Altri Sport
11 Novembre 2019

Jannik Sinner è un predestinato

Jannik Sinner, classe 2001, è già più che una speranza per il tennis italiano.

Se nasci a San Candido, e guardando fuori dalla finestra vedi insegne e cartelli stradali in due lingue, e tanta neve, la prima cosa che impari da piccolo probabilmente sarà andare sugli sci; e Jannik Sinner, classe 2001, nato nel paese più amato dagli alpini, segue la strada segnata come quasi tutti i suoi coetanei. Solo che lui, a differenza della maggior parte dei suoi coetanei, va forte: più forte di tutti, con gli sci ai piedi. A sette anni diventa campione italiano di slalom gigante.

 

 

Tutto come da copione. Il destino sembra scritto, un ragazzino altoatesino nato e cresciuto in un rifugio delle Dolomiti che si esprime in tedesco meglio che in italiano – e quando parla italiano sembra Gustav Thoeni -, che sfreccia sulla neve e comincia a raccogliere trofei quando ancora è sui banchi delle elementari, non può che diventare un asso dello sci.

 

 

 

Ma il destino a volte percorre strade nuove, e si diverte a sorprendere. A otto anni Jannik volta le spalle alla sua strada segnata, tra bufalo e locomotiva sceglie il bufalo, e decide che gli sci non gli bastano più. Troppo facile, forse.

“Una gara dura meno di due minuti, non c’è nemmeno il tempo di divertirsi che è già finita”,

gli sentono dire. E allora decide di prendere in mano una racchetta da tennis.

 

JS, Jannik Sinner
L’entrata di Jannik Sinner per la finale delle Next Gen ATP Finals (Photo by Julian Finney/Getty Images)

 

Qui il risultato non cambia, anzi: quando si è predestinati, d’altronde, c’è poco da fare. Jannik capisce che il tennis è quello che fa per lui, molto più dello sci. Fino a 14 anni se ne rimane lì, in val Fiscalina, nel rifugio dove lavorano mamma e papà. Va a scuola, finisce le medie, ogni tanto va ancora sugli sci per divertimento, ma soprattutto gioca a tennis. Eccome se gioca, tanto che in molti se ne accorgono, di quel ragazzino con i capelli pel di carota, che arrossisce spesso e sorride di rado.

 

 

Arrivato a 14 anni, però, le scuole medie finiscono, e Jannik comincia ad avere le idee sempre più chiare: vuole diventare un tennista. Per davvero. E per farlo, c’è solo un modo: partire, lasciare San Candido e la val Pusteria, scendere dal rifugio, trovare un maestro che gli indichi la via. Detto fatto. Riccardo Piatti ne ha viste, di giovani promesse del tennis italiano.

 

 

Il ragazzino si trasferisce da lui, in Liguria, al Piatti Tennis Center di Bordighera. Piatti ha allenato gente come Novak Djokovic e Maria Sharapova, e negli anni ’80 è stato a capo del settore giovanile della Fit: se ne intende, di come far crescere una promessa del tennis.

“È impressionante come Jannik abbia vinto il torneo in casa sua. Sinner sarà sicuramente la prossima stella del tennis mondiale che tutti seguiranno. Lo conosco da prima, mi sono allenato con lui alla Piatti Academy. È un giovane che si impegna e lavora sodo e in più è in ottime mani, visto che Riccardo, che è stato anche il mio allenatore, è un bravissimo coach. Per questo sono sicuro del buon lavoro che stanno facendo e i risultati lo dimostrano”. (Novak Djokovic)

 

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Jannik Sinner campione a Milano
L’unica speranza è che non si perda (Photo by Julian Finney/Getty Images)

 

Un match che può diventare il manifesto di Jannik Sinner, di anni 18 e mesi 2: vinto con una facilità quasi disarmante, dopo essere riuscito a partecipare alla terza edizione milanese delle NextGen Atp finals solo grazie a una wildcard, da numero 95 del mondo. Ma vinto lasciando fermo sul posto il numero 18, finalista (sconfitto dal greco Stefanos Tsitsipas) anche lo scorso anno, quasi incapace di mettere un freno ai colpi a tratti chirurgici dell’altoatesino: 4-2, 4-1, 4-2 il punteggio finale, seguendo le nuove regole del tennis, quelle che hanno spazzato via il tempo e i silenzi per trasformare ogni match in una specie di dance techno.

