Perché l'uscita dalle coppe è stata una questione di attributi.
“Tirate fuori le palle, fuori le palle! Tirate fuori le palle!” Quanto volte è successo di cantarlo alla propria squadra nella speranza di ottenere una reazione, a fronte di una prestazione scialba ed in colore, prima ancora di un pesante passivo?
Già, perché l’animo del tifoso sarà anche ingenuo e cieco d’amore, ma spesso questo“populismo da curva” riesce a porre l’accento su un aspetto fondamentale del gioco del calcio, ovvero il carattere delle squadre. Non ce ne vogliano i teorici del bel gioco, oppure i pratici del risultato, ma alla fine il football è una questione di “maroni”, per quanto troppo spesso questo tema sia relegato alla diatriba da Bar Sport ingiustamente. Di cosa parliamo? Con questo gergo colorato e figurato, ci riferiamo alla sintesi di temperamento, autostima, coraggio e dedizione su cui dovrebbe fondarsi qualsiasi prestazione, sportiva e non, per esattezza. Eppure Inter, Juventus e Napoli hanno trascurato questo requisito fondamentale.
Partiamo con i nerazzurri. Dopo una prestazione anonima contro un Tottenham all’epoca in crisi esistenziale, l’Inter rientrava da Wembley con zero punti nel bagaglio a mano e si giocava tutto in casa contro il PSV, già escluso da qualsiasi prosecuzione della via europea. Minuto settimo: boato al Meazza, gol dell’Internazionale? No, gli Spurs sono sotto 1-0 al Camp Nou, ma va bene comunque. Minuto tredicesimo: regalo dell’olandese agli olandesi. 0-1 e fine della corsa. Insomma, l’ultima partita del girone ha sollevato qualsiasi dubbio sulla tenuta mentale della squadra di Spalletti. Pazza per genia sì, in questo caso anche pirla, come si direbbe sotto la Madunina.
Passando alla Vecchia Signora, si potrebbe dire che il riferimento agli organi maschili, in senso metaforico, ma nemmeno troppo, si fosse già palesato nella doppia sfida con i Colchoneros. Se all’andata il Cholo aveva esaltato la virilità dei suoi di fronte alla tribuna, nonostante il coitus interruptus del VAR, al ritorno “CiErreSette” aveva invitato i tifosi ospiti ad attaccarsi ai suoi genitali, per completare degnamente la tremenda serata. Peccato che, considerando il ritorno contro i Lancieri, effettivamente sembra che le “huevos” del portoghese e compagni abbiano lasciato lo Stadium. La passività mentale degli uomini di Allegri ha lasciato sgomenti tutti. Soggiogati dal punto di vista caratteriale ed incapaci di reagire, di soffrire, di fare un fallo, i bianconeri hanno palesato un’inattesa ed incredibile fragilità psicologica. Al di là di quelli che “in coppa tifo le italiane, ma la Juve proprio no”, l’umiliazione subita dovrebbe essere da monito per l’intero movimento nostrano.
Infine il capitolo Partenopei, o della sindrome di Peter Pan. Nuovamente ci domandiamo quando i ragazzi di Ancelotti diventeranno uomini. L’approccio alla sfida dell’Emirates Stadium è stato imbarazzante. Per ampi tratti del primo tempo la concentrazione è parsa insufficiente addirittura per un corteggiamento in orario da aperitivo, in zona Posillipo. Eppure l’Arsenal si dimostrava funambolico negli avanti, ma tutt’altro che imperforabile nella retroguardia. Davvero al Napoli basta un secondo posto, già conquistato a Natale? Quando Insigne accetterà il suo destino di capopopolo, guidando i compagni all’insurrezione contro la dispotica Signora? Il valore dei soldati è posto nelle capacità del comandante, giusto Ancellotti?
Mentre l’Inghilterra espande i confini dell’impero sul Vecchio Continente, razziando entrambi i trofei continentali, i Soloni da salotto televisivo ci offrono soluzioni a tavolino, basate su moduli, schemi ed esasperati tatticismi per riscoprire i fasti del pallone tricolore. Ovviamente l’attenzione alla tattica, da sempre tratto distintivo del nostro movimento, non va denigrata, ma non lasciamoci ingannare! Non perdiamoci in sofismi ed onanismi mentali da lavagnetta. Il calcio è un gioco semplice, contano i piedi buoni sì, ma a volte soprattutto i maroni! Teniamo a mente questo monito per la prossima stagione.