Perché Guidolin fu l’amante perfetto per l’Udinese? Senza scavare nel sentimentalismo, e sottostando alle logiche del mercato, possiamo rispondere che per tre anni fu l’unico capace di coniugare il modello di autosufficienza dei Pozzo con risultati stupefacenti.
L’amore dura tre anni è una di quelle frasi da filosofia da bar in cui tutti, prima o poi, ci imbattiamo. Solitamente la sentiamo provenire dall’amico, zio, vicino di casa di turno che, pronunciandola, non può evitare di annuire con fare meditabondo da navigato esistenzialista. Non c’è dubbio che anche Francesco Guidolin, tornato cinquantacinquenne a Udine, se lo fosse sentito dire già parecchie volte nel corso della sua vita. Nondimeno tale consapevolezza gli evitò di innamorarsi.
Il corteggiamento
Già negli anni precedenti all’arrivo dell’amante perfetto Guidolin, la famiglia Pozzo aveva partorito un modello di sussistenza molto chiaro che consentiva alla società di raggiungere l’autosufficienza economica in ogni stagione. L’estate si acquistava uno stock di talenti misti sul mercato in numeri variabili ma sempre piuttosto alti, con la sicurezza che poi, nel giro di un paio d’anni, almeno 2-3 di quei giovani ragazzi avrebbero mantenuto le promesse, diventando giocatori in grado di finanziare l’intero mercato in entrata. Tornando a noi, il corteggiamento tra Guidolin e Udine aveva radici molto lontane. Potremmo definirla una notte di passione durata una stagione (dieci anni prima) a cui era seguita la promessa che i due amanti si sarebbero incontrati di nuovo, una volta più maturi. Era il 1999 e l’allenatore veneto avrebbe avuto altre storie prima di tornare: alcune passeggere come quella a Montecarlo, altre più tormentate come quella con il Palermo e il presidente Zamparini.
Il suo ritorno a Udine, nel 2010, non fu solo un caso dovuto all’allontanamento di Pasquale Marino (dopo una stagione in cui era stata sfiorata la retrocessione), ma fu il mantenimento di una promessa a lungo termine. Ma perché Guidolin fu l’amante perfetto per l’Udinese? Senza scavare nel sentimentalismo, e sottostando alle logiche del mercato, possiamo rispondere che per tre anni fu l’unico capace di coniugare il modello di autosufficienza dei Pozzo con risultati stupefacenti. Non è così ovvio, tuttavia, che un nuovo inizio per due amanti che si incontrano dieci anni dopo sia tutto rose e fiori. Anzi, a Udine le cose all’inizio andarono talmente male che per poco Guidolin non fu costretto a salutare di nuovo. Dopo cinque partite di campionato, infatti, l’Udinese sostava in fondo alla classifica, con un solo punto raccolto. Quando ormai sembrava evidente che l’incontro tra i due vecchi amanti non aveva avuto l’esito sperato, uno dei tanti sconosciuti acquistati durante l’estate – un marocchino nato in Francia di nome Medhi Benatia – regalò al 93’ la prima gioia in campionato all’Udinese di Guidolin.
Nella narrativa Benatia sarebbe l’aiutante, che favorisce il protagonista nel coronamento dell’amore
Ah, l’amour
Il ritorno di fiamma era avvenuto, e non si sarebbe spento presto. A quella vittoria all’ultimo respiro ne seguirono altre tre che diedero alla squadra la spinta decisiva per uscire dalla zona retrocessione. Era servito un po’ per trovare la quadra della relazione. D’altra parte, come ogni estate, a Udine c’era stato il fisiologico cambio di stagione. Tra giocatori affermati in uscita e nuove promesse in entrata, avevano salutato il capoluogo friulano pilastri della squadra come Pepe e D’Agostino. Tuttavia da quella vittoria in avanti fu veramente tutto rose e fiori. Guidolin e l’Udinese riscoprirono le gioie dell’amore che si vive tra ragazzini. La squadra arrivò addirittura quarta, raggiungendo una storica qualificazione ai preliminari di Champions League. Sembrava l’apice, ma il massimo dell’amore fu raggiunto l’anno successivo. In estate l’addio di giocatori importantissimi come Alexis Sanchez, Gokhan Inler, Cristian Zapata e la sconfitta nei preliminari di Champions contro l’Arsenal parevano aver sistemato le cose, e ridestinato l’Udinese al posto che gli spettava: la metà classifica. Eppure la squadra iniziò il campionato con otto risultati utili consecutivi prima di perdere a Napoli. Per il secondo anno consecutivo centrò la qualificazione ai preliminari di Champions, migliorando il risultato dell’anno precedente con un terzo posto impronosticabile.
Il terzo anno
Il 28 agosto un’ ombra scura si proiettò sulla coppia di amanti e ricordò che il tempo per loro era agli sgoccioli. Quel giorno era fissato il ritorno del preliminare di Champions con lo Sporting Braga, un avversario sulla carta molto inferiore all’Arsenal affrontato l’anno prima. L’ombra scura aveva un nome e anche un soprannome: Maicosuel, detto O Mago. Nessuno è mai riuscito a capire perché quel ragazzino, che aveva la fiducia di tutti, decise di sperperarla così malamente durante la lotteria dei rigori. Tirò fuori dal cappello da mago un cucchiaio, e così facendo spense il suo tiro tra le mani del portiere avversario, e i sogni di gloria dell’Udinese in un fallimento ad inizio stagione.