 

 

Lì dentro, nel cuore del tennis del futuro, dove il falco regna su tutto, i giudici di linea sono scomparsi e la sudden death decide i punti decisivi, a spuntarla su tutti è Sinner, l’italiano che da piccolo andava forte sugli sci e che al cambio campo preferisce le carote alle barrette energetiche. Non è elegante come Federer, non è infallibile come Djokovic, non è regolare e allo stesso tempo letale come Nadal, e probabilmente nemmeno lo è come questi tre lo erano alla sua età.

 

Un balzo nel tennis del futuro (Photo by Julian Finney/Getty Images)

 

La strada sarà lunghissima e piena di ostacoli. Ma di certo nella settimana milanese ha fatto scrivere il suo nome, in stampatello maiuscolo, nel libro delle promesse del tennis. Dimostrando, con il suo gioco fatto di potenza, precisione e calma glaciale, non solo di meritare già adesso molto più del numero 95 in classifica Atp (classifica dovuta principalmente alla giovanissima età e al fatto di aver giocato pochi tornei) ma anche di poter aspirare a quel qualcosa in più che tocca in dono ai predestinati se sanno mantenere il regalo che gli dei dell’olimpo hanno loro concesso.

“Adesso ho capito che posso reggere ad alti ritmi per un’intera settimana. Questo è stato molto importante, per me”,

ha confessato a fine torneo. Il vero rischio di un prescelto come Jannik Sinner è proprio questo: cadere nella trappola mortale della narrazione che ti fa pensare di essere già in vetta, credere a occhi chiusi a chi ti dice che diventerai il numero uno. Ad oggi, il ragazzo di San Candido gioca un tennis solido, ha un servizio potente e preciso, il rovescio fila via meglio del dritto, e per sua stessa ammissione deve ancora lavorare molto sulla volee. E ci mancherebbe. Ma il suo punto di forza, innegabilmente, è dentro quella testa di capelli rossi, unica garanzia per un futuro da top ten.

Ha mai allenato un italiano così forte? “No e neanche uno straniero […] Ha una reattività nervosa impressionante. Prima della partita sta immobile per un quarto d’ora. Poi entra in campo e bang. Parte subito al massimo. La qualità dei campioni […] Jannik non è un fenomeno ma ha la capacità di capire come vanno fatte le cose e di farle. Io devo portare al limite questa capacità. Io ci provo con tutti. Molti però si perdono perché hanno paura di investire su se stessi. E non parlo di soldi.Jannik paure non ne ha”. (Dall’intervista di Roberto Semeraro a Riccardo Piatti pubblicata su ‘La Stampa’)

 

Jannik Sinner
Un ragazzino sorridente con la forza mentale di un giocatore già formato, ecco il suo principale punto di forza (Photo by Julian Finney/Getty Images)

 

Alla fine del match vinto contro De Minaur, davanti alla nuova Allianz Cloud piena zeppa ad ascoltarlo, Jannik Sinner si è prima complimentato con l’avversario, rigorosamente in inglese, poi ha ringraziato il pubblico e il suo staff, quasi arrossendo per la timidezza. Il tutto senza battere ciglio davanti al trofeo appena conquistato, come se nulla fosse successo.

 

 

Vestirai la maglia azzurra per la Coppa Davis che si gioca in Spagna la prossima settimana? – gli ha chiesto a quel punto Diego Nargiso, cerimoniere per l’occasione. Lui ha tentennato un attimo, ha guardato il suo coach Riccardo Piatti, lo ha visto scuotere la testa.

No, credo di no – ha risposto -. Sono ancora giovane, devo lavorare ancora molto. Devo prepararmi bene per la prossima stagione

Tradotto: road to Melbourne, Australian Open 2020, dal 20 gennaio, dentro il tabellone principale.
Il tennis italiano rialza la testa. Dopo il rapporto turbolento vissuto negli ultimi anni con Fabio Fognini, si sta innamorando in questi giorni di Matteo Berrettini, approdato alle Atp Finals di Londra. E l’impressione è che con Jannik Sinner, nei prossimi anni, ci sarà ancora molto da divertirsi.

 

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