Critica
24 Aprile 2023

Eupalla ha detto Napoli

Una vittoria che certifica una stagione storica.

Il gol di Giacomino Raspadori al minuto 93 di Juventus vs Napoli è stato così luminoso da rimbombare nello Stadium qualche secondo dopo. Erano i fulmini, certo, quelli sopra Torino. Ed era pioggia, battente, quella che cadeva sopra i volti stanchi dei ventidue protagonisti. Ma il caso nel calcio non esiste. Chiamatelo destino o meglio Eupalla, perché su questo campionato Gianni Brera avrebbe scritto pagine memorabili. E infatti andando a spulciare negli archivi della Serie A, si nota un altro Juventus vs Napoli 0-1, di cinque anni fa. Ve la ricordate quella partita? Il salto di Kalidou Koulibaly, il sorriso appena accennato di Maurizio Sarri, la festa dei tifosi del Napoli che qualche settimana dopo si sarebbe trasformata in lutto senza ritorno possibile.

E invece, la redenzione è finalmente arrivata. Questa volta sotto la tempesta, come forse solo Sergio Leone o David Lynch avrebbero osato sceneggiare. Il calcio è un dramma sportivo dalla trama incerta, e la partita di ieri lo ha dimostrato una volta di più. Anche perché la Juventus ha giocato bene, come ha detto Max Allegri a Sky Sport « una delle migliori partite di quest’anno ». Persa, ovviamente, quasi per una perversa legge del contrappasso per il profeta del ‘calcio semplice’. Di corto muso, per giunta, se vogliamo aggiungere ulteriori dettagli al racconto.



Se all’andata la Juve di Allegri era stata dilaniata dalla violenta bellezza dei Kvaratskhelia e Osimhen, al ritorno è stata proprio un’altra partita. Il Napoli, ancora raffreddato dopo l’uscita dalla Champions, veniva dal primo vero difficile momento della sua stagione. La Juventus, invece, si era risvegliata al terzo posto in classifica dopo l’annullamento (temporaneo) della penalizzazione per il caso plusvalenze. La sconfitta della Lazio contro il Torino di sabato significava quindi, in caso di vittoria coi partenopei, secondo posto. Roba da fantascienza, altro che western. Poi però in campo sono volati pistoni, pistole e scazzottate da bar. Come quella di Gatti su Kvara, misteriosamente sfuggita agli occhi dell’arbitro – e del suo prolungamento tecnologico, il VAR.

La Juventus ha giocato una partita maschia, forse anche troppo però. È parsa, in certi momenti, quasi confusionaria, arruffona, poco lucida comunque. Certo, la trasfertaccia di Lisbona qualcosa avrà contato in questo senso. Ma più a livello mentale che fisico, se è vero che la squadra di Allegri è stata spesso aggressiva, con la difesa alta e il petto in fuori. Il Napoli ha giocato la sua solita partita, fatta di fraseggi, alta qualità ma anche poca pericolosità dalle parti di Szczesny, quasi mai impegnato fino all’uscita bassa su Victor Osimhen trenta secondi prima del gol di Raspadori. Il tiro al volo di sinistro dell’ex Sassuolo è passato sotto le gambe del portiere polacco, mentre Fagioli osservava il tutto passeggiando amabilmente al limite dell’area di rigore.



Il destino, o meglio Eupalla, ha detto Napoli. Se lo meritano, i tifosi azzurri, un finale così. Dopo quanto accaduto in Champions, laddove la delusione quasi sembrava rimpicciolire la grandezza del percorso condotto in Italia e in Europa fino a quel momento. Ma anche dopo quanto accaduto cinque anni fa, con Sarri allenatore. Vincere lo scudetto a Torino, o meglio ribadirne la credibilità, significa per Napoli e i suoi tifosi l’apoteosi solitaria y final. Non triste, come qualcuno si era augurato dopo il doppio capitombolo col Milan sotto il cielo europeo.

Il Napoli ha vinto uno scudetto storico, e lo ha fatto con merito, giocando un calcio meraviglioso e credibile dall’inizio alla fine.

Non solo, ma determinato e cattivo come ha detto Paolo Di Canio ieri al Club, paragonando questo Napoli persino al Milan – altrettanto prepotente – di Sacchi. In questo è consistito il vero miracolo di Spalletti e i suoi: rendere la città debole, maledetta e scaramantica che caratterizza Napoli e i napoletani la città forte, benedetta e quasi atea che si ribella persino alla propria fisionomia. È scomparso persino il sogno nel cuore, perché il Napoli è davvero tornato campione.

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