Non capita tutte le settimane di vedere certi gol e ritrovarsi a commentare certi gesti tecnici. Tra VAR e ricerca del gioco perfetto – aka entrare in porta col pallone – questo calcio, sempre più noioso e ripetitivo, sembrava aver tolto al gol ogni tipo d’emozione. Il weekend appena trascorso fa però eccezione. Infatti De Paul, Lautaro e Lamela ci hanno ricordato che il calcio è fatto per gli occhi e il batticuore – non quello prodotto dal lavoro maniacale degli allenatori, sia chiaro, ma quello scaturito dal genio creatore dei singoli.
La morte di Maradona ha come sancito la fine di un’epoca, quella degli idoli nel calcio. Anche lo sport più popolare e semplice del pianeta è finito nelle mani della tecnica, dello studio, della riproducibilità: ma alcune cose, di tanto in tanto, tornano ad illuderci del contrario. Non è un caso che i protagonisti di questo amarcord siano tre argentini: De Paul, Lautaro, Lamela.
Vi chiederete cosa abbia mai fatto il centrocampista dell’Udinese. Al di là del gol e dell’ennesima prestazione da fuoriclasse, c’è un doppio dettaglio che sarà sfuggito di certo ai famelici fantallenatori: 1) l’intervista a fine gara, con canotta e fascia di capitano stretta e coccolata, più volte strecciata al braccio sinistro, da vero leader; 2) il bacio al pallone (ripetuto ad ogni punizione, angolo o rigore calciati) che ricorda Juan Roman Riquelme: un gesto carnale, erotico, passionale, che racconta meglio di qualsiasi biografia Rodrigo De Paul.
C’è poi il gol di Lautaro contro il Torino, che al di là di facili titoloni da prima pagina (toro contro toro, che fantasia…) ci ha fatto strabuzzare gli occhi per ben altre ragioni. Non solo per l’incornata, davvero d’altri tempi, ma anche per lo smarcamento: un contro-movimento fatto con la cattiveria di chi vuole decidere un campionato. Un gesto tecnico dal DNA argentino per un calciatore che, senza quei capelli e quelle strane esultanze da Power Ranger, entrerebbe nei nostri cuori all’istante.
Chiudiamo il carosello con la magia del Coco Lamela, una rabona alla quale l’ex Roma già ci aveva abituati in passato. Fate caso all’espressione di Lamela dopo il gol: quasi non crede a ciò che ha fatto. La sua esultanza è genuina perché ci riporta ad una dimensione fanciullesca, alla gioia smisurata che si prova dopo aver segnato un gran gol (un gol così bello che quasi viene da altrove; per questo ce ne stupiamo). 99% intuizione 1% calcolo, questa rete rimarrà negli annali del calcio per sempre. E il fatto che Lamela verrà poi espulso per un fallo totalmente inutile, rende il tutto ancora più letterario. Per un attimo, solo per un attimo, la bellezza di questo fine settimana ci ha fatto dimenticare il grigiore che viviamo da un anno a questa parte.