Le colpe di un disastro annunciato sono da spartire equamente.
Nella Premessa alle sue Lettere di Berlicche, C.S. Lewis scrive che “vi sono due errori, uguali e opposti, nei quali la nostra razza può cadere nei riguardi dei diavoli. Uno è di non credere alla loro esistenza. L’altro, di credervi, e di sentire per essi un interesse eccessivo e non sano”. Ecco, a noi poveri cornuti e mazziati utenti (ma quali tifosi!) dei repentini e scriteriati sberleffi di DAZN ci interessa per il tempo di un battito di ciglia. Siamo pronti, subito, a riposizionarci sul divano unti grassi e bisunti, sbraitando verso la televisione dopo l’ennesimo episodio dubbio deciso dalla dea VAR.
Del resto nei confronti di DAZN, proprio come dei diavoli, o ce ne freghiamo del tutto – e allora ecco la via del Pezzotto, romanticissima certo ma poco ortodossa (il modo migliore per scacciare il diavolo, diceva comunque Lutero, è di deriderlo e insultarlo) – o nutriamo un interesse eccessivo, non accorgendoci che dietro ai molteplici inganni, prese per il culo, aumenti al prezzo dell’abbonamento e scuse continue per un servizio presuntuoso e scadente, si nasconde un gatto dai baffi molto lunghi e dallo sguardo furtivo, tanto più assente quanto più è presente nelle retrovie: la Lega Calcio.
Ne parlavamo già ad agosto, quando appunto la Lega riproponeva lo spot di tre anni datato contro la pirateria: “Si tratta di una campagna grottesca, oggi ancor di più: nell’anno in cui per vedere il pallone serviranno tre abbonamenti a tre piattaforme diverse. […] Ora naturalmente è partito il tiro al colosso (d’argilla): i politici strumentalizzano il tema per la campagna elettorale, i presidenti lamentano disagi inammissibili, la Lega Serie A valuta azioni legali.
Troppo facile così, prendersela con DAZN e con il suo (dis)servizio di streaming senza ricordarsi di chi le ha dato in mano la pistola fumante e di chi le ha consentito di utilizzarla. A partire dall’Assemblea di Lega Serie A, dai presidenti.”
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