatro Testaccio (via Romolo Gessi 8, Roma). Interverranno Salomé Bene, figlia di Carmelo, e Luca Buoncristiano, curatore del libro. Letture di Gigi Mezzanotte. A moderare Andrea Antonioli.
Signore e signori, finalmente ci siamo. Dopo grande fatica e sogni di gloria, oggi è uscito in tutte le librerie (ma soprattutto sul nostro sito, lo potete trovare QUI) l’inedito di Carmelo Bene intitolato “In ginocchio da te”. Un libro che è stato possibile grazie a Giancarlo Dotto e Salomé Bene, e che per noi vuol dire tanto, tutto. Fin da quando, anni fa, scegliemmo uno slogan sportivo di CB per cominciare la nostra avventura: “l’atto, non l’azione”.
Si tratta di una raccolta inedita di articoli da una vecchia rubrica sportiva (un successo di critica e un elemento di invidia per tutti i colleghi) che Carmelo Bene teneva sul Messaggero, “Ripensandoci Bene”, le cui tracce sembravano essersi perse nel tempo. Gli articoli, delirati a notte fonda da Carmelo Bene a Giancarlo Dotto, senza tagli o ripensamenti, riguardano tutto: dalla criminologia del tifoso all’essenza filosofica del dribbling, da una lettera a Gianni Brera –”teorico dell’attentato a uomo”, arcinemico di CB – alla cronaca (estetica) calcistica e non solo.
«Fu Giancarlo Dotto, all’epoca giornalista del Messaggero, a proporre a Gianni Melidoni, allora direttore della redazione sportiva, una collaborazione tra Bene e il più popolare quotidiano romano. Nonostante l’incredulità di molti, l’affare andò in porto a compenso zero (questo invece per l’incredulità di tutti). Il titolo della rubrica fu coniato da Melidoni e copre, con intermittente costanza, gli avvenimenti sportivi e i campionati di calcio 1982-1983, 1983-1984 per poi sfumare nell’85. La rubrica fu un successo e un elemento di invidia da parte di tutti i colleghi. Il Messaggero, primo giornale di Roma, ma testata ritenuta poco culturale, d’un colpo – di genio – si ritrovava elevata» (dall’introduzione di Luca Buoncristiano, curatore del libro).
La verità è che prepariamo questa uscita da anni, tra un lavoro di ricerca maniacale e una sorte di timore reverenziale per uno che, come Carmelo Bene, è apparso alla Madonna. E ora finalmente ce l’abbiamo fatta, sperando di essere all’altezza. Noi che siamo dei morti viventi, ma almeno consapevoli; noi che siamo giornalisti, ma come lui per “libertà di stampa” intendiamo la libertà dalla stampa. Insieme a GOG Edizioni, lanciamo la nostra bottiglia nell’oceano del conformismo contemporaneo, dei libri studiati dagli esperti di marketing, del chiacchiericcio democratico e del si dice contemporaneo.
Questo libro nasce e cresce per destabilizzare, anche noi stessi. Per coltivare la virtù dell’incoerenza, per sognare ed illuderci anche dove tutto intorno è plastica e macerie. Questo faceva Bene con lo sport: un teatro di vita, di uomini divini e mortali che rappresentano, ormai, l’ultima oasi rimasta. E un linguaggio in grado di eccedere se stesso, di trascendere, molto più nobile dell’arte. Come disse CB al Nobel consegnato a Dario Fo: «Assurdo, è meglio Platini».
Ecco, come avrebbe detto Nietzsche, e certamente convenuto Carmelo Bene “un’altro secolo di lettori e anche lo spirito emanerà fetore”. Sacrosanto, per questo si devono scegliere e selezionare solo libri aristocratici, libri-evento, che destabilizzino e lascino qualcosa. Libri scritti “in sangue e sentenze”, che non dicano quello che già sappiamo, ma svelino l’inganno nostro e delle nostre fragili e idiote certezze. Carmelo Bene riporta un po’ di sane gerarchie nel mondo ottuso in cui tutti hanno diritto di parola e uno vale uno: perché la democrazia è un enorme inganno, sistema in cui “il popolo viene preso a calci dal popolo su mandato del popolo”; e noi non valiamo Carmelo Bene, anzi: ci toglie il sonno anche il solo stamparlo.
Vi aspettiamo per presentare il libro sportivo dell’anno, e per l’evento più importante della storia di questa rivista. Per info e prenotazioni scrivere a info@gruppomagog.it
Ormai da anni rappresentiamo un’alternativa nella narrazione
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ai lettori. Adesso però il nostro è diventato un lavoro
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