Papelitos
09 Novembre 2020

Amici miei: Lotito & Taccone

Mettiamo ordine nel caso dei tamponi della Lazio.

“Ma che vuol dire positivo? Positivo vuol dire contagioso, no? Anche nella vagina delle donne, di tutte le donne del mondo, ci sono i batteri. Ma mica tutti sono patogeni, solo alcuni in alcuni casi diventano patogeni e degenerano.Il caso tamponi della Lazio, come sappiamo, sta facendo discutere per molte ragioni. Tralasciando le dichiarazioni folcloristiche di Lotito, innanzitutto per la disparità di vedute (e di parametri) tra i la Serie A e la Uefa. Ad agosto i vertici del calcio europeo hanno pubblicato il protocollo “Return to Play”, definendo le regole sanitarie da rispettare. Al tempo stesso è stata incaricata la Synlab – società di stanza a Monaco in Germania, con sedi anche in Italia – di effettuare i tamponi.

 

 

In Italia, finora, le società hanno potuto effettuare i tamponi in laboratori privati di riferimento, rispettando sempre i protocolli delle Asl locali in caso di positività. Nessuno, però, ha proposto l’utilizzo di un unico laboratorio per i club di Serie A con uno screening uguale per tutti i club (come già avviene per l’antidoping). Al tempo stesso la disparità tra i parametri Uefa e quelli nazionali ha bisogno di ulteriori chiarimenti. Oltre al caso Lazio ad esempio, già Hakimi dell’Inter ed El Sharaway erano risultati positivi per poche ore praticamente, sempre dopo i test effettuali dalla Synlab. Questo potrebbe far pensare che il laboratorio “europeo” sia un po’ troppo largo di manica nel definire un positivo, includendo quello anche quelli che vengono chiamati “falsi positivi”.

 

Il caso Lazio però sembra essere diverso. La differenza non sta infatti solo nel diverso responso tra Italia ed Europa, bensì in quello tra Italia ed Italia. In pratica i tamponi effettuati ad Avellino risultano negativi, mentre il Campus Biomedico di Roma afferma l’esatto contrario. Al centro della vicenda ci sono Ciro Immobile, Strakosha e Lucas Leiva, risultati tutti positivi al laboratorio europeo in occasione della gara di Champions contro il Bruges.

 

Due giorni dopo, nei laboratori della Diagnostica Futura di Avellino, i tre risultano però negativi e possono dunque scendere in campo contro il Torino. Il 2 novembre il laboratorio europeo ribalta nuovamente la versione del laboratorio irpino, confermando la positività dei tre calciatori. Infine in vista della gara contro la Juventus gli esiti dei tamponi molecolari, effettuati ad Avellino, danno esito negativo ma in contemporanea, da Roma, viene nuovamente confermata la positività.

 

 

Ovviamente la vicenda ha attivato la Procura Federale della Figc, che subito ha chiesto lumi sulla vicenda. Nella serata di sabato, alle ore 22, la Guardia Di Finanza ha fatto irruzione a Formello e alla Diagnostica Futura, laboratorio avellinese: qui, su ordine della Procura di Avellino, ha acquisito tutta la documentazione riguardante le analisi dei tamponi degli ultimi mesi del club laziale. In queste ore abbiamo saputo in esclusiva che oltre 100 tamponi sono stati sequestrati dalla procura, la quale al momento si concentra unicamente su quelli laziali e non invece su quelli di Perugia, Salernitana e Frosinone, società che fanno affidamento sempre sul laboratorio irpino.

 

Il Presidentissimo Lotito, uomo da Prima Repubblica (Photo by Marco Rosi/Getty Images)

 

 

L’ipotesi di reato è il falso, truffa in forniture pubbliche ed epidemia colposa. Adesso la palla passa a Vincenzo D’Onofrio, procuratore aggiunto, che dovrà far luce sull’operato dello staff medico della Lazio e del laboratorio avellinese. Che poi, come direbbe qualcuno, tutto si tiene: la procura di Avellino è la stessa che sta indagando sulle presunte fatture false della Mabevi Srl, con indagati sia Walter Taccone sia Maurizio De Simone, nostra vecchia conoscenza per il caso Trapani di cui per primi avevamo mostrate le ombre (e si è visto poi come è finita).

 

 

Certamente, la Procura di Avellino, disporrà una consulenza esterna per comprendere se ci sia stata o meno un’alterazione dei tamponi: al momento è stato notificato l’avviso di garanzia a Massimiliano Taccone, figlio di Walter e proprietario del laboratorio. Ma soprattutto una domanda sorge spontanea: perché Lotito è andato ad Avellino? Non poteva farli a Roma, i tamponi? Il quesito trova la la pronta risposta del presidente nell’intervista rilasciata a Repubblica:

“Quando c’è stata necessità di introdurre i tamponi per tutta la squadra ho chiesto allo Spallanzani, ma mi hanno detto che non era il caso. Poi c’era il Campus biomedico, che era vicino a Trigoria ed era l’unico nel Lazio, se lo immagina la gente in fila e noi che passiamo avanti? Non mi andava che si pensasse che i giocatori avevano una corsia preferenziale rispetto ad altri cittadini, la salute è uguale per tutti.”

