Avete visto le tre scimmie dipinte all'ingresso della Sala Assemblee della Lega Calcio?
Non ci hanno capito nulla, come al solito. Una nobile battaglia trattata come uno scherzo. Di cosa stiamo parlando? Dell’ennesima campagna della Serie A contro il razzismo. Abbiamo creduto che con la lotta alla pirateria si fosse giunti all’apice dell’ipocrisia; ci sbagliavamo.
Tre volti di scimmia saranno esposti, a tempo indeterminato, all’ingresso della Sala Assemblea della Serie A. L’opera è stata realizzata da Simone Fugazzotto, artista milanese specializzato nella raffigurazione di primati. Il messaggio della campagna – che non mettiamo in dubbio – consiste nell’affermazione dell’uguaglianza tra gli esseri umani, tutti discendenti dallo stesso animale. Non bastava la teoria evolutiva, insomma, a ricordarcelo; serviva la Lega calcistica italiana.
Tralasciamo l’inutilità di campagne come questa, inutilità peraltro confermata dai fatti. D’altronde, se alle parole non segue un’azione concreta risulta complesso avviare un cambiamento. Piuttosto il dubbio sorge, quasi spontaneamente, nel momento in cui si ha la pretesa di far passare questo genere di azioni come un rimedio efficace al problema razzismo. Saremo più schietti: davvero quelli della Lega pensano che tre scimmie riescano a sensibilizzare chi usa proprio la scimmia per offendere un uomo?
Ancora non si comprende che il razzismo è una piaga culturale. Quando parlano di razzismo negli stadi, non fanno altro che guardare il dito piuttosto che la luna. Magari stessimo parlando di un fenomeno circoscritto agli impianti sportivi! Sarebbe un problema tutto sommato arginabile, tutt’altro che serio.
Che la Lega di Serie A si erga a paladina di certe tematiche, siamo ben lieti che avvenga. Non si può e non si deve rimanere impassibili di fronte a certi avvenimenti. Ma, allo stesso tempo, non si deve avere la presunzione di poterli risolvere. Che il calcio possa ovviare al problema del razzismo è fuori dal mondo: non ha la forza per riuscirci. Chi pensa il contrario, ci dispiace ma è fuori strada. Se la società è razzista, il calcio lo sarà automaticamente e viceversa. Sarebbe molto più saggio provare a fornire un rimedio a problemi che, questi sì, rientrano nelle competenze della Lega calcio. Ve ne diciamo un paio: il caro biglietti e la manutenzione degli stadi. In tal modo, si eviterebbe ai tifosi di pagare cifre astronomiche per vedersi la partita a decine di metri dal campo da gioco. Quando non piove, chiaro.
“Ma insomma, qui si discute di razzismo e voi ci parlate dei prezzi dei biglietti”. Sì, e lo facciamo perché siamo stufi di veder ridicolizzato un problema serio che meriterebbe molto più che della spicciola solidarietà. Utilizzare una scimmia per dire che siamo uguali, oltre ad essere facilmente fraintendibile, ribadisce ancora una volta l’incomprensione di fondo: noi non siamo tutti uguali. Solo quando inizieremo ad accettare il diverso da noi, allora potremmo dirci guariti. Nel frattempo, aspettiamo che la Lega Calcio continui a migliorare i propri record con l’ennesima, patetica campagna mediatica.