Calcio
19 Febbraio 2023

Kvaratskhelia è la reincarnazione di Gigi Meroni

Una lettura romantica ad un fenomeno del calcio contemporaneo.

Sentite, il calcio senza epica è nulla. Un gol come quello di Osimhen venerdì sera non sarebbe tanto avverso alle leggi della fisica se a guardarlo non ci fossero milioni di sguardi attenti – oppure distratti, come quello di Consigli novello Tommaso, che ha dovuto vedere per credere. Su giocate di questo e altro tipo, come quella di Kvaratskhelia in occasione del primo gol, abbiamo bisogno di ricamarci una tela narrativa. Capita allora che un calciatore ai più giovani ignoto come Gigi Meroni si presti meglio di chiunque altro all’analogia – sempre nella differenza però – con Kvicha Kvaratskhelia. È un pensiero notturno, il nostro. Probabilmente è dettato dall’effervescenza dell’alcol e dai sapori del tabacco, ma la dottrina bauddha del karman (quindi delle reincarnazioni) rimane questione di illustri teologi.

Il primo parallelo tra i due è lombrosiano: entrambi portano i calzettoni bassi, segno distintivo di un acume calcistico abbinato ad una tecnica sopraffina, ma anche ad un’andatura originariamente dinoccolata. Entrambi hanno questa capigliatura caucasica, questo sguardo negli occhi insieme dolce e deciso, di chi ha nel sangue un destino più grande dei comuni mortali. Gigi Garanzini su La Stampa è stato il primo a citare questo parallelismo:C’è chi dice Kakà, chi Roberto Baggio, chi si spinge sino a Gigi Meroni che fisicamente era sì e no la metà del georgiano, povera farfalla granata”. Addirittura per Garanzini Kvara è un po’ Maradona un po’ Cruyff. Vabbè. Noi rimaniamo su Meroni.



Ma Garanzini non è l’unico, e senza dubbio non è quello più convinto (tutt’altro). Dopo e prima di lui c’è Luciano Spalletti, l’uomo che lo ha svezzato allenato accolto nel proprio grembo, educandolo ad un calcio superiore. L’allenatore del Napoli dopo la vittoria col Sassuolo ha detto una parolina che ai più è parsa solo una felice metafora:

«Kvaratskhelia… con questa sua leggerezza di farfalla nell’andare a portare palla in avanti, svolazza e cambia direzione». Farfalla: come il soprannome che i tifosi del Toro diedero a Gigi Meroni.

Il parallelismo si fa fitto, il cuore grande di chi vede la Provvidenza dietro le coincidenze aumenta il proprio battito. Quasi colpito dalla luminosità dell’immaginazione, sono andato sul web a cercare chi la pensasse come me. L’ho trovato ed è stata un’altra rivelazione: Corsivi Granata, uno spazio poetico-nostalgico che si sforza di vedere il calcio come un evento essenziale dell’uomo storico.

«Mi piace pensare che stufo di portare galline a passeggio sulle nuvole, Gigi Meroni abbia pensato di farsi un secondo giro da queste parti aggiungendo un secondo 7 al suo e infilandosi nel corpo di un georgiano dal nome impronunciabile».

Meraviglioso, come il pensiero successivo: «Laurentie, per dirne uno niente male che gioca nello stesso ruolo, è palesemente un giocatore del 2023. Gigi Kvara altrettanto palesemente no. Caracolla leggero e imprendibile in mezzo a giocatori muscolari e robotizzati. Un viaggiatore del tempo con i calzettoni a mezz’asta». Stupendo, essenziale, magnifico. Ecco, correggiamo quanto detto ad inizio articolo: l’epica non serve semplicemente a dare una forma ulteriore ad un fenomeno terra-terra (letteralmente poi), ma a conservare nel ricordo per donarlo all’eternità. Un po’ come accade nella messa degli Ortodossi, che questo rimproverano ai cattolici: noi non ricordiamo un evento passato, ma annunciamo un evento futuro.

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