Intervista al portierone delle Fere.
Con un passato nella primavera biancoceleste, Antony Iannarilli (31 anni, di Alatri, oggi portiere della Ternana), sembrava destinato a diventare il futuro portiere della Lazio. Qualche prestito nelle serie minori, poi Gubbio, Pavia, Pistoiese e due stagioni da protagonista alla Viterbese, prima di passare alle Fere, conquistando la scorsa stagione la promozione diretta in Serie B, e quest’anno una salvezza raggiunta senza grossi problemi. Lo abbiamo intervistato per parlare dell’attuale stagione della Ternana che sta volgendo al termine, del “caso Donnarumma” e dell’influenza del Var nella testa dei calciatori.
Dopo aver vinto il campionato di Serie C ed aver esordito nel campionato cadetto, a che punto della carriera pensi di trovarti?
Finalmente dopo tanti anni sono riuscito ad approdare in Serie B, grazie a un campionato vinto in maniera importante da tutta la squadra. Credo di trovarmi nel pieno della maturità per quanto riguarda la mia carriera, mi reputo un portiere migliore sotto tutti i punti di vista rispetto al passato.
Al momento la Ternana sta dimostrando che in Serie B, spendere non è sinonimo di risultati. State facendo meglio di società blasonate come Spal e Parma, raggiungendo da neopromossi una salvezza tranquilla. Quali sono i progetti per il futuro e qual è il clima nello spogliatoio?
Come neopromossa abbiamo fatto una campagna acquisti importante, e i giocatori rimasti dalla Serie C sono calciatori che valgono molto. Siamo un gruppo molto unito, abbiamo avuto qualche piccola difficoltà, quest’anno il livello della Serie B è molto alto, ma poi siamo venuti fuori e abbiamo raggiunto l’obiettivo più importante.
Terni è una città, per storia e tradizione, molto attaccata al proprio club. Quanto ha inciso per te la passione dei tifosi nel costruire un gruppo cosi unito?
Sappiamo benissimo che a Terni la Ternana è una fede importante. Fuori dal campo i tifosi ci dimostrano un affetto viscerale, noi andiamo in campo soprattutto per loro.
Nonostante il divario con gli altri campionati resti ancora molto ampio, la Serie B negli ultimi anni ha sfornato parecchi talenti, come ad esempio Tonali, Messias e Gatti che a fine stagione passerà alla Juventus; sono pochi invece i portieri capaci di compiere il salto di categoria. Come ti spieghi questa statistica, tralasciando ovviamente i numeri?
A livello numerico le porte sono decisamente meno. Va poi aggiunto che spesso si ricerca un portiere che conosca la categoria, senza puntare sui giovani. Ma sono convinto che ci sono parecchi portieri in grado di poter far bene in Serie A.
Guardando le ultime partite della Cremonese, mi ha stupito in maniera decisamente positiva il portiere Carnesecchi. Tornando al tuo passato con la Primavera della Lazio, e a quando Sinisa Mihajlovic lanciò uno sconosciutissimo Donnarumma da titolare a San Siro, credi che una simile occasione avrebbe potuto fare di te o Carnesecchi “nuovi Donnarumma”, cosa che il palcoscenico della Serie B non consente?
Credo che Carnesecchi venga da due anni importanti, con tanto di stage in nazionale. Non sono d’accordo sul fatto che la Serie B non sia una vetrina importante per i giovani; il ragazzo è un talento e lo sta dimostrando gara dopo gara. Guardando l’età credo che sarà il futuro della nostra nazionale insieme a Donnarumma, e che sia pronto a far bene anche in Serie A.
Con le recenti critiche a Donnarumma, legate all’eliminazione dell’Italia dai prossimi mondiali, si è messo in luce il cattivo periodo che sta vivendo la scuola dei portieri italiani. C’è davvero una carenza di talenti, oppure il ruolo del portiere sta diventando un capro espiatorio?
La situazione legata a Donnarumma è un po’ particolare: le sue ultime prestazioni non sono state brillanti, ma tanta gente lo critica per la sua scelta impopolare, che però andrebbe rispettata perché ognuno è responsabile del proprio futuro. Sicuramente ha reso meno di quanto ci aspettassimo, ma non credo sia giusto criticare un portiere che sei mesi fa ci ha permesso di vincere l’europeo, giocando la competizione da protagonista. Si tratta di un patrimonio che va tutelato, perché Donnarumma sarà il portiere della nazionale per almeno altri dieci anni, quindi un conto è il calcio giocato, un conto sono le critiche ingiuste.
Rivista Contrasti da anni porta avanti una lotta al Var: per un calciatore (in particolare per quanto riguarda portieri e difensori), quanto incide sapere che c’è una presenza che guarda e vede tutto senza la consapevolezza delle “dinamiche da campo”?
Per quanto riguarda il Var credo che all’inizio era visto un po’ come la salvezza per tutti, poi è venuto fuori ciò che realmente è. Quando c’è un errore e l’arbitro sbaglia nonostante l’aiuto del Var, si amplifica un po’ tutto, e la tecnologia invece di migliorare le cose, sembra peggiorarle. Noi giocatori siamo dei professionisti, sappiamo che c’è il Var e ci comportiamo di conseguenza: i difensori ad esempio sanno che sul fuorigioco non possono scappare, sia nel bene che nel male.
Parlando di futuro, quanto vedi possibile l’esordio nella massima serie?
Chi non sognerebbe l’esordio in Serie A? io ho trentun anni e ho avuto la forza di non mollare, di andare a prendermi un “qualcosa” che desideravo da tanto, faccio parte della Ternana e credo che questa squadra, come piazza ma anche come società meriti la massima serie.