La Serie A è indietro anni luce rispetto agli altri campionati.
Non è la prima volta che Ivan Juric sottolinea l’importanza – nel calcio contemporaneo – del fattore fisico. Ieri però, nell’analisi post-partita di Torino vs Sassuolo, l’ex tecnico dell’Hellas Verona ha sciorinato qualche dettaglio in più sul suo modo di intendere il calcio, utilizzando nello specifico una parolina spesso dimenticata dai commentatori nostrani: dinamicità. È un termine chiave, perché dice qualcosa in più della semplice fisicità. Spesso in Italia i ds cercano di rendere più fisica la rosa – l’altezza, ad esempio, è un fattore in questo senso determinante – ma il giocatore dinamico è un’altra cosa: è quello che, anche senza essere necessariamente uno stambecco, è in grado di star bene sulle gambe, di strappare in velocità e di saltare l’uomo non tanto – non solo – grazie alla tecnica ma grazie soprattutto alla forza muscolare.
Il tema è uscito dalla bocca di Juric nel contesto di una domanda posta dall’inviato di Sky Sport su Vlasic, ex West Ham (dove ha avuto appena 6 presenze all’attivo lo scorso anno) e grandissimo protagonista di questo avvio di stagione nel Toro: «loro, spiega Juric riferendosi alla Premier, sono un altro mondo. Noi siamo indietro anni soprattutto a livello fisico, di ritmo, contrasto, velocità. Lui [Vlasic, ndr] ha fatto fatica su questo e qui può fare bene perché c’è un livello più basso. Secondo me, in Italia tanti hanno capito e per questo stanno prendendo giocatori che non sembravano fenomeni e invece qua fanno la differenza».
Vagli a dare torto a Ivan Juric. Qualche esempio? Ne parlavamo in un articolo foriero di polemiche qualche tempo fa: Lucas Leiva al Liverpool era un giocatore a fine carriera, alla Lazio è rinato e ha vinto da protagonista; Chris Smalling era la terza scelta al Manchester United (non lo United più forte della storia), alla Roma lo hanno rinominato Smalldini; e Zambo Anguissa che giocava in serie b inglese al Fulham? Al Napoli ci manca poco che lo fanno santo.
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