In effetti nel Lazio, fino ad allora, i tamponi si potevano effettuare unicamente nelle strutture pubbliche e nei drive in distribuiti sul territorio. I laboratori di analisi privati non potevano svolgerli ma, dopo un lungo tira e molla e con l’intervento del TAR, si è sbloccata la situazione omologando i parametri di qualità e sicurezza secondo le indicazioni dall’ospedale Spallanzani. Ecco allora la virata verso l’Irpinia, nel laboratorio di analisi di Walter Taccone, ex presidente dell’Us Avellino e storica conoscenza di Lotito.

“Sapevo che fosse stato presidente dell’Avellino, ma non c’entra niente. Quando ho chiesto per la Salernitana mi hanno detto che c’era il centro di Taccone, uno dei pochi convenzionati con la Regione Campania. E abbiamo scelto lui anche per la Lazio.”

Sicuramente la Diagnostica Futura di Avellino è un centro all’avanguardia in Campania che non ha bisogno di encomi, ma le affermazioni sembrano minimizzare il rapporto di amicizia che lega le parti. Quando Taccone gestiva il club biancoverde in Serie B, ha sempre avuto ottimi rapporti con Claudio Lotito. “Il nostro candidato ideale per la Serie B è Lotito” diceva Walter Taccone il 31 agosto del 2017, a evidenziare un sodalizio rafforzato negli anni. Nel febbraio 2018, durante la cessione mai avvenuta del club irpino alla Italpol di Alex e Giulio gravina, Walter Taccone organizza invece un pranzo all’Hotel de la Ville con Claudio Lotito, candidato per Forza Italia al Senato nel collegio Avellino-Benevento-Caserta. Un incontro politico tra amici, in piena campagna elettorale.

 

 

Ma ritornando alla vicenda tamponi altri club, come Frosinone, Perugia, Viterbese oltre alla Salernitana, si sono rivolti al laboratorio avellinese. Tutti club amici di Lotito, che però al momento è bene precisare come non siano sfiorati dall’inchiesta. Ovviamente Walter Taccone – fondatore del laboratorio d’analisi nonché padre dell’attuale presidente Massimiliano – non ci sta e sottolinea come si sia operato nel rispetto delle norme, sottolineando come il gene N, quello che sta facendo discutere tutti sulla dubbia positività, sia un gene ballerino. Al tempo stesso, però, oltre alla positività mostrata dal Compus Biomedico di Roma, anche il laboratorio napoletano MeriGen ha confermato la positività dei giocatori coinvolti. La questione, appunto, riguarda il gene “ballerino”, ma il problema è che non ci sia un regolamento chiaro ed univoco.

 

“Perché Lotito ha scelto il nostro laboratorio? È molto semplice, abbiamo iniziato a collaborare con loro per analizzare i tamponi della Salernitana. E vista la stima, il direttore granata Fabiani ha suggerito a Lotito di affidarsi al nostro laboratorio. Di lì, la Lazio ci ha chiesto qualsivoglia certificazione e/o documento legale, a partire dall’accreditamento, prima di iniziare la nostra collaborazione. Abbiamo a disposizione un’equipe di cinque persone, professionisti esemplari, che lavora dietro le quinte. Non c’è soltanto Taccone (…) noi stiamo provvedendo al tamponamento del club da maggio, non da qualche giorno. Abbiamo messo a referto già un migliaio di test per la Lazio. Chi ce l’ha con me? Evidentemente, c’è qualcuno nella Procura di Avellino che è contento di vedere il mio nome in mostra, sui giornali. E ci risentiremo, quando queste due storie finiranno (Walter Taccone al Corriere dello Sport)

 

Il caso Lazio farà discutere, con i fari della Procura ordinaria, sportiva e dei media puntati addosso. Il paradosso è che ad oggi, nell’epoca della post-verità ma soprattutto di una burocrazia bizantina e di leggi sempre troppo interpretabili, non si può nemmeno stabilire con nettezza chi abbia operato al di fuori del protocollo: ecco perché i tamponi della Lazio aprono nuovi scenari sui vuoti “legislativi” dello sport italiano, sempre in ritardo nel prevedere vicende e incapace poi di affrontarle chiaramente.

Aggiornamento: I tamponi saranno analizzati dall’ospedale Moscati di Avellino. Walter Taccone si è riservato 24 ore per nominare un perito.

 

Gruppo MAGOG

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