(minuto 3:05, s’infrange l’ultimo sogno di gloria di Guidolin)
Alla fine dell’anno l’Udinese ottenne comunque un ottimo quinto posto che, nonostante la mancata terza qualificazione ai preliminari di Champions, confermava che anche per il terzo anno la storia tra Guidolin e l’Udinese era andata a gonfie vele (a maggior ragione calcolando il totale dei punti, lo stesso del quarto posto di due anni prima).
La fine
L’ultimo anno qualcosa si ruppe. Forse già si era rotto con quell’errore del ‘Mago’, ma vista la salute del rapporto tra Guidolin e l’Udinese ci mise quasi un anno per emergere. Tutte le conquiste di coppia e le convinzioni raggiunte si sciolsero in fretta, come il gesso sul campo in una domenica di pioggia. L’Europa, o meglio i preliminari, si confermarono maledetti. L’Udinese venne eliminata dallo Slovan Liberec dopo un umiliante 1-3 interno. In campionato la squadra non riuscì mai a ingranare veramente e passò la stagione galleggiando a metà classifica, concludendo l’ultimo campionato di Guidolin al 13° posto. A fine stagione l’allenatore annunciò la rottura definitiva. L’Udinese, come spesso accade tra amanti che hanno vissuto emozioni tanto intense, propose all’ormai ex di rimanere amici. Ecco allora il posto di supervisore tecnico, un palliativo che tuttavia durò poco. Dopo l’addio di Guidolin, nell’estate successiva, né il tecnico né l’Udinese sono stati capaci di vivere quegli apici emozionali raggiunti durante i tre anni. Se oggi in Friuli sono stati sedotti e abbandonati già quattro allenatori, incapaci di misurarsi con l’enorme ombra dell’ex, Guidolin ha vissuto solo una turbolente esperienza in Premier League. Per la precisione in Galles, alla corte dello Swansea, dove pochi mesi dopo venne esonerato dalla dirigenza americana.
Un po’ di numeri
Romanticismi a parte, analizzando i dati sul calciomercato dell’Udinese dai due anni precedenti all’arrivo di Guidolin a Udine, si evince chiaramente come il tecnico di Castelfranco Veneto sia stato l’uomo perfetto per l’idea di società dei Pozzo. Il primo grande merito di Guidolin, infatti, è stata l’ottima capacità di valorizzare tanti dei giovani talenti che ogni estate venivano comprati durante il calciomercato. Andiamo ad analizzare le cose più nel dettaglio.
Se andiamo ad analizzare il rapporto tra acquisti e cessioni prima dell’arrivo di Guidolin (che lo sovvertirà completamente) vediamo che esso è sempre circa di 1:2, con ricavi dalle cessioni che si aggirano intorno ai 30-35 milioni di euro annui. Dopo il primo anno di Guidolin il rapporto assume già proporzioni completamente diverse a causa dell’esplosione dei ricavi (anche se in questo caso è facilitato dai riscatti dei prestiti dell’anno prima di Pepe e Motta). In ogni caso il rapporto acquisti/cessioni è superiore all’1:3, soprattutto grazie all’esplosione di Sanchez sotto la guida dell’allenatore veneto.
La stagione successiva la forbice acquisti/cessioni si riavvicina all’1:2 iniziale, sebbene sia facile notare come il giro di soldi totale sia molto più alto rispetto a quello degli anni precedenti (motivato dall’impennata dei ricavi per le cessioni).
L’ultimo anno è il più “normale” della gestione Guidolin. Il rapporto torna circa 1:2, nonostante il giro d’affari resti più alto rispetto alle stagioni pre-Guidolin.
Il mercato successivo all’ultimo anno di Guidolin presenta una situazione apparentemente non da Udinese, anche se ad una analisi più approfondita emerga chiaramente come il rapporto torni più simile a quello degli anni precedenti calcolando i futuri riscatti di Pereyra e Basta.
Le cessioni dopo l’anno di Stramaccioni sono, come dicevamo sopra, gonfiate dai riscatti dei prestiti degli anni precedenti e dalle cessioni verso il Watford, una delle squadre della famiglia Pozzo.
Infine il rapporto del calciomercato di quest’estate, così come i ricavi delle cessioni, tornano praticamente identici a quelli degli anni precedenti all’arrivo di Guidolin.
Conclusione
Bene, scusate la carrellata di dati ma l’amore da solo non ha patria nel gioco del calcio – soprattutto in quello odierno – e le logiche del profitto erano d’obbligo. Tornando per l’ennesima volta a noi, possiamo concludere che, romanticismo o meno, la storia d’amore tra Guidolin e l’Udinese fece la fortuna di entrambi. Ma soprattutto che, dopo la rottura, nessuno dei due sia stato capace di andare avanti. Dicono che lui ogni tanto passi ancora sotto casa di lei, non riconoscendo nulla: stadio nuovo, giocatori nuovi, e una squadra irriconoscibile.
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